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Degustazioni Nel calice di Vania

Viaggio a Les-Riceys con Alexandre Bonnet

La prima cosa che salta all’occhio – quando si assaggiano i vini dell’Aube (o Côte des Bar che dir si voglia) – è l’indiscutibile progresso qualitativo di tutto...
di Vania Valentini

La prima cosa che salta all’occhio – quando si assaggiano i vini dell’Aube (o Côte des Bar che dir si voglia) – è l’indiscutibile progresso qualitativo di tutto il distretto. Una crescita non soltanto numerica – sono sempre di più i giovani vigneron che decidono di dedicarsi alla produzione di champagne – ma anche e soprattutto stilistica. Numerose sono infatti i nuovi champagne che sanno miscelare originalità, spessore e tecnica. Merito, questo, di una nouvelle vague che sta valorizzando con più personalità le qualità della zona attraverso una viticoltura di scuola borgognona, ma anche di produttori storici sempre più nutriti in grado di valorizzare le risorse più tipiche del territorio (clima continentale più estremo rispetto alla Marne e suolo Kimmeridgiano dalla perentoria espressività minerale) senza perdere di vista l’eleganza, imprescindibile quando si parla di champagne.

E se è vero che spesso i vini dell’Aube risultano essere semplici e di facile lettura, è altrettanto vero che i migliori, oggi, si lasciano apprezzare per una naturale leggerezza gustativa che trova un prezioso alleato in quel poderoso e salmastro carattere Kimmeridgiano capace di emozionare anche i palati più esigenti.

Gli champagne di maggior talento possono rivelarsi non soltanto eccellenti, ma anche estremamente originali: lo stereotipo del Pinot noir immediato e generoso ‘del sud della Champagne’ è ormai ampiamente superato nei fatti e lo dimostrano produttori come Alexandre Bonnet che, con le vigne di sua proprietà e la guida di Arnaud Fabre, rimane tra i maggiori protagonisti della rinascita della Côte des Bar, ‘l’altra Champagne’, autentica, selvaggia e in grado di creare vini originali, autentici, raffinati.

La maison Alexandre Bonnet è situata nel pittoresco borgo medievale di Les-Riceys, vicino ai confini della Borgogna dove, con i suoi 844 ettari di vigneti, rimane il Cru più esteso della Champagne e l’unico ad avere tre AOC: Champagne, Coteaux Champenois e Rosé des Riceys.

Un territorio, questo, a lungo conteso tra Borgogna e Champagne, con i rispettivi nobili che si disputavano il vino prodotto dalle sue vigne. Originariamente borgognone fin dall’830, Les-Riceys passò sotto la giurisdizione della Champagne nel XIII secolo. Tuttavia, nel 1420, il trattato di Troyes riportò il territorio sotto il dominio borgognone, fino alla sua definitiva annessione al Regno di Francia dopo la Guerra dei Cent’anni. Questa doppia identità rimase evidente nei secoli successivi: le case di Les-Riceys avevano ingressi duplici, uno rivolto verso la Champagne e l’altro verso la Borgogna, e il vino veniva venduto attraverso uno dei due ingressi a seconda delle offerte migliori. Neppure la riorganizzazione amministrativa del 1790 riuscì a risolvere questa dualità, con alcune fazioni che desideravano rimanere legate alla Côte-d’Or e altre che preferivano unirsi a Troyes. La fillossera e l’esodo rurale riuscirono temporaneamente a calmare la situazione alla fine del XIX secolo, tuttavia, il conflitto continuava a essere presente e si concluse soltanto nel 1927, quando L’Aube e Les-Riceys vennero definitivamente incluse nella denominazione Champagne. Successivamente, nel 1934, Lucien Noble pianta le sue prime viti. Sua figlia, sposata con René Bonnet, e i suoi nipoti, Serge e Alain, svilupperanno infine questo vigneto di famiglia, battezzando nel 1970 la maison con il nome Alexandre Bonnet.

Oggi l’azienda è sotto la guida di Arnaud Fabre che, assieme al suo team di enologi e responsabili dei vigneti, hanno tutti studiato a Digione, in Borgogna. Non sorprende, quindi, che il lavoro parcellare (sebbene qui non si parli di “climat” come in Borgogna, ma di “contrées”) sia diventato il fulcro della rinascita viticola in questo luogo. L’obiettivo è riportare l’autenticità al centro della denominazione, facendo della maison Alexandre Bonnet un nuovo simbolo identitario e di eccellenza. “Se i nostri champagne hanno ottenuto negli anni moltissimi riconoscimenti, è perché abbiamo saputo conservare nel nostro DNA una parte di Borgogna”, afferma sorridendo Arnaud Fabre.

A Les-Riceys, il lavoro in vigna richiede impegno; lo si percepisce percorrendo i sentieri boschivi che attraversano le sue colline, formatesi nel Giurassico 150 milioni di anni fa e pazientemente lavorate dagli uomini per coltivare la vite. Le quote altimetriche sono maggiori rispetto alla Marne e le rocce sono inframmezzate da strette e rigogliose valli che creano un mosaico di colline con pendenze ed esposizioni sempre differenti. Il Pinot Noir predomina in questa regione e copre oltre l’80% dei vigneti, che qui giacciono su un suolo argilloso-calcareo di origine marina del Kimmeridgiano; oltre alla Côte de Bars, questa preziosa roccia sedimentaria si trova anche in Inghiterra (da dove prende il nome), nella vicina Chablis e a Sancerre, nella Loira. 

La biodiversità qui a Les Riceys, è onnipresente; in primavera, le orchidee selvatiche fioriscono misteriosamente ai margini delle vigne. Pettirossi, cardellini, capinere e cinciallegre volano tra le foreste delle valli e dei pendii più alti. Per offrire loro un riparo, Didier Mêlé, responsabile dei vigneti, ha piantato alberi da frutto nel cuore del vigneto, mentre vicini campi fioriti attraggono le api.

La dedizione, il rispetto e l’amore del team per questo straordinario terroir hanno portato il Domaine Alexandre Bonnet a intraprendere il percorso della sperimentazione biologica già 12 anni fa. Siamo in una zona, l’Aube, dove la viticoltura biodinamica ha un ruolo predominante da sempre, d’altronde al confine vi è Borgogna, dove si trova la maggior parte delle aziende a certificazione biodinamica. Questo impegno continua ancora oggi e ha permesso la maison di essere il prima a Les-Riceys a ottenere, nel 2015, la certificazione HVE. Non vengono utilizzati diserbanti chimici e i cavalli sono nuovamente impiegati nei vigneti quando la pendenza non è eccessiva. Sono state inoltre reintrodotte varietà antiche come Buret (Pinot Gris) Blanc Vrai (Pinot Blanc), Petit Meslier e Arbane, sebbene il Pinot Noir rimanga il vitigno principale. Da queste uve vengono prodotti almeno sei vini: champagne Blanc de Noirs, champagne Rosé de Saignée, champagne Rosé (d’assemblage), infine Rosé des Riceys, e i Coteaux Champenois, sia rosso che bianco.

Vini che mostrano un lato spiccatamente tipico (leggi acidità perentoria, profonda salinità salmastro-marina e apertura aromatica ‘bianca’ benché si tratti quasi sempre di blanc de noirs) ma che, pur mantenendo il profilo più autentico della denominazione, sanno essere, oltre che accattivanti, anche e soprattutto eleganti.

“A Les-Riceys siamo lontani anni luce dallo sfarzo dei palazzi di Avenue de Champagne. Il nostro lusso sono lo spazio, il tempo, la natura preservata. Al giorno d’oggi, questa è la vera ricchezza”

Arnaud Fabre

Blanc de Blancs 2019

48% Pinot Blanc, 48% Chardonnay e 4 % Petit Meslier
Dég. 28/08/2023, dosage 4 g/l
Raffinata l’apertura aromatica che si esprime su note di erbe aromatiche (rosmarino), aghi di pino, resine, frutta a polpa bianca, pepe anch’esso bianco e crema pasticcera, nel finale. Garbato al palato e nei movimenti, nelle delicate sensazioni fruttate e agrumate che sfumano su note di torrefazione e polvere di caffè.  Di naturalezza e raffinatezza rare.
Voto: 89/100

Blanc de Noirs 2020

100% Pinot Noir
Dég. 06/11/2023, dosage 5 g/l
Naso nitido e potente, caratterizzato da quell’apertura aromatica bianca che segna il Pinot Nero del Kimmeridge che si esprime su profumi di ribes bianco, mela golden, muschio bianco, gesso, biscotto nel finale. Bisogna attenderlo al calice affinché si riescano a cogliere le sfumature più scure, profonde, del Pinot Noir. Ben modellato in bocca, il sorso è pieno, roccioso e puro, si allunga con continuità e sale ed equilibrio. Lascia, assieme alla scia sapida nel finale, sontuose sensazioni agrumate e burrose.
Voto: 91/100 

Les Contrées 7 Cépages 2019

Pinot Noir, Chardonnay, Meunier, Pinot Blanc, Pinot Gris, Arbane, Petit Meslier
Dég. 12/06/2023, dosage 0
Sontuoso e intrigante nei profumi, pasticceria, caffè in apertura poi erbe aromatiche, agrumi, aloe, e ricordi di salsedine, spuma marina nell’evoluzione. È dinamico, eclettico, coinvolgente nel suo mutare continuamente. Così al palato, dove la mineralità emerge senza esitazioni, la trama sapida è ben definita e decisa, l’allungo succoso e agrumato per un finale che rimanda ai fossili marini della sua terra. Impossibile rimanergli indifferente.
Voto: 93/100 

Rosé

100% Pinot Noir, di cui il 6% in rosso
Base 2020, dég. 04/12/2023, dosage 5 g/l
Frutto preciso e dinamico al naso (fragolina di bosco, lampone e pompelmo rosa) che sfuma con l’evoluzione su note più scure di grafite, roccia, muschio. Una distribuzione al palato gratificante e salina, pulita, pura come acqua di sorgente, finanche succosa e dalla notevole spinta sapida in chiusura. Di estrema bevibilità e affidabilità.
Voto: 90/100

Les Contrées Rosé 2019

100% Pinot Noir
(rosé de maceration 6 giorni)
Dég. 22/06/2023, dosage 5 g/l
Immediatezza quasi mediterranea, con i profumi che si fanno più ampi a contatto con l’aria: agrume rosso, ginestra, elicriso, roccia e pietra focaia. Piglio nervoso all’attacco e acidità agile ma centro bocca pieno, goloso, intriso di lamponi, arancia rossa, the, sale, e dall’affondo succoso e ancora agrumato. Perentoria l’acidità che ne esalta il finale, asciugante e lunghissimo.
Voto: 91/10

Rosé des Riceys La Forêt 2020

Pinot Noir da una selezione massale effettuata dalla tenuta, piantato nel 1974. Potatura a Guyot singolo (8 gemme invece di 10), resa del 40% inferiore alla media della Champagne.
Naso di grande intensità, carnoso e fruttato di piccoli frutti (rossi e ribes), fiori (rosa, peonia), agrumi confit e tamarindo, ma anche spezie (pepe nero), liquirizia, note salmastre e grafite. Il sorso ne è il naturale proseguimento: salatissimo, fresco, puro e roccioso, sensazioni, queste, amplificate da una grande annata come la 2020 e da una materia prima di ottimo valore. Si allunga nel finale lasciando in eredità note di fragolina di bosco e sale.
Voto: 91/100

Coteaux Champenois Rouge 2021

100% Pinot Noir
Naso intenso, carnoso, che si apre su note di ribes rosso, fiori, scorza d’arancia, tamarindo e, infine, pepe, liquirizia, cenere di camino. È intrigante, invitante. L’attacco è estremamente salino, quasi salato, ma con lo sviluppo gustativo sa essere dolce e pacato divenendo finanche avvolgente, sontuoso. Notevole il carattere varietale che si muove sullo sfondo e che si arricchisce via via di agrume, lampone, melograno. Finale sapido e asciugante.
Voto: 90/100

Coteaux Champenois Blanc 2021

60% Pinot Nero e 40% Chardonnay
Registro aromatico trasparente e luminoso, tra foglia di limone, buccia di bergamotto, glicine, burro fuso, note gessose e balsamiche. Ha molte affinità con uno Chablis nella sua spinta sapida e minerale su un fondo di ostriche, nell’acidità affilata e nell’allungo ampio e tagliente, perentorio. Così come nel finale, salino (salato) e lunghissimo.
Voto: 92/100

Gli champagne Alexandre Bonnet sono distribuiti in esclusiva da:
Sarzi Amadè – tel. 02/26113396 – www.sarziamade.it

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