Alfred Gratien: autorevole candidato al podio
Oramai sono diversi anni che amiamo letteralmente (non solo il sottoscritto, dunque, ma tutto il panel di degustazione della guida Grandi Champagne) il Brut di Alfred Gratien, quindi il classico sans année della Maison di Epernay. In guida ha sempre meritato giudizi esaltanti e solo un disguido non ha permesso a questo champagne di essere presente nell’ultima edizione. Per rimediare, siamo andati a trovare lo chef de cave Nicolas Jaeger (il quarto della stessa famiglia di vigneron di Reuil a ricoprire questo ruolo in Alfred Gratien, dopo aver passato ben 17 anni a fianco del padre, dal 1990 al 2007) lo scorso luglio e abbiamo potuto assaggiare l’ultimo tiraggio del Brut al fianco di tante altre chicche.
Prima, però, ricordiamo rapidamente i punti di forza di Alfred Gratien, che gode di una reputazione eccezionale presso altre maison e moltissimi vigneron. Oltre a vedere gli assemblaggi firmati dalla stessa famiglia da oltre un secolo, Alfred Gratien è un négociant puro, nel senso che non possiede vigneti, ma, grazie all’invidiabile tradizione vigneronne della famiglia dello chef de cave, ha accesso a eccellenti contratti di fornitura delle uve, di cui circa il 65% è classificato Grand e Premier Cru. E ogni vigneron che conferisce le proprie uve alla Maison di Epernay è poi chiamato da Jaeger ad assaggiare i vini fatti con le sue uve in modo da fargli capire come queste siano valorizzate. Altro punto di forza, anzi forse l’aspetto tenuto come punto di riferimento da moltissimi champenois, è la fermentazione in legno e senza malolattica, non tanto come pilastro stilistico, ma piuttosto come tradizione perfettamente salvaguardata. Tra l’altro, mantenendo la cantina piuttosto umida, Jaeger riesce a contenere la parte di vino persa con l’evaporazione al di sotto del 6%, il che riduce pure il tasso di ossidazione dei vini. E poi Alfred Gratien è stata tra la prime a impiegare le riserve come perpétuelle, nel caso profonda più di 40 anni (l’ha iniziata il papà di Nicolas nel 1990), e vanta lunghissime maturazioni sui lieviti. Purtroppo, a causa di una proprietà e una direzione finora poco lungimiranti (per non parlare della distribuzione in alcuni Paesi, Italia in primis…), Alfred Gratien è rimasta finora una sorta di ‘bella addormentata, sebbene le cose potrebbero presto cambiare grazie alla rinnovata direzione. In meglio, naturalmente. Personalmente lo spero, anche perché il lavoro fatto da Nicolas Jaeger è a dir poco encomiabile.
Senza scomodare le top cuvée o le vecchie annate (veramente clamorose!), il livello degli champagne Alfred Gratien, così come il lavoro fatto dagli Jaeger, sono ben dimostrati, come detto, già dal Brut, al momento basato sulla vendemmia 2018, ma con un assemblaggio sempre diverso, comunque con lo Chardonnay sempre prevalente. Terminata la vinificazione, lo chef de cave assaggia le varie barrique (acquistate usate a Chablis) e si fa un’idea dell’assemblaggio, corroborato dalla réserve perpétuelle di assemblaggi precedenti il cui ‘peso’ è passato, nel giro di pochissimi anni, dal 35% a ben il 55% attuale. Dopo il tiraggio, lo champagne matura la bellezza di quattro anni (di più per magnum e jéroboam) sui lieviti, nelle ‘fredde’ cantine sotterranee, e, al termine, è dosato – udite, udite! – a 10 g/l, con la liqueur fatta con un’altra perpétuelle, di soli assemblaggi della Cuvée Paradis, conservata unicamente per il dosaggio di tutti gli champagne della Maison. Lo champagne reca da quest’anno un nuovo habillage, rispettoso della tradizione ma più elegante, a mio avviso, un rinnovamento esteso peraltro a tutta la gamma.
Brut
7% Pinot Noir, 62% Chardonnay, 31% Meunier
Naso denso, pieno, ma tanto energico, vitale, quanto attraente, per via delle note di nocciola, di caramella mou, di richiami al burro e delle tostature, il tutto accompagnato da una componente di erbe aromatiche che ne accentuano la sensazione di freschezza, così come l’evidenza degli agrumi. Insomma, un naso sontuoso, invitante, puro, molto ben definito. La bocca è anch’essa piena e avvolgente, evidenziando una trama innanzitutto agrumata e fruttata (a polpa bianca), con una struttura piacevolmente salina che nella progressione non smette un solo istante di apparire cesellata nella definizione minerale. Quest’ultima, poi, nel sapido e gustoso finale si fa precisa e pura, completando così uno champagne di valore indiscutibile nel quale l’energia non è mera potenza, bensì vivacità. Uno champagne, altresì, la cui perfetta unione di classicità e autenticità riporta in auge quella piacevolezza stimolante venuta in po’ meno in moltissimi degli ultimi sans année di maison, invece più universalmente accondiscendenti. Perfino troppo….
PS: ah, il dosaggio sulla carta è elevatissimo? Soprattutto per gli standard attuali… Beh, qui è impossibile da percepire come tale! Il che porta a due considerazioni: è in gran parte grazie a questo se i non millesimati Alfred Gratien invecchiano in maniera straordinaria (decenni) dopo il dégorgement. Secondo: non bisogna farsi influenzare dal dato di dosaggio e, men che meno, fare sparate tipo “io bevo solo pas dosé”. Bisogna assaggiare e farsi la propria idea, senza fuorvianti condizionamenti a priori. Amen.
Voto: 91(92)/100
(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini e Sara Cappanna)
Alla luce dell’ennesima conferma di questo Brut, gli champagne unanimemente riconosciuti come vertice dei brut sans année di maison sono avvisati…
Buona sera Alberto, sono un suo feroce lettore da quando mi sono avvicinato a questo mondo.
Intanto volevo ringraziarla per queste recensioni che leggo sempre con grande passione.
Alfred Gratien brut e brut rose lo bevo da molto tempo in quanto abito a confine con la Svizzera e lì in delle grosse distribuzioni ho reperito numerose bottiglie di sboccature 2017 e 2019 a prezzi irrisori e in pratica ho fatto razzia.
Le sboccature 2017 in forma bevute di recente sono davvero estreme e a tratti ricordano delle note che ho ritrovato in champagne decisamente più blasonati e che si collocano tra i top.
Recentemente ho trovato delle sboccature 24 e sono impaziente di assaggiarle.
2 anni fa, in un viaggio fatto in champagne, dei vigneron mi hanno all’unanimità consigliato di bere Gratien perché lo considerano un fuoriclasse assoluto.
Volevo chiederle se mi consiglia di assaggiare qualche millesimo(e in caso quale mi consiglierebbe) oppure altre etichette di questa cantina che amo ma conosco solo i base.
Grazie mille
Giacomo
Innanzitutto: 1) ‘feroce’… accidenti! Ma mi piace. 2) sono io a ringraziare!
Da provare assolutamente la Cuvée 565, di cui parlai al debutto su questo sito e che è tuttora buonissima. Tra i millesimi, tendo a preferire il classico Millésime al Blanc de Blancs (forse perché tirato ‘sous liège’), champagne che mi ha sorpreso anche in annate difficili. L’unico problema è trovare bottiglie con qualche anno sulle spalle, perché siamo d’accordo che gli champagne AF migliorano tantissimo con gli anni!
Saluti
Concordo; ottimi vini che ho avuto il piacere di assaggiare durante una visita ad Eperney, lo scorso anno. Godibili da subito ma con qualche anno in cantina rasentano la perfezione. Il millesimato 2012 rimarrà a riposare ancora qualche annetto…
Santé!
Ciao Alberto,
bevuto nuovamente oggi dopo qualche mese, con dégorgement marzo 2022. E’ senza dubbio un buon champagne, di pregevole fattura, ma a mio avviso un po’ troppo abboccato.
In questo caso non sono d’accordo sul fatto che non si avverta il dosaggio generoso che, a mio avviso, è un po’ eccessivo.
Forse qualche altro anno di cantina lo migliorerà nella complessità e nel gusto.
Ad oggi lo reputo buono, ma non promosso a pieni voti… Ritengo che, a parità di dégorgement, il Brut Réserve di Charles Heidsieck sia ancora una o due spanne sopra! Ma gusti son gusti…
Con alcuni tiraggi si può effettivamente avvertire il dosaggio. In questo caso, alla luce del dégorgement, dovrebbe essere un base 2017 (annata non delle migliori), con ‘solo’ il 35% di riserve. Guarda caso, è l’unico Brut di Alfred Gratien che non mi ha convinto, rivedendo gli appunto dell’anno scorso… Resta da vedere se il tempo potrà giovargli, perché è uno champagne che migliora tantissimo con il tempo, che sa peraltro sfidare.
Poi, certo, i gusti son gusti…