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Degustazioni

Fût de Chêne: storia di un cambio radicale. Ma vincente!

Gli appassionati un po’ più ‘navigati’ come il sottoscritto ricorderanno il Fût de Chêne di Henri Giraud, quando questo champagne era millesimato. Uno champagne potente, concentrato e maturo...
di Alberto Lupetti

Fût de Chêne MV18, bottiglia vista da sopra

Gli appassionati un po’ più ‘navigati’ come il sottoscritto ricorderanno il Fût de Chêne di Henri Giraud, quando questo champagne era millesimato. Uno champagne potente, concentrato e maturo che dimostrava l’interpretazione di Aÿ secondo Claude Giraud e la sua riscoperta della vinificazione in barrique di Argonne, una vera rarità nel 1990 (prima annata di questo champagne, poi prodotto fino al 2000). Così, il Fût de Chêne non è stato soltanto uno champagne emblematico, quasi una pietra miliare della AOC, ma anche il testimone vivente delle idee di Claude Giraud, da lì in poi progressivamente estese a tutta la gamma della Maison.

Sébastien Le Golvet, chef de cave di Henri Giraud.
Sébastien Le Golvet, chef de cave di Henri Giraud, ha avuto il merito di aver ‘ammodernato’ il carattere degli champagne della maison senza rinnegarne lo stile: ha osato (abilmente) e ha vinto!

Poi, nel 2013, piccola rivoluzione: il Fût de Chêne non è più millesimato (ultimo, appunto, il 2000), ma diventa MultiVintage (da cui MV) con la vendemmia 2002. Inizialmente l’annata base non veniva indicata a fianco della sigla MV, dalla 2007 sì (MV07). Pertanto, MV sta a indicare che l’assemblaggio specifico è basato su vini dell’annata dichiarata nella sigla più le riserve, che sono in realtà una perpétuelle creata ad hoc da Claude Giraud nel 1990 e che quota mediamente un terzo dell’assemblaggio. Questa prima rivoluzione ha reso lo champagne meno elitario, nel senso che non ne ha minimamente velato la personalità pur affinando la sua concentrazione e la sua maturità. Così, l’iniziale smarrimento di noi appassionati ha ben presto lasciato il posto a un’entusiasta promozione del nuovo corso. Ma non è finita.

Barrique di Argonne, cantine Henri Giraud.
Da Henri Giraud si fermenta di fatto in barrique di Argonne, con una proporzione di legno nuovo che dal 50% può arrivare al 100% nel caso del pregiato Argonne. Ma questo legno non mai né affatto invasivo…

Nel frattempo, alla guida della cantina di Henri Giraud è arrivato il genero di Claude, Sébastien Le Golvet, che zitto zitto ha operato una riuscitissima evoluzione stilistica su tutta la gamma, fatta di rigorosa selezione delle uve, vinificazioni attente ed espressive, assemblaggi sofisticati, dosaggi non semplicemente più bassi, ma calibrati per ogni champagne. Il risultato è che ora gli champagne Henri Giraud sono freschi e precisi, con un frutto gustoso e mai eccessivo, complessi e strutturati ma straordinariamente godibili. Il tutto a fronte di un utilizzo del legno (dal 2016 Henri Giraud ha dismesso completamente l’acciaio in vinificazione) semplicemente esemplare, con le querce scelte dallo stesso Le Golvet nella foresta di Argonne. Insomma, Sébastien ha sublimato l’opera di Claude e oggi gli champagne Henri Giraud sono senza dubbio nell’Olimpo, tutti, a cominciare dal sospendente Esprit Nature (vedi Grandi Champagne VII Edizione), sebbene il suddetto Fût de Chêne ne resti l’emblema. A tal proposito, l’attuale MV18 ha visto crescere ulteriormente la componente di Pinot Noir, mentre la fermentazione è tutta in barrique di Argonne, di cui ben il 50% nuove! Le uve sono, naturalmente, soltanto di Aÿ, prevalentemente di proprietà (parcelle ‘La Côtelette’, ‘Valnon’, ‘Froide Terre’, ‘Les Crayères’, ‘Sous’ e ‘Belle Feuille’ per il Pinot Noir, ‘Croix-Courcelles’ – da cui la Maison fa il raro Coteaux Blanc omonimo -, ‘La Chambre aux Loups’ e La Balouyère’ per lo Chardonnay) e, dopo l’assemblaggio (con il 33% di réserve perpétuelle), lo champagne rimane solitamente tre anni e mezzo sui lieviti. Il dosaggio, ulteriormente ridotto, si attesta ora a 5 g/l (con liqueur tradizionale).

Fût de Chêne MV18

Bottiglia Fût de Chêne MV18.80% Pinot Noir, 20% Chardonnay
dég. dic. 2022 – Il naso, pur essendo oggettivamente ricco, addirittura concentrato, tanto da stupire per essere un ‘2018’, non è mai ‘insistente’. Così, dobbiamo ammettere che calza a pennello la definizione di “efficace” dello chef de cave, l’ottimo Sébastien Le Golvet. C’è tanto frutto giallo, c’è la pasticceria alla crema, ma ci sono vivacità e mineralità a equilibrare il tutto e renderlo vincente. Quindi attraente. Ottima la bocca, molto elegante, compatta, tonica, che attacca sulle grassezze e il frutto per poi distendersi con levigatezza sulla mineralità e, infine, chiudere asciutto sugli agrumi rossi tipici dei grandi Pinot Noir e ancora la mineralità. Champagne molto rappresentativo del territorio di Aÿ, di una bellissima Aÿ, nobile senza essere scostante. Non solo, grazie all’abile mano di Sébastien, questo champagne ha perso ogni traccia ossidativa per farsi un vino importante, strutturato, ma sempre molto accessibile. Ecco, stupisce proprio l’accessibilità di quello che è uno champagne oggettivamente importante. Ma “i vini non li devi fare per te stesso, bensì per farli bere” così Le Golvet. Gran bello champagne.
Voto: 95(96)/100

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel Fût de Chêne (millesimato) potente e impegnativo! Ora si è spogliato della pesante armatura per diventare agile e scattante come uno spadaccino di Dumas. E vederlo, ops… berlo è un vero piacere. Complimenti, sono rarissime le evoluzioni che riescono così bene. Non solo. Oggettiva piacevolezza a parte, è anche uno di quelli champagne in grado di ben accompagnare la carne, nel caso una bella costata alla brace…

Gli champagne Henri Giraud sono distribuiti da:
Ghilardi Selezioni – www.ghilardiselezioni.com

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