L’attesissimo (e già leggendario) Krug Clos du Mesnil 2008
Sebbene il simbolo di Krug sia la Krug Grande Cuvée, non si può negare il fatto che il vino più celebrato, finanche mitizzato, sia il Krug Clos du Mesnil. La cui importanza primaria, per identità e valore dello Chardonnay in terra di Champagne, è riconosciuta, ormai da tempo, da tutti gli esperti più esigenti. Questo piccolo ‘clos’ di 1,87 ettari protetto da un muro in pietra su cui è, da più di tre secoli, scolpita la frase: “Questo muro fu edificato nel 1698 da Claude Jannin e Pierre Dehée Metoen e nello stesso anno Gaspard Jannin, figlio di Claude, vi piantò le vigne.” è stato in grado, nel corso dei suoi 51 anni di storia, di firmare i blanc de blancs più lucenti, penetranti e longevi mai prodotti della storia della regione (e non solo). E se il sistema tradizionale della Champagne, ancora ampiamente in uso, consiste nell’assemblare i tre più importanti vitigni champenois coltivati in diverse zone della Denominazione e unirli attraverso il taglio di più annate, l’idea del singolo vigneto e della singola annata, recentemente anche sotto l’influsso della Borgogna, ha sempre avuto un richiamo di estrema importanza in Champagne, ispirando i vigneron più ambiziosi e incoraggiandoli a ricercare quelle sfumature esclusive e prodigiose in un solo, unico, vigneto.
Tra questi, il più famoso è certamente il ‘Clos du Mesnil’. Fu acquistato dalla famiglia Krug nel 1971, nell’ambito di un blocco di vigneti a Le-Mesnil-sur-Oger (per maggiori dettagli, si legga il libro ‘Krug, la mia passione’) al fine di assicurare un regolare approvvigionamento di vini Chardonnay per arricchire l’assemblaggio di Krug Grande Cuvée. Tuttavia, anno dopo anno, man mano che questi vini venivano monitorati e degustati, il loro carattere si rivelava sempre più unico e affascinante ed è così che, nel 1979, decidendo di intraprendere una strada che non era mai stata osata in Krug fino ad allora, venne prodotta la prima annata dello champagne omonimo: era nato il Krug Clos du Mesnil.
Le preziose uve di Chardonnay vengono pressate nel ‘clos’ stesso e poi vinificate secondo il rigoroso e classico stile della maison, fino all’assemblaggio l’anno successivo. Infatti, sebbene unico, in realtà vigneto ‘Clos du Mesnil’ è diviso in parcelle, sei per la precisione, con la più vecchia che ha più di cinquant’anni e la più giovane ripiantata nel 2016. Tra l’altro, da queste parcelle si ricavano ogni anno una quindicina di vini, ma non tutti sono assemblati per dare vita al Krug Clos du Mesnil.
Ma vediamo, più da vicino, come è stata l’annata per il Krug Clos du Mesnil. La 2008, come sappiamo, è una delle più affascinanti e promettenti delle ultime decadi, un anno tra i più̀ freschi della Champagne degli ultimi anni e uno dei meno soleggiati della regione da quasi mezzo secolo. Le precipitazioni sono state normali per tutto il periodo vegetativo e l’estate è stata secca, seguita da una tregua climatica prima della vendemmia, che si è svolta si è svolta il 18, 20 e 21 settembre 2008. Il vero segreto è stata la maturità delle uve ideale, lenta e progressiva, in grado di dare origine a vini molto ben bilanciati tra concentrazione e acidità: un grande classico come non si vedeva da tempo.
Krug Clos du Mesnil 2008 nel formato da 75 cl. ha passato oltre 13 anni di permanenza nelle cantine Krug mentre, a causa delle sue dimensioni, la magnum ne ha trascorso almeno un anno in più. Così, alle 13.160 bottiglie disponibili oggi sul mercato si aggiungeranno, prossimamente, 500 magnum.
Krug Clos du Mesnil 2008
(100% Chardonnay da uve del Clos du Mesnil, Sboccatura Estate 2021, ID 321045)
Un calice dalla veste luminosa e vitale che trova piena corrispondenza in un registro aromatico d’incorruttibile purezza e incisività, ardito nel timbro minerale (craie, pietra focaia) e mirabolante nelle sue note di bergamotto, agrumi, ribes bianco, nocciola e polvere di caffè in chiusura, a ricordarci che stiamo parlando di Krug. Stupendo nello svolgimento gustativo, dove il classico impeto acido/salino si fonde alla sontuosa ampiezza tattile, per una progressione gustativa precisa, definita e caratterizzata da un crescendo di rimandi burrosi e vibrazioni agrumate. La carbonica è di una finezza unica e, l’infinita persistenza, lascia una scia salata a sottolinearci il suo terroir e ad anticipare un’evoluzione che si rivelerà straordinaria. All’apice già ora, nonostante sia solo all’inizio di un lunghissimo percorso. Un Krug Clos du Mesnil probabilmente in grado di confrontarsi con alcune grandi ‘edizioni’ del passato – si pensi alla 1995, alla 1996, alla 1998, a mio avviso – forse perfino in grado di superarle.
Voto: 98/(100)100