Il Cristal secondo Lécaillon, dal primo 1999 a oggi
(II PARTE)
Come promesso, eccomi a completare il racconto della sontuosa verticale di Cristal che ha abbracciato tutte le annate firmate dallo chef de cave Jean-Baptiste Lécaillon. La verticale è stata divisa in due non solo per ragioni di pubblicazione qui sul sito, ma si è effettivamente svolta in due tempi: i Cristal dal 1999 al 2007 compreso, che rappresentano gli inizi di Lécaillon da Louis Roederer e il periodo di transizione di questo vino, poi i Cristal dal 2008 all’attuale 2014, che sono invece quelli della pienezze, del nuovo modo di fare champagne, con la riscoperta, anzi l’esaltazione del suolo, ma senza eccessi e bizzarre alchimie. Così, a vederlo, il Cristal sembra immutato, nella sua immagine patinata, invece è cambiato ed è cambiato moltissimo. Forse anche per questo – ed un bene: evviva! – la cuvée de prestige della celeberrima maison di Reims ha guadagnato un’allure decisamente più seria, lasciando l’associazione con certi ambienti pseudo sfarzosi ad altri champagne…
Tutto questo è avvenuto sotto la gestione di Jean-Baptiste Lécaillon e la degustazione di tutti i suoi Cristal ci porta adesso nella fase di piena completezza di questo vino, dopo aver analizzato quella di ‘messa a punto’ nella puntata precedente. I vigneti riservati a questo champagne entrano così nella fase ‘bio’, con rigoroso lavoro del suolo, mentre in cantina la quota di fermentazione in legno si stabilizza via via verso un terzo e l’assemblaggio si cristallizza attorno al 60/40 tra Pinot e Chardonnay, che poi è un po’ lo schema ideale del Cristal. Jean-Baptiste ha rivoluzionato il Cristal senza rinnegarlo, trovando la quadra tra concentrazione, freschezza minerale e precisione.
Dal 2008 al 2014: dopo lo sviluppo, la completezza
2009
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
(uve da 35 parcelle, di cui il 40% da coltura ‘bio’, 16% dei mosti fermentato in legno, no malolattica, dosage 8 g/l)
Il primo (uscito) dei nuovi Cristal, tra l’altro anticipandolo rispetto al 2008, rimasto più a lungo in cantina. Ed è anche il primo a far segnare un’ulteriore riduzione del dosaggio. Secondo Jean-Baptiste inaugura una “nuova dimensione” di questo vino, grazie alla conduzione ‘bio’ dei vigneti. E si sente: nasco fresco e vibrante, legato a doppio filo alla mineralità rocciosa, oltre al frutto rosso. Ha una profonda freschezza, una vivacità da erbe aromatiche, soprattutto rivela concentrazione e intensità di materia. Questi due ultimi aspetti si ritrovano puntualmente all’assaggio, ma a fronte di una ‘leggerezza’ che spiazza. Ha frutti rossi e salinità, è solido, soprattutto non sembra figlio di un’annata calda (e per molti non facile). Finale calcareo che fa salivare. Champagne molto buono e dal grande potenziale, nel quale si avverte il cambio di passo, ma nel rispetto del fil rouge dell’etichetta. In passato l’ho sempre messo dopo il Cristal 2007, oggi non più…
Nota: proprio la scorsa settimana da Louis Roededer hanno degorgiato i mathusalem di Cristal 2009 (ultimi a uscire tra i vari formati), che quindi saranno sul mercato tra alcuni mesi di opportuno riposo.
Voto: 95(97)/100
2008
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
(uve da 37 parcelle, di cui il 40% da coltura ‘bio’, 20% dei mosti fermentato in legno, 19% dei vini con malolattica, dosage 8 g/l)
Cristal mitico e mitizzato. Dal naso potente ed energico, fresco e minerale. Dà netta sensazione di verticalità, ma anche di equilibrio, per questo sa essere pure elegante. È concentrato e caleidoscopico, preciso e pulito. In bocca la maturità fa appena l’occhiolino, ma resta un vino di gran carattere. Tra l’altro, nel corso degli ultimi tre anni sembra aver mantenuto rocciosamente le proprie caratteristiche, quindi dimostrando di essere grande allora e mantenersi tale oggi. Il tutto grazie a una perfetta fusione tra complessità ed energia, succosità e finezza, con una gustativa tesissima che non denota mai il benché minimo cedimento. Non a caso, è evidente il suo enorme potenziale. Conferma quella che fu la sua forza già al debutto: equilibrio eccezionale e bevibilità intensamente gustosa. Fama meritata.
Voto: 99(100)/100
Nel 2010 e nel 2011 non è stato fatto il Cristal in quanto le annate non erano idonee a questo champagne. In occasione di queste due vendemmie, quindi, le uve del ‘Domaine Cristal’ sono confluite nel Brut Premier, che così ha dato vita a due dei più begli assemblaggi di sempre del compianto non millesimato di Roededer…
2012
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
(uve da 35 parcelle, di cui il 100% da coltura ‘bio’, 32% dei mosti fermentato in legno, no malolattica, dosage 7 g/l)
Elegante, equilibrato, concentrato senza essere mai eccessivo. Soave nella sia espressività, coinvolgente nella sua gustativa, lunghissimo in chiusura, con una sapidità infinita. È intenso, finanche ‘grasso’ come possono esserlo i grandi vini bianchi, ma non stanca mai anche grazie a una freschezza di rara fusione. Poteva non conquistare da giovane, ma ora, dopo qualche anno, è semplicemente splendido, di un’integrità e un’integrazione veramente perfetti. Per me in questa degustazione sopravanza il Cristal 2008, ma Jean-Baptiste dice che oggi sceglierebbe il 2008 perché… il 2012 va atteso ancora, allora sarà superiore!
Mi si permetta di togliermi un sassolino dalla scarpa: quando lo assaggiai in anteprima, capii subito che il Cristal 2012 non aveva nulla da invidiare al 2008 che tanta euforia stava suscitando. Per me era dello stesso livello, ma diverso. Invece, molti continuarono a insistere sulla superiorità del 2008. Oggi tanto la più seria critica internazionale quanto la stessa maison mi danno ragione. Son soddisfazioni…
Voto: 99(100)/100
La degustazione fianco a fianco dei Cristal 2008 e 2012 è molto interessante per diversi motivi. Innanzitutto, dimostra che il secondo non è inferiore al primo e, anzi e a dispetto di quanto dice Jean-Baptiste, c’è chi preferisce già ora il Cristal 2012, che in tre anni s’è liberato della crisalide e ora brilla di luce propria. In secondo luogo, il Cristal (ma anche La Grande Dame di Veuve Clicquot e il Sir Winston di Pol Roger) evidenzia l’elevatissimo valore dell’annata 2012, invece troppo spesso sottostimata dai più a favore proprio della 2008. La stessa etichetta, magari con stessa vinificazione e assemblaggio, invece, permette di confrontare le due annate al netto di altre variabili, allora ecco emergere non solo la piacevolezza, ma anche la caratura della 2012. Della quale, a suo tempo, proprio Lécaillon ebbe modo di dirmi: “la 2008 è l’ultima annata della vecchia scuola champenoise, basata sull’acidità, invece la 2012 è la prima del futuro, perché figlia di suolo, grande maturità e resa ridotta, quindi è stata un’annata di concentrazione. E attenzione, perché pure l’acidità s’è concentrata, quindi gli champagne del 2012 danno una sensazione di grande freschezza”.
Se vi è poissibile, provate a fare il confronto side-by-side voi stessi…
Andiamo avanti.
2013
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
(uve da 30 parcelle, di cui il 100% da coltura ‘bio’, 32% dei mosti fermentato in legno, no malolattica, dosage 8 g/l)
Approdiamo al Cristal 2013 e Federico Angelini inizia a cedere in qualità di critico per abbandonarsi all’essere grande appassionato: “accidenti, ha fatto tre mostri! Senti che roba il 2013…”. Jean-Baptiste fa notare come in questa batteria (2008-2014) si sia guadagnato in precisione rispetto alla precedente (1999-2007) e se lo dice lui, che di tutti quanti è il papà… Da parte mia non posso che essere d’accordo, sebbene trovi che tutti i suoi Cristal, quindi già a partire dal 1999, siano su un altro livello, meno maturi e corposi, più equilibrati e sofisticati. Tuttavia, trovo che la parola ‘precisione’ si sublimi proprio in questo 2013: tensione e verticalità. potenza ma non scompostezza, nobiltà e purezza. L’equilibrio qui si fa perfezione, così come l’integrità e l’integrazione. È perfetto perché non riesci proprio a trovare un punto che si collochi su un piano appena inferiore agli altri, quindi ti inebri della sua precisione e della sua completezza. Il migliore, insomma. Sì. O, se preferite, è il Cristal dei Cristal.
Voto: 100(100)/100
Quindi, i Cristal 2008, 2012 e 2013 sono tutti straordinari. Forse più personalità Cristal il 2008 e il 2013, più annata il 2012, ma stiamo spaccando il capello in quattro. Se non in otto. Il mio podio, comunque, vede il Cristal 2013 sul gradino più alto, il 2012 sul secondo e il 2008 alla medaglia di bronzo.
2014
60% Pinot Noir, 40% Chardonnay
(uve da 39 parcelle, di cui il 100% da coltura ‘bio’, 32% dei mosti fermentato in legno, no malolattica, dosage 7 g/l)
Dopo tre Cristal fuori dal comune non sarebbe stato normale ripetersi una quarta volta sullo stesso livello, anche perché l’annata non è certo paragonabile, ciò nonostante non si pensi a un Cristal deludente. No. Anzi, considerando anche e proprio l’annata, Lécaillon ha saputo dire la sua con un Cristal che, in estrema sintesi, potremmo definire nettamente minerale al naso e con una bocca persistente di craie ma non profonda. È un bello champagne, certamente identitario, che si propone come il contrario esatto del 2012: se il Cristal 2012 era più annata, qui, invece il vino va oltre il suo millesimo. Ha una stimolante vena acida, che quasi contrasta con la maturità del frutto, ma poi la bocca resta un po’ arroccata sulla craie, rasentando la monotonia gustativa. Convince in chiusura, però, richiamando sempre un nuovo sorso. Con soddisfazione. A un anno di distanza, dopo l’assaggio in anteprima, è migliorato di un punto. È un Cristal incapsulato nella mineralità e, non a caso, Lécaillon rivela che l’annata fu segnata da elevatissimi livelli di calcio.
Voto: 95(97)/100
L’anno prossimo il Cristal si confronterà con un’altra annata non facile, la 2015, calda e secca, ma è un’annata che piace a Jean-Baptiste, soprattutto per quanto riguarda i Pinot. Vedremo. Nel frattempo, dopo la verticale, abbiamo anche assaggiato in anteprima i due Stark (bianco e rosato) 2015 e li abbiamo trovati molto, ma molto buoni, precisi ed equilibrati, soprattutto il Rosé, con le sue note di thè. Una sorpresa… Per Jean-Baptiste sono i suoi migliori della serie, per questo non è escluso che lo chef de cave tiri fuori dal cilindro qualcosa di clamoroso con il prossimo Cristal…
Gli champagne Louis Roederer sono distribuiti in esclusiva da:
Sagna – tel. 011/8131632 – www.sagna.it
Alberto, mi ricollego alla tua frase “il 2012 va atteso ancora, allora sarà superiore!” per chiederti per ciascuna annata 2012, 2013, 2014 come li vedi nel lungo periodo? O meglio, quando sarà il loro apogeo nei prossimi anni?
La 2012 sarà la più longeva, paragonabile alla 1990. Considerando il livello di quest’ultima oggi…
Per la 2013 prevedo un buon invecchiamento, ma non tirerei troppo la corda per evitare che la sua finezza lo rende scheletrico.
La 2014, infine, la berrei nell’arco di cinque anni, ma se dovessi invecchiare andrei su altri millesimi.
Queste considerazioni vengono dalla base della mia evoluzione, che mi porta verso champagne giustamente invecchiati, ma senza esagerazioni. D’altronde, il livello di invecchiamento è una scelta decisamente personale…
Alberto a proposito di invecchiamento, in un tuo vecchi articolo scrivesti “se si amano champagne più maturi si può andare avanti con l’invecchiamento, cinque, anche dieci e più anni. In questo, però, è fondamentale la conservazione: 10-11°C costanti, buio, umidità di almeno l’80% (magari protegga l’etichetta con la pellicola) e bottiglia coricata.”
La mia cantina rispecchia appieno queste caratteristiche, infatti l’umidità così elevata fa marcire qualsiasi cosa fatta di carta e di cartone….pertanto io sono sempre preoccupato non solo per le etichette ma soprattutto per il tappo! Cosa mi puoi dire circa il rapporto umidità/tappo di sughero/invecchiamento ?
Lo so, questa è la condizione della cantine di champagne dove le bottiglie sono quasi sempre senza etichette… Il cui problema è in parte risolvibile con due giri di pellicola alimentare. Per il tappo, invece, grandi problemi non e ne sono. Per dormire tranquilli, ogni 2-3 anni si possono ispezionare le bottiglie e, magari, pulire con un panno eventuali residui accumulatisi sulla coiffe…
Che meraviglia questi due post dedicati al Cristal e i precedenti (Charlie etc.) che con la loro frequenza (e qualità) stanno ridando lo smalto di un tempo al sito! Che piacere! Un grande privilegio poi leggere di queste memorabili verticali!
Una domanda: ho ancora due bottiglie di 2008 e vorrei provarle in due finestre temporali interessanti e diverse.
Quale sarebbe un intervallo interessante e ragionevole di tempo da lasciare tra le due bottiglie?
Sì, negli ultimi anni tra libro, guida e ora il libro su Krug ho un po’ rallentato con il sito e mi dispiace. Però, di tanto, in tanto, calo qualche ‘asso’ e, comunque, Vania, con la sua sezione, lo tiene sempre bene attivo.
Ciò premesso, io godrei la prima entro un annetto e aspetterei la seconda almeno altri cinque anni…
Che ne dice?
Grazie mille per il consiglio, è più o meno quello che pensavo di fare!
Prego, è un piacere!
Alberto,
Ci sono 2008 che devono ancora uscire sul mercato a tuo giudizio?
Le Noble di Lanson (sta uscendo la 2004…), il Blanc des Millénaires di Charles Heidsieck, la Louise di Pommery…