Lanson e Chardonnay: accoppiata vincente
Mi piace sempre più Lanson e se già nel corso delle degustazioni della guida “Grandi Champagne 2012” era emerso tutto il valore di questa maison, ogni volta che mi capita di visitarla e rifare degli assaggi in sede sono sempre più convinto della bontà di questi champagne.
A cominciare dal brut sans année Black Label, forse oggi più in forma che mai, fresco e fruttato, soprattutto pulitissimo. E a breve un restyling dell’habillage darà nuovo smalto a Lanson anche dal punto di vista estetico, soprattutto alla gamma classica di cui l’eccellente Gold Label, il millesimato, ne rappresenta il vertice: peccato sia così poco conosciuto, perché è in assoluto tra i migliori della categoria, come dimostrato dal 2002 in guida e dal 1999 in questa nostra degustazione Lanson.
Due le figure fondamentali di questa maison, il suo presidente Philippe Baijot e lo chef de cave Jean-Paul Gandon. Il primo, cofondatore e socio insieme a Bruno Paillard del gruppo BCC, acquista la maison nel 2006 e dà il via a un’opera di restauro i cui frutti iniziano a vedersi proprio ora; il secondo è il custode dello stile e della qualità Lanson, essendo in maison giusto da quarant’anni, inizialmente come responsabile dei vigneti e poi, da 25 anni, anche come chef de cave.
È lui che ha inventato la linea de prestige Noble Cuvée, più recentemente la Extra Age e nel 2006 il Clos Lanson, che però vedremo solo tra un anno o due, ed è sempre lui a insistere perché tutti gli champagne Lanson non svolgano mai la malolattica “per favorire l’espressività del frutto, del corpo, dell’energia” e poi rimangano sui lieviti da un minimo di 3 anni per il Black Label ai 12 della Noble Cuvée Blanc de blancs.
Quest’ultima, nata nel 1983, quindi 4 anni più tardi rispetto alla versione Brut, mantiene costantemente la sua essenza di Grand Cru, con le uve selezionate nei villaggi di Avize, Cramant, Choully e Oger.
Noble Cuvée Blanc de blancs 1999
100% Chardonnay, dosaggio 9 g/l
Naso “nobile”, ovvero ricco ma composto, denso e levigato, giocato su note grasse di nocciola e dolcezze di pasticceria, su un fondo rinfrescante di erbe aromatiche. Bocca ancora giocata sulla contrapposizione tra materia e freschezza, con quest’ultima leggermente – e piacevolmente – preponderante. Ha una bella progressione che passa dalla cremosità alla netta mineralità, per chiudere sulla frutta secca con ritorni di erbe aromatiche. Ma, soprattutto, lascia la bocca perfettamente pulita. Champagne di sangue blu, di nome e di fatto che è solo all’inizio della sua vita radiosa
Voto: 93/100
È proprio questa etichetta ad aver svettato in guida con l’annata 1998: una grande vendemmia, che darà il suo meglio in prospettiva, pertanto consiglio di accaparrarne qualche bottiglia e tenerla in cantina, mi ringrazierete! Ritengo, infatti, la Noble Cuvée il capolavoro di Gandon, creata con sole uve Grand Cru e, nonostante Lanson sia legata al Pinot Noir, con la Noble lo chef de cave ha sparigliato e reso protagonista lo Chardonnay, al 70% nel Brut, ovviamente in purezza con la Noble Blanc de blancs.
Ma lo Chardonnay deve piacere veramente tanto a Jean-Paul Gandon, perché da questa varietà sta plasmando l’inedito Clos Lanson (dal vigneto di un ettaro proprio dentro la maison e, ovviamente, chiuso da mura) di cui avremo modo di parlare in futuro e il nuovissimo Extra Age Blanc de blancs, che ho avuto il piacere di assaggiare pochissimi giorni fa. Giusto due anni or sono, Lanson aveva festeggiato i 250 anni e, per celebrare degnamente questo traguardo importante, la maison aveva lanciato un nuovo champagne, l’Extra Age, fermamente voluto dallo chef de cave Jean-Paul Gandon, che lo aveva messo a punto selezionando i vini di tre annate particolari e lasciando poi la maturazione sui lieviti protrarsi per 5 anni. Poi, l’anno scorso, è stata la volta del Rosé e ora, un anno più tardi, arriva immancabilmente anche il Blanc de blancs. Gli Extra Age, dunque, si fanno in tre e, con l’occasione, questi champagne danno vita alla nuova linea XA in seno a Lanson, la terza, che si colloca esattamente a metà tra la classica e la Noble. Come accaduto per gli altri due Extra Age, anche il Blanc de blancs è frutto dell’assemblaggio di tre annate, 2003, 2004 e 2005, con le uve provenienti dai villaggi Grand Cru di Avize, Cramant, Oiry, Oger e Le-Mesnil. E, come consuetudine degli Extra Age, lo champagne ha maturato 5 anni sui lieviti e, dopo il dégorgement (con la data riportata in controetichetta: bravi!), è stato applicato un dosaggio di 6 g/l.
Extra Age Blanc de blancs
100% Chardonnay, dég. maggio 2012
Approccio olfattivo importante, complesso, fitto, ancora non molto sfaccettato, ovvero poco espressivo, per via della grande (troppa) giovinezza. Ciò nonostante, dà l’impressione di grassezza, con sentori di nocciola su un fondo minerale.
L’assaggio è molto elegante, morbido ma non soffice, valorizzato da una bollicina finissima. Ritorna la sensazione di eccessiva giovinezza per via di note verdi e uno sviluppo sostanzialmente asciutto che chiude sui ritorni minerali.
Champagne difficile da giudicare oggi, con neanche un mese di dégorgement, ma promette molto bene per via dell’eccellente materia dalla quale è stato plasmato. Cercherò di riassaggiarlo tra 3-4 mesi e poi ne riparleremo.
Voto: 87/100
F.lli Gancia & C. – tel. 0141/8301 – www.gancia.it
Lanson extra age brut è a livelli di una grand siecle?