Henriot lancia la linea Mémoires
Dopo la piccola rivoluzione interna vissuta negli ultimi anni, Henriot ha trovato la propria messa a punto ed è pronta ad affrontare le sfide a venire con le idee chiare e le armi ben affilate. Tre, a mio avviso, le figure chiave: Gilles de Larouzière, Cyrille Harmel e Alice Tetienne. Il primo, alla guida del Gruppo di famiglia (che comprende, tra l’altro, Bouchard in Borgogna e William Fèvre a Chablis) dal 2015, rappresenta la ottava generazione della famiglia e già dal 2011 è succeduto a sua madre Madeleine Henriot nel consiglio di amministrazione del Gruppo. Per quanto riguarda lo champagne, ha una conoscenza invidiabile della storia, della Regione e dei suoi equilibri interni, soprattutto cerca di nascondere ‘maldestramente’ la sua grande passione dietro il rigore della sua figura istituzionale. Nutrivo dei forti dubbi – non l’ho mai negato – sulla rivoluzione subita dalla maison nell’ultimo decennio e, in particolar modo, sul suo futuro, ma dopo diversi momenti passati insieme a partire dallo scorso marzo, posso dire che questi dubbi sono stati tutti ampiamente fugati: ho trovato in Gilles entusiasmo e una limpida visione del futuro. Poi c’è il suddetto Cyrille all’export, grande appassionato di vino, forte di una bella esperienza a dispetto dell’età e con un dinamismo invidiabile. Poi, ultima ma non ultima, la cheffe de cave. Alice può dare un’impressione errata a chi la conosce superficialmente, distratto dalla sua evidente bella presenza e dal fatto che ha passato più di quattro anni da Krug (dopo un anno e mezzo da Nicolas Feuillatte), invece è una champenoise purosangue (di Mailly e ci tiene!) che conosce molto bene i territori e le tradizioni della Champagne. Da febbraio 2020 è la cheffe de cave di Henriot e non sta scartando a priori nessuna strada al fine di migliorare gli champagne senza rinnegarne lo stile. Per i suoi assemblaggi c’è ancora da attendere, ma la sua mano è già percepibile nelle liqueur e nella scelta dei tempi di dégorgement.
Ecco le basi della Henriot di domani, che intanto getta idealmente un ponte tra passato e futuro proponendo agli appassionati (ovviamente in quantità) limitata alcuni tesori della sua invidiabile cantina, che arriva indietro fino al 1921.
L’appuntamento è martedi 29 giugno presso la ‘Maison des Aulnois’, splendida proprietà del XVIII secolo costruita su un ‘vendangeoir’ dove operò addirittura Frère Oudart e acquistata da Henriot a gennaio del 2014. Ad accoglierci, Gilles, Alice e Cyrille, ma anche Richard Moreau (Directeur Général del Gruppo) e Nicolas Ginestière, responsabile della comunicazione. Dopo l’aperitivo (era previsto in vigna, ma la pioggia ha costretto a cambiare i piani), una prima degustazione nell’antichissimo ‘pressoir’ mette a confronto alcune annate di Henriot, Millésime 2006 (sorprendente) e 2008 (più evoluto di quanto mi aspettassi) e poi la cuvée de prestige Hemera (ex Cuvée des Enchanteleurs), con la prima annata 2005 e l’attuale 2006, che troverete in Grandi Champagne 2022-23. Al termine, nuovo cambio di luogo per scendere nelle altrettanto antichissime cantine, dove ci viene presentata la linea Mémoires. Di cosa si tratta? Ce lo spiega lo stesso Gilles de Larouzière: “le Mémoires Henriot riflettono alcuni annate particolari, espresse attraverso la Cuvées des Enchanteleurs – rappresentazione dei 6 Cru fondatori della Maison – e il Millésime, espressione, invece, del carattere unico di un’annata”. Quindi, sono delle ‘vecchie bottiglie’ che provengono direttamente dalla cantina della maison, rimaste a lungo sui lieviti e preparate per il lancio di questa linea inedita e rara. Il debutto prevede due annate della prima, 1981 e 1959, e una del secondo, 1971, tutte degorgiate a marzo di quest’anno e tutte dosate a 4 g/l, preparate attraverso operazioni manuali, come si faceva una volta, bottiglie per bottiglia. Perché queste tre annate? È ancora Gilles a spiegarlo: “è la degustazione, e l’emozione che ne deriva, ad aver guidato la mia scelta”. Ovviamente, la quantità è estremamente limitata e i prezzi (raccomandati al pubblico a scaffale) degni di un tesoro:
- Cuvée des Enchanteleurs 1981: 87 bottiglie, 920 euro
- Millésime 1971: 158 bottiglie, 1.200 euro
- Cuvée des Enchanteleurs 1959: 48 magnum, 7.000 euro
In questa sede racconto il primo champagne del trio, lasciando la magnum di 1959 all’allegato della versione Limited Edition della prossima edizione della guida e il millesimato 1971 agli iscritti al Club, che troveranno presto la recensione.
Brevemente, ricordo che la Cuvée des Enchanteleurs è la sintesi del savoir-faire della maison, sempre fatta con le uve dei ‘6 (Grand) Cru fondatori’ di Henriot: Verzy, Verzenay e Mailly, storiche proprietà di Apolline Henriot, la fondatrice, e Avize, Le-Mesnil e Chouilly frutto del matrimonio tra Paul Henriot e sua moglie Marie Marguet. Fu proprio Paul, intorno al 1880, a creare lo champagne, coinvolgendo i cantinieri che si occupavano delle botti (gli enchanteleurs). Questi, conoscendo tutti i segreti dei vini in cantina, botte per botte, sapevano benissimo quali erano i migliori, pertanto suggerirono proprio i più fini per l’assemblaggio, dando così vita al nuovo champagne. In realtà, diventerà Cuvée des Enchanteleurs soltanto con la vendemmia 1985 grazie a Joseph Henriot, perché prima si chiamava Baron Philippe (in onore di Rothschild) e prima ancora Baccarat. Infine, con l’annata 2005, diventa definitivamente Cuvée Hemera.
Della 1981, che per semplicità e nel ricordo di Joseph è stata chiamata Cuvée des Enchanteleurs all’interno della linea Mémoires, Alice Tetienne dice: “colpisce il suo essere è unica. Al naso esprime iodate, sottile riduzione, potenza, disinvoltura ed eleganza. Un profilo olfattivo che non può lasciare indifferenti tanto è grandioso. Il palato è di una coerenza perfetta. Allo stesso tempo leggero, vivace e singolare. C’è volume e intensità”.
Ecco come l’ho trovata…
Cuvée des Enchanteleurs 1981
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay
Naso piuttosto timido, come mi aspettavo da uno champagne di quarant’anni di recente dégorgement. Ci vuole pazienza. Man mano rivela sottili note di torrefazione e di muschio. Ha eleganza, soprattutto vitalità. Con l’attesa emerge una fine mineralità e un frutto tropicale, oltre all’agrume, note di caramella mou, di miele e, soprattutto, una bella florealità. La maturità è ‘giusta’, nel senso che lo champagne ha la corretta evoluzione, mai picchi ossidativi. La bocca è sottile, fine, molto minerale (quasi ferrosa), gustosa su questa nota che va sempre più verso la craie. Chiude su questi registri arricchiti da una scia agrumata (bergamotto) e una vena rinfrescante di Verbena. Champagne elegante, raffinato, tutt’altro che di impatto, con un’integrità e una bevibilità spiazzanti, certamente molto buono. Il suo punto di forza è la sottile intensità e la sempre più evidente freschezza, tanto che alla cieca gli daresti vent’anni di meno. Insomma, non ha ancora raggiunto il suo picco, soprattutto all’assaggio.
Voto: 95(96)/100
Gli champagne Henriot sono distribuiti in esclusiva da:
Barone Ricasoli – tel. 0577/7301 – www.ricasoli.com
Gentilissimo Alberto, commento fuori post; avrà sicuramente letto e avuto notizia che la Russia rivendica l’appellativo champagne, il resto è spumante. Solo quello prodotto in Russia potrà chiamarsi champagne, dice una nuova legge firmata da Putin. La Francia blocca l’export. Cosa ne pensa?
Ma una cosa del genere merita un commento? Il mondo è bello perché vario. O avariato…