Jacquesson e la nuova era del Terres Rouges
Sono reduce da un’esperienza bellissima, oserei dire indimenticabile: i fratelli Chiquet hanno voluto che partecipassi all’assemblaggio della Cuvée 748. Quindi, in questo champagne Jacquesson che vedremo tra non meno di tre anni, ci sarà anche un po’ di me. L’amico – e membro di degustazione del cosiddetto ‘panel romano’ – Marcello Bergonzini al quale ho raccontato la mattinata da Jacquesson sostiene che dovrei raccontare in dettaglio l’esperienza e non è detto che non lo faccia presto. Devo solo decidere se farlo con un articolo o con un video. Ci penserò.
Comunque, al termine dei ‘lavori’, i fratelli Chiquet avevano organizzato come da loro abitudine un generoso pranzo accompagnato da diversi loro champagne, attuali e del passato: Cuvée 744 in magnum, Terres Rouges 2013, Champ Caïn 2002 DT, Cuvée 736 DT test di tiraggio bouchon liège, Avize 1996, Millésime 1989, Millésime 1961… Molto rapidamente, la versione magnum della 744 non ha fatto che confermare l’eccellenza di questo champagne, come ho già avuto modo di dire nel recente articolo, mentre il blanc de blancs di Avize 2002 della gamma Lieux-Dits (uscirà a breve in quantità veramente irrisoria) sembra soffrire di tutta la maturità dell’annata, sempre più evidente con il passare del tempo e come gli appassionati Jacquesson avevano già notato a suo tempo con il 2002 DT (il classico millesimato, ricordate?). Freschissima ed elegante, invece, la 736 DT con il sughero, che supera agevolmente la versione con il tappo a corona commercializzata e conferma una volta per tutte la bontà della scelta poi fatta dai fratelli Chiquet di passare a questo tipo di tiraggio con la 737 DT. Raffinatissimo e ancora in pieno divenire, invece, l’Avize 1996, tanto da non sembrare figlio di quell’annata (avevo buttato lì ai fratelli l’idea dell’Avize 1997 che amo tanto, loro hanno risposto con questo 1996: beh, poteva andar peggio! Scherzo…), mentre il Millésime 1989, secondo millesimato fatto dai Jean-Hervé e Laurent, è stato senza dubbio il ‘re’ della giornata: perfetto nell’evoluzione, gustosissimo, equilibrato e coinvolgente. Dimostra per l’ennesima volta, come se ce ne fosse bisogno, il valore dell’annata in assoluto e presso Jacquesson, dove le annate con il ‘9’ sono sempre state superiori a quelle con il numero ‘8’. Un filo sotto il clamoroso 1961, stappato in onore di Laurent Chiquet (è il suo anno di nascita), ma credo solo perché eravamo tutti stanchi e per questo l’abbiamo colpevolmente un po’ sottovalutato (lo champagne ha iniziato a rivelarsi soltanto dopo non meno di 15 minuti nel calice). E il Terres Rouges 2013? Beh, è lo champagne di cui vorrei parlare, visto anche che fa parte de ‘Le Programme 2021’ di Jacquesson!
Quando nel 2011 debuttarono i Lieux-Dits con la loro prima annata (2002), questa prima uscita delle serie li vide in campo tutti e quattro. Curiosamente, uno di questi era un rosé (de saignée, tra l’altro), fatto di solo Meunier e rappresentava la nuova esperienza dei fratelli Chiquet con i rosati, dopo averli abbandonati nel 1997. Questo champagne era il primissimo Terres Rouges, che sarà poi riproposto nel 2003 (Meunier più il 17% di Pinot Noir), nel 2004 (Pinot Noir salito al 29%), 2007 (solo Pinot Noir, ma sempre de saignée) e, a seguire, sempre con questa formula nel 2008, 2009 e 2011. Paradossalmente, l’ultimo fu a mio avviso il più riuscito di tutti e ricordo che, quando lo assaggiai, Jean-Hervé Chiquet mi disse: “beh, abbiamo dovuto aspettare l’ultimo Terres Rouges rosé perché ti piacesse!”. E mi annunciò che con la vendemmia successiva (2012, quindi) il Terres Rouges era diventato blanc de noirs. Ricordo che mi fece assaggiare proprio il 2012 in super anteprima nel 2016, quindi con appena tre anni sui lieviti, ed era già molto interessante. Ora non ho riassaggiato il Terres Rouges 2012, ma il 2013 sì, visto che entrambi fanno parte del suddetto ‘Le Programme 2021’, sebbene con quantità ben diverse: 2.572 bottiglie e 154 magnum il primo, 10.512 bottiglie e 584 magnum il secondo. D’altronde, i problemi di quantità della 2012 li conosciamo oramai bene. Al momento di scrivere, i fratelli Chiquet non hanno ancora deciso se i pochi 2012 saranno venduti in cassetta insieme a parte dei 2013, oppure se le due annate saranno vendute separatamente. Vedremo.
Il lieu-dit ‘les Terres Rouges’ è un vigneto molto esteso, a bassa pendenza, posto al limitare occidentale del Premier Cru di Dizy, tra Hautvillers e le prime propaggini della Montagne de Reims. Il suolo è composto da uno strato profondo di calcare, sotto il terreno misto di limo e craie di colore bruno-rossiccio, da cui il nome; l’esposizione è a est. Qui, i fratelli Chiquet possiedono tre parcelle per oltre 6 ettari totali, piantati con le due varietà nere. Dalla vendemmia 2007 in poi, per lo champagne omonimo della gamma dei Lieux-Dits di Jacquesson è utilizzata soltanto una parcella, quella più a nord, piantata tra il 1971 e il 1993, per 12.000 piante totali estese su 1,33 ettari. La vinificazione è tipicamente Jacquesson, quindi in botte più una piccola parte di tonneaux, poi tiraggio bouchon liège senza filtrazione e lunghissima permanenza sui lieviti, quasi 7 anni per il Terres Rouges 2013, poi dosato a soli 0,75 g/l. Nel 2013, le uve del vigneto furono vendemmiate il 9 ottobre con 10,9° di maturità e ben 8,9 g/l di acidità.
Terres Rouges 2013
100% Pinot Noir
dég. feb. 2021 – Ma che bel naso, caspita! Non sembra avere né la potenza, né il carattere scuro di molti blanc de noirs, invece è luminoso e fresco nella sua gustosa fruttosità (sia rossa, sia gialla, con sfumature tropicali), che non deriva mai nella golosità. Non solo: sembra aver preso il meglio dell’annata, ovvero l’equilibrio e l’eleganza. La bocca è pulita e precisa, levigata e vibrante. Attacca nuovamente fruttata, ma poi si fa saporita fino alla chiusura. C’è la grande freschezza dell’annata, ma questa è perfettamente integrata con il frutto, il che conferma il bilanciamento perfetto di questo champagne. Bilanciamento che qui non significa mancanza di personalità, perché qui siamo di fronte a un’interpretazione del Pinot Noir quasi unica, delicata e gustosa al tempo stesso, con tutta la croccantezza del frutto fresco e la salinità a sfumare. Al momento, il dégorgement ravvicinato ne limita tanto l’articolazione quanto l’espressività in genere, ma sono sicuro che il tempo lo porterà su livelli altissimi. Bravi Jean-Hervé e Laurent, la scelta di passare al blanc de noir è stata vincente…
Voto: 93(97)/100
(ha partecipato alla degustazione Gennaro Iorio)
Gli champagne Jacquesson sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net
Gentile Alberto, approfitto del l’interessantissimo articolo su Jacquesson per chiederle un consiglio: ho in cantina una 738 D.T. (annata 2010) con sboccatura giugno 2019, quando mi consiglia indicativamente di aprirla per goderne lo sviluppo ottimale ? Grazie mille e saluti.
Considerando l’annata e il tempo passato sui lieviti, direi che ci siamo…
Mi faccia sapere!
Biongiorno Alberto,
Personalmente io avevo pensato di tenere ancora in cantina la 738 DT e stappare invece a breve la 737 DT. Ho avuto modo già di assaggiare la prima da poco e l’ho trovata strepitosa ma ancora con margini di miglioramento. Per la 737 invece non so cosa aspettarmi…suggerimenti?
P.S. la 739 sempre DT invece figlia di un’annata un po’ così saprà ritagliarsi il suo spazio rimarrà in secondo piano?
Grazie e un saluto
Preso!!! 😉
Bel colpo!
Buongiorno Alberto,
la settimana scorsa ho avuto la fortuna di essere stato accolto in cantina da Jacquesson.
Nella degustazione alla fine del bellissimo tour, insieme alla 745, 740 DT ho degustato anche il Terres Rouge 2013, eleganza disarmante, fresco, anche con note di rose delicatissime!
Devo dire un bel colpo di fortuna.
Saluti
Luigi
Non può che farmi piacere! Ottima la 745, vero? Con gli altri due è scontato, ma con la 745 (base 2017)…