Viaggio nel tempo con il 1970 di Charles Heidsieck
Qualche giorno fa, quel grande appassionato qual è Arturo Giorza, mi invita per assaggiare insieme una bottiglia del suo anno di nascita, il 1970. L’annata, come ho spiegato nel libro La Mia Champagne, è stata tanto simbolica per la Champagne tutta (fu rotto il muro dei 100 milioni di bottiglie vendute), quanto, dal punto di vista dei suoi vini, un gran bel millesimo, equilibrato, fine, con una bellissima acidità. Non a caso, andò a comporre il bel terzetto 1969-1970-1971. Per quanto ci riguarda, lo champagne è stato un Royal 1970 di Charles Hedisieck.
Nel 1970 Charles Heidsieck viveva un periodo opaco, ancora con gli eredi del fondatore a gestire la maison con una certa stanchezza: il grande Joseph Henriot ne avrebbe preso le redini soltanto 9 anni più tardi, nominando chef de cave il mitico Daniel Thibault. Quindi, Charles Heidsieck è rinata nel 1979 e quella tradizione è stata portata avanti prima da Régis Camus, poi da Thierry Roset e ora da Cyril Brun, che, dopo aver firmato la perfettamente riuscita evoluzione del Brut Réserve, ci delizierà con altre chicche negli anni a venire.
Ma facciamo un salto indietro esattamente di cinquant’anni e torniamo al 1971, quando vedeva la luce questo champagne con i vini della vendemmia subito precedente. All’epoca i vini non svolgevano la malolattica e l’assemblaggio era diverso da quello del Millésime odierno: se oggi siamo mediamente intorno al 60/40 tra Pinot Noir e Chardonnay, negli anni ‘70 era esattamente l’opposto, con lo Chardonnay al 70% e il Pinot Noir a pesare solo per un terzo. Quello champagne si chiamava Royal (con Henriot/Thibault diventerà semplicemente Brut Vintage con il 1981) e quando arrivò sul mercato qualche anno più tardi era dosato a 14 g/l! Attenzione, il Royal non va confuso con La Royale: fatto fino al millesimo 1981 compreso, quest’ultimo era una sorta di ‘super millesimato’, una selezione a maggioranza di Pinot Noir prodotta soltanto in alcune annate e in quantità limitatissima.
Bene, dal 1971 facciamo un altro salto temporale, stavolta al 1999. Si avvicina il fatico anno 2000 e Charles Heidsieck non ha preparato per tempo uno champagne celebrativo… che fare? Thibault, ben conoscendo lo stock che ha in cantina, ha un’idea geniale: scegliere alcune vecchie annate tra quelle ancora sui lieviti, degorgiarle e proporle sul mercato per celebrare il 2000 secondo la maison. Ma lo chef de cave non si limita a un solo champagne, bensì a diversi, nonché ai formati sia bottiglia, sia magnum: Charlie 1979, 1981, 1982, 1983 e 1985, Blanc de Blancs (quello che dal 1983 sarà Blanc des Millénaires) 1982, Vintage 1979, 1981, 1982 e 1983, più il Royal 1970. Tutti questi champagne si caratterizzavano per l’etichetta bianca e la coiffe dorata con il simbolo della linea, battezzata ‘L’Œnothèque 2000’, a sottolineare che provenivano dalle cantine di Charles Heidsieck in occasione dell’anno 2000. Questa pratica di proporre vecchi champagne, non solo di recente dégorgement, ma anche tenuti nelle Crayères della maison con la propria liqueur, è continuata negli anni e continua tuttora, fortunatamente, ma la linea è stata ribattezzata più opportunamente ‘Collection Crayères’.
Pertanto, il 1970 fu l’unico ‘sopravvissuto’ della linea Royal, che, tra l’altro, aveva anche la bottiglia particolare, non la solita champenoise, e a tutt’oggi costituisce l’unico esempio di quei vecchi millesimati di Charles Heidsieck. Il Royal 1970 destinato alla linea ‘L’Œnothèque 2000’ fu degorgiato a inizio 1999 in sole 110 bottiglie e dosato a 12 g/l, un valore tipico per gli champagne della maison a quei tempi.
Royal 1970
30% Pinot Noir, 70% Chardonnay
dég. I sem. 1999 – Il naso, come prevedibile, si apre con un olfatto che sa tanto, tantissimo di fungo porcino, netto, evidente, intenso, che man mano si fa più terroso, o meglio, richiama il sottobosco, con spunti di tartufo bianco. Con champagne del genere la fretta non è assolutamente contemplata, allora ecco palesarsi con la giusta attesa il frutto maturo (pera cotta sotto spirito), il miele di castagno, le spezie orientali, il malto, l’arancia candita, ma… oltre i riconoscimenti si avverte nettamente una profondità, un’energia notevoli. Già, il vino denota un’integrazione, finanche una freschezza insita che non ti aspettavi. In bocca la bollicina è assente, ma è tanto 1970 con la sua netta acidità, che rende l’assaggio levigatissimo e teso, ma non banalmente protagonista, perché dietro questa sensazione il vino si distende con souplesse sui ritorni fruttati e una lieve ma persistente sapidità. Con bottiglie del genere si rischia di essere precipitosi quando, invece, hanno bisogno di pazienza e attenzione, allora ti concentri, torni nel calice, prendi un altro sorso e… ti rendi conto che questo Royal 1970 non ti molla più il palato…
Voto: 95/100
L’assaggio è avvenuto nei calici Jamesse Grand Champagne 45 di Lehmann, con il vino a una temperatura non inferiore ai 10°C. La bottiglia devo confessare che non era in forma ideale, ma più che buona sia per la degustazione, sia per una bevuta di piacere. Arturo voleva aprire la seconda (!) per verificarne lo stato nei confronti di questa, ma l’ho fermato, dicendogli che sarei stato disponibilissimo per una seconda puntata. Alla fine, è andata bene, pur dovendo dire che l’età del vino e la sua conservazione non al 100% lo hanno reso alla fine più un vino cerebrale che di pancia, come può invece capitare con bottiglie perfette. Comunque, con bottiglie che arrivano dal mercato tradizionale, che hanno visto almeno quattro passaggi di mano come in questo caso, ci sta…
Gli champagne Charles Heidsieck sono distribuiti in esclusiva da:
Philarmonica – tel. 030/2279601 – www.philarmonica.it
Buongiorno, volevo sapere cosa ne pensava di due Vigneron come Herve Dubois e patrick Sautiran?
Ho avuto modo di assaggiare di recente alcuni loro prodotti e sono rimasto piacevolmente stupito.
Grazie.
Ottimi, senza dubbio. Hervé Dubois è già in guida, Soutiran potrebbe entrare nella prossima edizione…
95/100 ad una bottiglia non in forma ?
Mah…..
Non perfetta. Mi spiego meglio: per essere un vino del 1970 era notevole, ma, conoscendo gli champagne di quest’annata, posso dire che non era dei migliori. Pur essendo comunque di altissimo livello. In altri casi sarebbe stato da 98/100…
Rispetto il suo giudizio sig.Lupetti.
Io gli champagne senza bolla non reputo nemmeno di valutarli perché non sono più champagne.
Comunque ad ogni modo la sua posizione,
Buon lavoro
Quantomeno sono… ‘Grands Vins de Chamagne’!
Scherzi a parte, con le bottiglie molto vecchie, soprattutto se non provengono dalla maison e, magari, hanno fatto chissà quanto giri, il rischio di piccoli o gradi difetti è quasi una certezza. Però bisogna comunque apprezzare l’esperienza, ovviamente se il vino riesce a farla vivere. In questo caso, i punti di interesse erano diversi e, se è vero che la canonica libera non c’era più, c’è comunque quella disciolta, che dura molto più a lungo e dà comunque una stuzzicante sensazione di pizzicore.
Poi, per carità, lo champagne deve avere le bollicine, certo!
Di Charles Heidsiek ho bevuto recentemente un Blanc De Milennaire 1995 posso dire di metterlo fra le 5 bottiglie migliori mai bevute , e qualcosa ho bevuto ….
È stato uno champagne epico, penso rimarrà nella storia della Champagne…
Ora sono riuscito a recuperare un Blanc de Millenaire 1985 , la aprirò a breve speriamo bene….
Bel colpo!