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Millésime

Pierre Gimonnet: tenetelo d’occhio!

Oddio l’affermazione può apparire addirittura velleitaria, dal momento che questo importante RM (per storia, quasi 100 anni, e per proprietà, ben 29,40 ettari, tutti nella Côte des Blancs...
di Alberto Lupetti

Champagne Pierre Gimonnet Cramant Grand Cru 2014

Oddio l’affermazione può apparire addirittura velleitaria, dal momento che questo importante RM (per storia, quasi 100 anni, e per proprietà, ben 29,40 ettari, tutti nella Côte des Blancs e con addirittura 13 ettari classificati Grand Cru) è una realtà largamente affermata e apprezzata. Però, un paio di anni fa, un amico (e grandissimo vigneron) della Côte des Blancs mi ha detto: “con il nuovo ciclo climatico, il villaggio di Cuis non dà più solo vini da assemblaggio, ma permette di fare grandi vini!”. Ho subito ricordato come Cuis sia sinonimo dei fratelli Gimonnet e come, effettivamente, gli ultimi assaggi degli champagne Pierre Gimonnet mi abbiano sempre più convinto. Soprattutto sul versante della piacevolezza e già a cominciare dal non millesimato Cuis 1er Cru, per non parlare dell’inaspettato Rosé des Blancs (il nome è tutto un programma…) e delle altre etichette della gamma.

Proprio alla luce di questa ‘riscoperta’ della Pierre Gimonnet, ho iniziato a frequentare più assiduamente il produttore e personalmente trovo impagabili le lunghe chiacchierate con Didier, lo chef de cave della maison, mentre il fratello Olivier è il responsabile dell’importante patrimonio vitato. Ogni volta, Didier mi fa assaggiare parecchie cose, dai vins clairs alle prove d’assemblaggio, fino ovviamente a diversi champagne, comprese alcune rarità come il blanc de noirs millesimato (ho assaggiato il 2013), battezzato non a caso Paradoxe e nel corso degli ultimi due anni confermo questa mia impressione di sviluppo estremamente positivo, di crescita. L’unico aspetto della Pierre Gimonnet che migliorerei – e ne ho parlato con lo stesso Didier – è la comunicazione. Già. Quanti sanno che tra i vigneti di proprietà ve ne sono alcuni perfino ultracentenari? E quanti sanno che tutti – e sottolineo tutti – i vini di riserva sono conservati in magnum? C’è chi che con quantità ben minori ne ha costruito un mito… Però, questi due assi nella manica non sono mai stati evidenziati. D’altronde, in Pierre Gimonnet affermano orgogliosamente di “fare vini”, questa è la loro preoccupazione…

Didier Gimonnet
Didier Gimonnet, erede insieme al fratello Olivier di una famiglia di vigneron le cui origini risalgono addirittura al 1750, mentre si appresta a stappare la bottiglia di Cramant Grand Cru 2014.

A proposito di vini, poiché secondo Didier “tra un grande vino e un vino eccezionale è questione di piccoli dettagli”, i loro champagne sono sempre frutto di sofisticatissimi assemblaggi. Assemblaggi di annate (nel caso dei soli non millesimati) e di territori, ovvero Cru e parcelle. Bene, come la mettiamo allora con i cosiddetti ‘monocru’, che oggi contano ben tre etichette nella gamma Pierre Gimonnet? Tutto ha inizio nel 2013, mentre Didier e Olivier assaggiavano i vini della vendemmia appena passata, la 2012. Ricorda Didier: “arrivati ai vini di Oger, mi sono trovato un po’ spiazzato perché non ero sicuro di come usarli uve in assemblaggio, allora ho creato questo nuovo champagne”, l’Oger Grand Cru 2012. Il risultato sembrava ottimo, così sono stati immediatamente creati anche i corrispettivi targati Chouilly e Cramant. Gli champagne, proposti nella medesima bottiglia dello Special Club, sono stati accolti molto bene, tanto da dare del filo da torcere allo stesso Special Club, di fatto la cuvée de prestige di Pierre Gimonnet, frutto delle migliori vigne di Chardonnay, presente in gamma addirittura dal 1971 e riproposto di tanto in tanto anche come magnum dégorgement tardif, battezzato Millésime de Collection. Tornando invece ai tre Grand Cru in purezza, dopo i 2012 sono curiosamente mancati i 2013, ma sono poi arrivati i 2014: “da noi la 2014 è stata un’annata eccezionale, ben superiore alla 2013” mi ha detto Didier di fronte ai miei dubbi sulla mancanza dei 2013 e, in effetti, ricordando l’irresistibile piacevolezza del Gastronomme 2014 di qualche tempo fa, non fatico a crederlo. Però i Grand Cru 2014 sono soltanto due, perché Oger è passato direttamente alla vendemmia 2015, e di tutti questi a me ha colpito in maniera particolare il Cramant Grand Cru 2014. Secondo Didier, questo villaggio ha una forte identità champenoise ed è dotato in maniera del tutto naturale di un grande equilibrio, così ha spiegato che “gli assemblaggi sono solitamente migliori e noi facciamo assemblaggi, ma ci sono alcuni casi in cui il mono villaggio dà risultati eccellenti. L’eccezione che conferma la regola. Ecco, Cramant è uno di questi casi, forse il migliore”.

Beh, il Cramant Grand Cru 2014 è senza dubbio un mono villaggio, ma anch’esso assemblaggio. Anzi, è una vera e propria composizione parcellare: 31% ‘le Bateau’ (con alcune parcelle del lieu-dit piantate addirittura nel 1911!), 34,5% di ‘Gros Mont’ e dell’adiacente ‘Au-dessus du Gros Mont, poi il 10,2% di ‘Bauves, l’8,4% di ‘Bionnes’, il 6% di ‘Buissons’ e, infine, un 9,1% tra ‘Champ du Prévot’, ‘la Croix’ e ‘Grande Plante’. Nel 2014, questi vigneti furono vendemmiati tra il 13 e il 15 settembre con una maturità eccezionale, oltre gli 11° alcolici naturali. Lo champagne fu poi tirato ad aprile 2015 in 3.904 bottiglie e, dopo quasi cinque anni sui leviti, dosato a 4 g/l.

Controetichetta
Da sempre le controetichette degli champagne Pierre Gimonnet sono quanto di meglio l’appassionato posa desiderare!

Cramant Grand Cru 2014

Bottiglia Pierre Gimonnet Cramant Grand Cru 2014100% Chardonnay
Bellissimo Chardonnay perché ha le caratteristiche tipiche di Cramant, quindi la morbidezza, l’eleganza, la netta mineralità, con la precisione e la pulizia tipici dello stile Gimonnet. Non solo: questo naso è finanche raffinato, estremamente identitario, sebbene il suo punto di forza sia, a mio avviso, il perfetto equilibrio. Che, beninteso, non significa un’espressione ‘piatta’, ma, al contrario, armonica convivenza di tutti gli elementi Queste stesse sensazioni caratterizzano l’assaggio: teso e succoso, con una bollicina morbida ma stuzzicante (altra caratteristica Gimonnet), non si fa mai travolgente, quindi ha nerbo, ma anche cremosità e delicatezza, con quest’ultima che significa eleganza, non certo mancanza di incisività. La gustativa è molto giocata sulla mineralità crayeuse, ma sempre con finezza, quindi a tutto vantaggio della bevibilità, veramente premiante. Insomma, un blanc de blancs molto, ma molto buono e, almeno in questo momento, perfino più godibile del blasonato 2012
Voto: 94/100

Credo che, tolto il Millésime de de Collection 2008 (in Grandi Champagne 2020-21 Limited Edition), sia il punteggio più altro tributato dal sottoscritto a un Pierre Gimonnet. È il segno di quella che ritengo la nouvelle vague del produttore, ma anche di una felice combinazione di elementi in questo champagne, Infatti, ritengo che a renderlo vincente sia la completezza. Sì, ha tutti e tre gli elementi cardine perfettamente espressi e sincronizzati tra loro: ha Cramant, ha l’annata, ha lo stile Gimonnet. La prossima annata di questo champagne sarà la 2015, che mi incuriosisce parecchio, a questo punto. A questo punto, credo proprio che la vedremo nella prossima edizione della guida.

Per concludere, ha proprio ragione Didier Gimonnet (e ci mancherebbe!) quando dice che il segreto di uno champagne vincente non è la potenza, ma la finezza e l’equilibrio…

Gli champagne Pierre Gimonnet sono distribuiti in esclusiva da:
Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it

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3 risposte a “Pierre Gimonnet: tenetelo d’occhio!”

  1. Gran bel consiglio, ne ho prese 2 bottiglie e una l’ho aperta domenica: ho apprezzato la finezza e l’eleganza di questo champagne, che mi sembra “senza fronzoli”, dritto alla meta, oserei dire; non stanca mai, la beva e’ sempre piacevole e anche la seconda bottiglia ha rischiato .. ma mi sono trattenuto, lo voglio riprovare tra qualche tempo. A tal proposito, quando potrebbe esprimere il meglio di se’ questa annata ?

    Grazie!
    Paolo

    • Premesso che per un millesimato sono necessari due anni dal dégorgement (e qui ci siamo proprio ora!), poi diventa una questione di gusti. I vini di Cramant sono eccezionalmente longevi e la 2014 è una buona annata. Ipotizzo la piena espressività a 5-6 anni dal dégorgement, ma da quel momento non voglio che lo champagne vini a decadere, piuttosto a evolvere verso gusti un po’ più maturi…

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