Pommery Louise, la cuvée de prestige che… ti permette di scegliere!
Scegliere tra cosa? Semplice, tra l’essere dosata o meno. Stesso vino, ma due opzioni: classico dosaggio (5 g/l, quindi extra-brut, a dispetto del fatto che sull’etichetta ci sia scritto brut), oppure pas dosé (Nature). Nella sua storia, la Cuvée Louise è sempre stata dosata, ma poi, con la 2004 (l’attuale, nell’attesa escano l’anno prossimo ben due Louise parallelamente, 2005 e 2006) l’allora chef de cave di Pommery, Thierry Gasco, fece una cosa mai fatta prima*: dopo aver presentato la Cuvée Louise 2004, ne introdusse una nuova ‘versione’, la Cuvée Louise 2004 Nature, quindi il medesimo champagne privo di liqueur. Questa diversa declinazione del medesimo champagne (oltre alla versione Rosé) rappresenta al momento la massima espressione di Pommery e l’aspetto da sottolineare è che si tratta dell’ultimo 2004 ad arrivare sul mercato, considerando che tutte le altre etichette hanno già archiviato da tempo questo millesimo. Un millesimo che, come spiego nel libro La Mia Champagne, non è caratterizzato soltanto da una straordinaria bevibilità, ma anche da una longevità che con il tempo lascerà di stucco. Fermo restando che, essendo lo champagne in genere ancora fortemente legato alle festività di fine anno (ma il processo di destagionalizzazione è fortunatamente in corso…), proprio la Louise 2004 può rappresentare una valida scelta per sugellare le suddette festività grazie al suo blasone, alla piacevolezza propria dell’annata e dell’etichetta, finanche a questo dualismo che permette di scegliere tra dosata e non.
*= in realtà, anche la Louise 1990 non era dosata, ma non fu mai ufficialmente dichiarata come tale
La Cuvée Louise nacque con la vendemmia 1979 su iniziativa di Alain de Polignac, all’epoca chef de cave di Pommery, ma anche discendente diretto di M.me Pommery. Il suo avo Melchior, infatti, aveva sposato Louise, la figlia di M.me Pommery, da qui l’idea di dedicare uno champagne alla propria bisnonna. E quello champagne sarebbe stato inedito, un nuovo assemblaggio frutto di un’attenta selezione tra le migliori parcelle Grand Cru dei vigneti di proprietà. Alain de Polignac selezionò complessivamente 15 ettari di Pinot Noir e Chardonnay, con il primo esclusivamente ad Aÿ e il secondo ad Avize e Cramant, quindi i villaggi più preziosi della Champagne tutta. Da questi ottenne una serie di vini che, combinati insieme, esaltarono lo stile Pommery, fatto di finezza e freschezza, ma con in più un’elegante complessità che ha reso questo champagne la punta di diamante di Pommery, la sua cuvée de prestige, appunto. Oggi come allora, la Louise è fatta con gli stessi vigneti (al momento dell’acquisto M. Vranken si è battuto per conservarli), l’assemblaggio ha visto negli anni ‘90 crescere leggermente la componente di Chardonnay (era 40/60 è diventata 35/65 tra PN/CH), il dosaggio è passato dagli 8 ai 5 g/l, ma per il resto le cure per produrla sono sempre le stesse, elevatissime. Ad, esempio, un solo team di vendemmiatori si occupa di raccogliere le uve per la Louise, sotto il controllo diretto dello chef de cave; in fase di pressatura, viene selezionato il solo ‘cœur de cuvée’, quindi 1.800 litri di mosto sui 2.050 della cuvée, mentre a seguire c’è la classica fermentazione in acciaio con malolattica svolta. Va da sé che la produzione di Louise non è pari a circa 200.000 bottiglie come si crede, ma la metà di questa cifra…
In realtà, pure un altro aspetto della Louise è cambiato: il tempo sui lieviti. Lo champagne passava tipicamente 6-8 anni sui lieviti, ma dalla seconda metà degli anni ‘90 questo è progressivamente aumentato e oggi si è collocato stabilmente sopra i 10 anni, diventando uno degli champagne (e sono pochissimi, non arrivano alle dita di una mano) di regolare produzione con la più lunga sosta in cantina.
Ha un solo problema, la Louise: ha bisogno di tempo, di tanto tempo. Sembra un’ovvietà, ma è così. Certo, tutti i grandi vini esigono tempo, ma, nel caso della Louise, il rigore del ciclo produttivo, l’estremizzazione dello stile basato sulla finezza e i numerosi anni sui lieviti pongono marcatamente l’accento su questa necessità. Sono d’accordo che i più troveranno lo champagne molto gradevole già al debutto (esempio ne è proprio la 2004, d’altronde la maison immette le bottiglie sul mercato dopo un opportuno riposo post dégorgement, questo va detto), ma più si aspetta e più la Louise migliora. Personalmente oggi berrei 1995, massimo 1996, ma tant’è. A proposito di Louise passate, dopo le due citate che trovo veramente notevoli, ricordo la 1998 interlocutoria, la 1999 piuttosto inusuale (credo fu lanciata troppo presto), la 2000** assolutamente sorprendente (è senza dubbio tra i più interessanti champagne di quest’annata fortemente simbolica), la 2002… troppo 2002 (chi mi segue conosce le mie sempre maggiori riserve su quest’annata), la 2003** stupefacente (ma non è mai arrivata in Italia) e la 2004 ottima, molto Louise e molto rispettosa dell’annata, il che, come detto, le garantisce straordinaria bevibilità al momento, nonché una notevole progressione in prospettiva.
Ma com’è la Louise 2004 oggi? Dopo la magnum presentata in anteprima in guida, mi sono confrontato con la bottiglia la scorsa settimana, nelle due versioni dosata e non.
**= proposte solo in magnum
Louise 2004
35% Pinot Noir, 65% Chardonnay
Nature
Confortanti grassezze accompagnano un olfatto che, man mano, si fa sempre più fine per rivelare una certa maturità, oltre a note di agrumi gialli, spunti di cereali e, soprattutto, una netta mineralità. La bocca, oltre la bellissima bollicina, molto sottile e giustamente presente, è cremosa all’attacco, molto pulita ed è questo l’unico aspetto riconducibile alla natura di pas dosé, perché altrimenti la maturità si fa sempre meno evidente (più che altro sul frutto, tendente all’esotico). Si sarebbe tentati di evidenziare come la mancanza di dosaggio abbia reso la gustativa fin troppo sottile e scorrevole, invece ti scopri ad apprezzare una lunghezza rimarchevole, sui ritorni di agrumi e, soprattutto, di mineralità crayeuse. In sintesi, uno champagne cristallino e di grande eleganza, anzi… raffinatezza, sebbene ad alcuni possa apparire un po’ esilino.
Voto: 93/100
Si fatica a credere che sia lo stesso champagne con soli 5 g di zucchero aggiunti! Il naso è immediatamente ed evidentemente attraente e coinvolgente, intensamente minerale, ma con questa sulla polvere pirica, oltre richiami fumé, a tanta torrefazione (caffè nero tostato e macinato, specifica Federico Angelini) e un tocco floreale. Pure la bocca cambia registro: più tesa, quindi meno cremosa, burrosa all’attacco, poi sempre più asciutta (sembra questo il non dosato!), molto ben articolata sull’agrume (pompelmo) e sul frutto (lychee), di una pulizia stupefacente. Unico punto in comune con il Nature, la bollicina splendida. La progressione, fermo restando la finezza tipica dello stile Pommery, si fa gustosa ed evidenzia il frutto, che segna il finale insieme all’immancabile mineralità, vera colonna portante dell’etichetta. Ma a continuare a stupire è l’asciuttezza, addirittura spiazzante. Gran bello champagne, che chiama la gastronomia: con crostone al lardo.
Voto: 95/100
(ha partecipato alla degustazione Federico Angelini)
Chi ha letto Grandi Champagne 2020-21, dove la Louise 2004 è stata recensita come magnum, potrebbe rimanere sorpreso dal fatto che il formato più grande (e più prestigioso…) abbia ottenuto un punto in meno della corrispondente bottiglia. Invece ci sta, e ve ne dò conto: la magnum è rimasta più a lungo sui lieviti (quasi 13 anni contro i 10 abbondanti della bottiglia) ed è un formato che invecchia più lentamente, quindi non ha ancora quell’evoluzione che, al contrario, la bottiglia inizia già a mostrare. Con il tempo, tanto tempo, la magnum evidenzierà la sua netta superiorità, ma oggi la bottiglia è senza dubbio più appagante. Più ‘pronta’, se preferite. E il fatto che l’annata sia a mio avviso particolarmente ‘adatta’ allo stile dell’etichetta, rende questa Louise 2004 estremamente interessante, Anzi, meglio: la migliore dopo le summenzionate 1995 e 1996 (e 2003 a parte). Quindi, chi dava per morta la Louise dopo l’ultimo cambio di proprietà sarà costretto a rivedere i propri giudizi. Proprio come ho fatto io, non fatico certo ad ammetterlo… Invece, per quanto riguarda il dilemma dosaggio/non-dosaggio, la Louise tradizionale batte agevolmente la Louise Nature, per gusto e completezza. Siamo alle solite: dosare o meno deve essere una conseguenza e non un obiettivo e la Louise 2004 è forse l’unico caso che permette a chiunque di fare il confronto. Senza sottostare a una ricetta univoca, perché magari con un’altra annata potrebbe essere vero il contrario…
Un’ultima nota a proposito della non troppo ben percepita qualità di Pommery. Anzi due note. La prima: vendemmia 2020, passo al pressoir di Bouzy per salutare lo chef de cave Clément Pierlot. Sono le cinque del pomeriggio e vedo ancora una marea di cassette piene d’uva, così dico a Clément “che fate – indicando le cassette – le tenete in fresco fino a domani mattina?”. La risposta mi stupisce, perché praticamente nessuno fa così: “no, si va avanti fino all’ultima cassetta, anche a costo di fare notte. Nell’ambito del nostro discorso di qualità, non possiamo aspettare l’indomani per pressare le uve!”. Capito?
La seconda: lo scorso novembre, lo stesso M. Vranken ha annunciato che Pommery avrebbe iniziato il percorso per la conversione ‘bio’ dei 175 ettari del ‘domaine’. L’obiettivo non sarà di arrivare a fare champagne ‘bio’, ma semplicemente di perseguire una metodologia colturale che potrà elevare ulteriormente la qualità dello champagne.
Mi viene da ridere pensando alla faccia di certi talebani…
Gli champagne Pommery sono distribuiti in esclusiva da:
Vranken-Pommery Italia – Tel. 02/878806 – www.vrankenpommery.it
Buonasera Alberto,
avrei un paio di curiosità relative alla Louise 2004.
1) ma se come lei scrive affina 10 anni (o poco più) sui lieviti significa che è stata degorgiata nel 2015 o al più tardi nel 2016. Anche considerando un anno di sosta in cantina post-degorgement arriviamo al 2017… Siamo nel 2021, i conti non mi tornano (o perlomeno nel frattempo avrebbero già dovuto abbondantemente far uscire la 2005 e la 2006).
2) Collegandomi alla domanda precedente, vorrei sapere se la data di degorgement è indicata in retroetichetta (in realtà lo scoprirò presto perché ne ho ordinata una bottiglia proprio oggi…). Sono dell’idea che questa informazione sia ormai fondamentale per il consumatore e dovrebbe diventare obbligatoria per i produttori.
Come sempre la ringrazio anticipatamente per la risposta.
Luca
Allora, la Cuvée Louise nel tempo è passata da circa 7 anni sui lieviti ad almeno 10 anni. La Louise 2004 è uscita in realtà nel 2016, con un anno di dégorgement, quindi con esattamente 10 anni sui lieviti. Naturalmente, non tutta la produzione è degorgiata in un sol colpo, ma per lotti, quindi, durante la permanenza sul mercato, si arriva anche a più di 12 anni sui lieviti. Ecco svelato l’arcano.
Lo scorso anno sarebbero dovute uscire le Louise 2005 e 2006 (insieme, una non dosata e una dosata come d’abitudine a 5 g/l), ma la situazione mondiale ha fatto tardare il lancio. In questo caso saremo effettivamente oltre i 10 anni, anche considerando non uno, ma due anni post dégorgement.
Insomma, non esiste una regola e la maison punta comunque a permanenze sui lieviti sempre più lunghe. Le più lunghe di tutti gli champagne di regolare produzione, quindi senza considerare collezioni, dégorgement tardivi e simili.
Spero di aver chiarito i dubbi
Preciso ed esauriente come al solito. Mi manca però un dettaglio: proprio per il fatto che i degorgement sono differiti nel tempo, a questo punto immagino anche con differenze di anni, è indicata in retroetichetta la data di sboccatura per questa cuvée de prestige? E’ d’accordo con me che dovrebbero renderla obbligatoria sia in Italia che in Francia, a tutela del consumatore? Anche perchè non tutti gli spumanti/champagne migliorano con il tempo come questo… Grazie ancora!
Una decina di anni fa, avere la data di dégorgement era una rarità, ora, per fortuna, in tanti iniziano a scriverla. Ma renderla obbligatoria è utopico, perché alcune maison non vogliono che poi gli appassionati si concentrino su uno specifico dégorgement del medesimo champagne a discapito degli altri… Però, visto i progressi fatti in falso in questi ultimi anni, mai dire mai!
Salve Alberto, una curiosità. Ho acquistato in Francia, zona Reims una cuvée louise 2004, era ottobre 2021. Secondo lei la sboccatura quando potrebbe essere avvenuta? Non so se possa aiutare il codice riportato dietro, lo scrivo: L13579014.
Grazie mille in anticipo!
Le Louise 2004 sono state degorgiate tra il 2016 e il 2020. La sua è probabilmente una delle ultime. Il numero di lotto che riporta andrebbe fatto ‘decifrare’ dallo chef de cave…
Ho bevuto di recente la Louise 2004 e l’ho trovata in una forma strepitosa, infatti ne ho appena ordinata un’altra. Concordo alla grande con il suo giudizio! Una delle cose belle di bere champagne è riuscire a colpire il giusto momento per ogni bottiglia e penso che la Louise 2004 in questo momento sia en beauté…
Mi fa piacere. Ma provi a resistere un po’ con la seconda bottiglia, mi ringrazierà…
Buonasera Alberto,
una curiosità “commerciale” che non mi spiego: per le cuvee de prestige si va sempre verso un aumento col passare degli anni.
Per la cuvee louise rose 2004 sembra il contrario:
In asta si trova oggi a molto meno di 100€ (0,75L)… anche 80€.
Solo questioni commerciali o altro?
grazie per qualsiasi eventuale risposta.
Ops, cosa intende per asta? Se parliamo di ebay e altro, queste non fanno proprio testo, perché in molti casi si tratta di privati che si son trovati in cantina una bottiglia che neanche conoscono e che vogliono vendere per realizzare…
in questo caso si tratta di un sito di aste molto famoso ed usato per il vino premium (non ebay ma bensi catawiki): i venditori sono solitamente enoteche/grossisti…
Per la cronaca: alla fine ho comprato e ricevuto (…non è una truffa! :-)) la suddetta ” cuvee louise rose 2004″ a un prezzaccio… salute!