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Visite Maison

Champagne Joseph Perrier: pronti al rilancio!

Trovo sia profondamente sbagliato scrivere di un vino senza conoscere il produttore. Come si può sedersi di fronte a una bottiglia, assaggiarla e poi sentenziare? Si rischiano clamorose...
di Alberto Lupetti

Maison Joseph Perrier

Trovo sia profondamente sbagliato scrivere di un vino senza conoscere il produttore. Come si può sedersi di fronte a una bottiglia, assaggiarla e poi sentenziare? Si rischiano clamorose cantonate, oltre a essere irrispettoso. Faccio un esempio: assaggio lo champagne X e lo boccio in quanto, a mio avviso, eccessivamente leggero. Poi parlo con il produttore e mi dice che il suo obiettivo è la spiccata finezza, addirittura la leggerezza di beva. Come la mettiamo?

Purtroppo, il mondo del vino (e soprattutto quello dello champagne negli ultimi tempi) è pieno di esperti da divano, che a volte si calano pure nei passi dei cosiddetti leoni da tastiera. Forse fa parte del gioco, nel bene e nel male, e personalmente ho sublimato: non me la prendo più, ci rido sopra. Anzi, quasi quasi mi diverto, perché se ne sentono certe!

Tutto questo per dire che conoscevo Joseph Perrier abbastanza bene, avendo incontrato più volte in degustazione e occasioni conviviali Jean-Claude Fourmon (quinta generazione della famiglia e oggi Président d’Honneur della Maison), ma finora non l’avevo mai visitata. Quindi, avevo fatto diversi assaggi con chi mi illustrava lo stile, la filosofia, pure il savoir-fare di Joseph Perrier, ma non avevo mai toccato con mano il luogo dove quegli champagne nascevano. Un peccato, perché è l’unica Maison ad avere ancora sede a Châlons-en-Champagne ed è l’unica ad avere le antiche Crayères al di fuori di Reims. Vi ho posto rimedio il 15 luglio scorso e dico subito che ho avuto conferme di tutti gli assaggi fatti finora, nel senso che cantonate da divano non ne ho prese (proprio per via delle frequentazioni con il simpatico Jean-Claude negli anni…), invece ho scoperto una Maison in piena fase di rilancio che sta voltando pagina per iniziare un cammino che, sono pronto a scommetterci, sarà radioso. Grazie – non me ne voglia il buon Jean-Claude – al cambio generazionale: alla guida c’è ora suo figlio Benjamin, quale chef de cave dal 2017 c’è Nathalie Laplaige, allieva del grande Laurent Fédou, mentre all’export è arrivato un altro giovane, sebbene già di esperienza, come Matthieu Luneau. I primi champagne frutto della nuova gestione sono a dir poco sorprendenti, mentre i precedenti risentono ancora di un’impostazione tipo ‘vecchia scuola’, sebbene la chef de cave sia già riuscita in parte ad ‘aggiornarli’ con nuove liqueur.

Nathalie Laplaige e Benjamin Fourmon
La Joseph Perrier di oggi e di domani: la chef de cave Nathalie Laplaige e Benjamin Fourmon, sesta generazione della famiglia e Directuer Général della maison.
Cantine di Joseph Perrier
Le spettacolari cantine di Joseph Perrier, che si snodano per 3 Km all’interno della collina subito alle spalle della maison. Sono costituite da Crayères gallo-romane interlacciate a una serie di gallerie scavate a partire dal 1830.

Joseph Perrier è una maison storica, fondata nel 1825 da François-Alexandre e suo figlio Joseph. Il primo è originario di Epernay e fratello di quel Pierre-Nicolas che qualche anno prima aveva fondato Perrier-Jouët, mentre la seconda figlia di Joseph, Mathilde-Emilie, sarà poi la moglie del fondatore di Laurent-Perrier: una vera e propria famiglia legata allo champagne! Nel 1827, i due, padre e figlio, acquistano una bella struttura giusto a fianco dell’enorme Jacquesson e vi scoprono, dentro la collina alle spalle, della Crayères gallo-romane, che tre anni più tardi integrano con una rete di gallerie fatte scavare appositamente. La maison conosce il suo massimo splendore tra gli anni ‘50 e ‘70 con Georges Pithois, tanto da ricevere numerose visite da parte dei personaggi del jet-set (tra cui Joséphine Baker) e da essere scelta da British Airways per il suo volo inaugurale del Concorde nel 1976. Tre anni più tardi, il timone passa al summenzionato Jean-Claude Fourmon, suo nipote, che ne rafforza l’immagine presso le grandi personalità, costruisce un rapporto diretto con i più grandi ristoranti, crea la Cuvée Joséphine in omaggio alla primogenita di Joseph Perrier e ne fa la cuvée de prestige della Maison. Ricordo benissimo che, durante i miei primi passi nel mondo dello champagne (sarà stato il 2001, massimo il 2002) un grande appassionato bolognese, tale Paolo Trevisani, mi fece scoprire questo champagne dalla bottiglia tutta decorata e ne rimasi colpito. Credo fosse la 1995 appena uscita. Con gli anni a seguire ho un po’ perso di vista gli champagne Joseph Perrier, ma quando li ho rincontrati per la guida, non ho più provato lo stesso entusiasmo, neanche per la Joséphine. Credo che il progredire della mia esperienza abbia fatto emergere quello schema un po’ vecchio stile, legato a una certa maturità, a una non trascurabile vinosità e a dosaggi oramai troppo elevati. Le degustazioni delle varie edizioni della guida Grandi Champagne sono la riprova di quanto appena detto.

Bottiglie ‘sur pointe’
La vinothèque racchiude diverse bottiglie di valore tenute ‘sur pointe’, tra le quali tutte le annate di Cuvée Joséphine.
Tini in cemento
I vecchi tini in cemento. Ora restaurati, faranno parte di un esclusivo circuito di visita che passerà anche al loro interno!

Con queste idee in testa, quindi con un po’ di timore, ho varcato la mattina del 15 luglio scorso il cancello della Maison e ho trovato un mezzo cantiere. Mi accolgono calorosamente Benjamin Fourmon, Nathalie Laplaige e Matthieu Luneau, artefice della mia visita. Mi dicono di volere un parere spassionato da me, quindi mi raccontano la storia e mi illustrano i progetti futuri, i loro. A breve saranno inaugurati inediti spazi accoglienza per rispondere all’enoturismo che da qualche anno interessa in maniera sempre più importante la Champagne, compresi un vero e proprio percorso all’interno dei vecchi tini in cemento, la boutique, una bella sala degustazione. Nuova anche la cuverie, visto che oggi gran parte delle vinificazioni sono fatte presso Thiénot. A proposito di Thiénot, Joseph Perrier ha la celebre famiglia nell’azionariato, sì, ma è e resta una Maison indipendente, guidata, come detto, dalla sesta generazione. La visita alle cantine è da togliere il fiato, sono bellissime, per questo m’è sembrato giusto raccontarle anche nel libro La Mia Champagne.

Terminata la visita, è la volta della degustazione

Degustazione Champagne Joseph Perrier

Iniziamo con la gamma dei sans année, quindi la Cuvée Royale Brut (35% Pinor Noir, 35% Chardonnay, 30% Meunier con il 20% di vins de réserve) e la Cuvée Royale Blanc de Blancs (100% Chardonnay e 15% di vins de réserve). Quelli attualmente sul mercato sono basati sulla vendemmia 2016, ma la liqueur (a 7 g/l) è stata fatta da Nathalie. Sono una sorpresa per gradevolezza, al che chiedo di assaggiare i prossimi, i base 2017, quindi i primi fatti da Nathalie. Accidenti! Freschi e puliti, molto precisi, armonici, né campioni di struttura ma neanche semplici, equilibrati direi, corretti. Il Brut è un grande classico che può divertire anche gli appassionati, il Blanc de Blancs un inno alla mineralità ma con un corpo inaspettato. Forse perché prevenuto, sono state per me le due sorprese della giornata. Ah, sì, i punteggi: 88/100 e 89/100 ai primi due, 90/100 pieno e 91/100 ai due fatti da Nathalie.

Rimandiamo Cuvée Royale Rosé e Demi-Sec a un’altra occasione perché ci attende una verticale di Blanc de Noirs, il millesimato parcellare non dosato creato anch’esso da Jean-Claude con la vendemmia 2008 sulla base del lieu-dit ‘Côte à Bras’ a Cumières, di proprietà della maison dal 1865. Mi aspettavo di assaggiare prima l’Esprit de Victoria Blanc de Blancs millesimato, ma mi dicono che hanno deciso di pensionarlo. Coraggiosi i giovani! Non se ne sentirà la mancanza e se serve a fare un Blanc de Blancs non millesimato come quello assaggiato, beh… ben venga! Ma torniamo al Blanc de Noirs, uno champagne che, in tutta onestà, non mi ha mai convinto. Anzi, mi ha sempre lasciato perplesso. Benjamin e Nathalie mi chiedono se abbia voglia di fare la verticale al contrario, quindi in senso cronologico, in modo da apprezzare l’evoluzione degli champagne, e, per quanto sia abituato a fare il contrario, accetto di buon grado. Bene, l’assaggio di 2008 e 2009 mi conferma non solo le degustazioni passate, ma mi mette di fronte a due champagne dalla personalità eccessivamente ossidativa, mentre la musica non cambia certo con il 2010, che dà perfino l’impressione di essere già troppo avanti: l’annata, d’altronde, fu più da Chardonnay. Guardo i tre giovani, esprimo i miei pensieri e, anziché trovare dispiacere, vedo piena concordanza. Bene. Passiamo al 2011, figlio di un’annata molto particolare, che in pochi hanno millesimato e in pochissimi hanno fatto bene. Pensavo a un’altra delusione, invece… simpatico! Ha una coinvolgente nota di frutto tropicale e di ciliegia che ne accompagna l’olfatto, scuro, certo, ma non cupo. E dà sensazione di netta pulizia. Bocca molto gradevole per via del ritorno di frutto tropicale. È leggero ma non etereo, anzi ha una certa tattilità cremosa, è sempre pulito nonché fine, chiude nettamente minerale, lasciando una bella sensazione. Insomma, piace. Il punto di svolta dell’etichetta? Guardando il colore, forse sì… Nel senso che la minore estrazione sembra giovare. 90/100

Uscirà a breve, mentre i prossimi sono delle vere anteprime, quindi vi darò delle impressioni di massima. Il 2012, dal quale mi aspettavo molto, deve evidentemente farsi. Oggi è difficile da decifrare perché ha pure un’ombra di maturità e un’inaspettata leggerezza. Vedremo quando sarà… Invece, il 2013 appare subito e già rispettoso dell’annata. Sottile e bevibilissimo, fruttato e agrumato. Leggero e con una buona tensione, senza dubbio gradevole. Fosse per me, lo farei uscire prima del 2012. Chiudiamo con il 2014, che appare già molto interessante, se non proprio sorprendente, ma è stato svegliato troppo presto dal suo sonno…

Degustazione Champagne Joseph Perrier

Il botto finale è la verticale delle sole tre Joséphine tirate in magnum. Una vera chicca. Tra l’altro, si tratta di tre belle annate, quindi vediamo se il formato, la lunga maturazione e i dosaggi molti bassi (tutti a 3 g/l) hanno giovato. La Cuvée Joséphine fu creata da Jean-Claude Fourmon nel 1982 in ricordo del matrimonio della stessa, quindi il padre le riservò il migliore assemblaggio. L’erede di quello champagne è proprio la Cuvée Joséphine, prodotta solo nelle annate veramente importanti (finora soltanto 1982, 1985, 1989, 1990, 1995, 1998, 2002, 2004 e 2008) da uve soprattutto Grand Cru, vinificate separatamente per parcelle. A seguire, lo champagne matura tra i sette e nove anni sui lieviti ed era tradizionalmente dosato a 10 g/l, ma l’arrivo di Nathalie Laplaige ha esattamente dimezzato il dosaggio con la 2008.

Degustazione Champagne Joseph Perrier

Cuvée Joséphine

1998

44% Pinot Noir, 56% Chardonnay
dég. 2018 – Molto elegante, ma anche piuttosto chiuso. Lo attendi nel calice e il naso inizia a rivelare un bel frutto e una tenue, ovvero giusta maturità. Man mano vien fuori anche l’agrume a vivacizzare l’espressione. Bocca addirittura energica, ben fusa tra freschezza e mineralità, tesa, pulita, asciutta, con ritorni agrumati e uno sviluppo nettamente minerale fino al finale sapido. Sembra avere ancora molta strada davanti, peraltro nel rispetto dell’annata. Forse manca di un po’ di incisività sul finale, ma è un vino preciso e molto minerale che con il tempo potrebbe rivelare bellissime sorprese.
Voto: 93/100

1990

54% Pinot Noir, 46% Chardonnay
dég. 2013 – L’impronta ricca e coinvolgente dell’annata c’è tutta. Forse è un po’ più maturo di quanto pensassi, sia per il colore dorato, sia per il naso tra la frutta secca e il marzapane, per questo sospetto ci sia qualcosa che non vada con l’evoluzione. Non a caso, la bocca è un po’ scissa… Mi guardo con Benjamin e Nathalie e sembriamo tutti d’accordo sul fatto che il tappo non perfetto abbia compromesso il vino. Peccato, perché non solo avrebbe cremosità, complessità e freschezza, ma lascia chiaramente intuire come oltre il difetto ci sarebbe qualcosa di eccezionale…
N.G.

1985

55% Pinot Noir, 45% Chardonnay
Piccola curiosità: la bottiglia è verde e non scura, priva della classica decorazione. Nel 1985 nasceva Benjamin e il padre, Jean-Claude, chiese l’anno dopo allo chef de cave di tirare delle magnum (altrimenti non previste) che il figlio avrebbe poi stappato al suo matrimonio. Ma le magnum per la Joséphine non esistevano, al che lo chef de cave fu costretto a usare della magnum normali, prive di decorazioni, che all’epoca erano ancora verdi…

dég. giu. 2020 – Sarà il tempo, sarà il formato, sarà l’annata (a dispetto della situazione in Champagne all’epoca: ne parlerò nel libro La Mia Champagne), ma questo naso è una vera fucilata, per tensione e… le stuzzicanti note di polvere da sparo! Ha una vivace freschezza davvero incredibile che riporta ancora e addirittura agli aromi primari della fermentazione. Soprattutto, è un naso profondo e raffinato. Bocca succosa, gustosa, verticale e tesa, più levigata che sottile, ovvero molto rispettosa dell’annata. Tende un po’ a chiudersi su se stessa sul finale, ma la vitalità, la freschezza, la sapidità rendono questo champagne veramente d’eccezione, di perfetta e assoluta integrità, nonché legato a doppio filo a quella mineralità che solo la Champagne sa regalare!
Voto: 95/100

Nel frattempo, Joseph Perrier ha debuttato con il suo primo Brut Nature, un non millesimato che si colloca in seno alla linea Cuvée Royale. Per la sua scheda, però, vi rimando alla sezione ‘extra’, quindi fuori delle varie edizioni della guida, della piattaforma:
https://members.lamiachampagne.com

Tappi degustazione Joseph Perrier

Gli champagne Joseph Perrier sono distribuiti in esclusiva da:
Banfi – Tel. 0577/840111 – www.banfi.it

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