Gosset e il concetto di tempo
A marzo 2016 Gosset lanciava uno champagne particolare, denominato 15 Ans. Il nome, ovviamente, indicava il numero di anni trascorsi in cantina sui lieviti e si trattava di un assemblaggio unico, finalizzato a uno champagne da “dimenticare in cantina” in maniera tale da dimostrare tanto le eccellenti capacità di invecchiamento dei vini della maison, quanto esaltare la complessità a fronte di una freschezza spiazzante. In realtà, quello champagne altro non era (si fa per dire…) che la versione bottiglia della preziosa Cuvée 430 Ans, invece proposta unicamente in magnum per celebrare il prestigioso anniversario di Gosset (fu recensita in Grandi Champagne 2016-17). Pertanto, lo champagne Gosset 15 Ans era un qualcosa di episodico, tra l’altro essendo stato proposto in sole 5.000 bottiglie.
Dal 2016 passiamo a giugno 2020, quando mi reco nuovamente da Gosset. Ho appuntamento con Odilon de Varine, lo chef de cave, personaggio carismatico, simpaticissimo, con una conoscenza della Champagne e del suo vino incredibile (è natio di Verzy). L’obiettivo è passare qualche ora insieme al fine di raccogliere ulteriore materiale per il libro La Mia Champagne. La responsabile PR ed export Nathalie Dufour mi chiede se avessi piacere di bere qualcosa, io ringrazio e dico di no, ma Odilon e Nathalie mi dicono di pensarci bene perché ci sarebbe qualcosa di speciale, una novità, e io sarei il primo in assoluto ad assaggiarla. Va da sé che cedo miseramente alla loro offerta, ma prima ‘ci facciamo la bocca’ con un Grand Blancs de Blancs. Questo champagne non mi ha mai convinto nelle degustazioni della guida, ma ogni volta che lo assaggio in maison mi piace: ricco ma teso, senza dubbio elegante, con un intenso carattere minerale su una base agrumata e una confortante asciuttezza. Anche stavolta (base 2015) è stato così, se non addirittura di più, allora mi si è accesa una lampadina: “vuoi vedere che è la famigerata bottiglia trasparente?”. Ne ho parlato con Odilon e mi ha confermato la possibilità del goût lumière, quindi la deviazione del gusto a causa della luce. Per questo lo champagne è venduto in un cartone nero con tanto di raccomandazioni e nel mio caso, non appena versata, la bottiglia è stata subito riposta nel suo astuccio. Probabilmente, nelle degustazioni della guida chi ha preparato le bottiglie per la degustazione ha lasciato il Grand Blancs de Blancs esposto alla luce per più di 10 minuti, da cui il vino definitivamente compromesso. Ovviamente, la gestione dell’astuccio in cartone non è semplice, in Gosset lo sanno bene, per questo motivo entro la fine dell’anno debutterà un esclusivo sistema di protezione. Evviva!
Preparata al meglio la bocca e nel chiacchierare amabilmente con Odilon, eccoci finalmente alla novità: Nathalie arriva con una bottiglia… sembra la 15 Ans, ma leggo meglio e in etichetta c’è scritto 12 Ans. Ecco la novità. Un nuovo 15 Ans? Sì e no. Il 15 Ans era un qualcosa di particolare, anzi di unico, un assemblaggio di annate, e le bottiglie, come detto, altro non erano che una diversa proposta della Cuvée 430 Ans. Non voglio dire che il vino fosse stato fatto con quanto avanzato da quest’ultima, no, però è vero che senza il progetto dello champagne celebrativo non sarebbe mai nato. Invece, il 12 Ans de cave a minima (questo il nome esatto) è completamente diverso. Non è, dunque, un’evoluzione del 15 Ans, bensì uno champagne nato da un progetto ben preciso, finalizzato al concetto di tempo. Ed è questo l’unico punto in comune con il 15 Ans. Odilon mi spiega che oggigiorno il concetto di millesimato è sempre più complicato. Per carità, loro lo fanno (Grand Millésime), peraltro ottimo, ma per la maggior parte della gente comprendere un millesimato è difficile. Va, bene, c’è l’annata riportata in etichetta, ma cosa significa esattamente? Il vino è migliore di quello che l’ha preceduto? E del successivo? Per Odilon, per parlare di millesimato è necessario possedere una grande cultura vinicola, una conoscenza enorme dell’andamento delle annate, di come in un’annata si è espressa un’uva rispetto a un’altra, quale marca l’ha interpretata meglio, quel è la firma tipica di quell’annata e così via. L’appassionato magari lo sa, soprattutto se si documenta da racconti tipo quelli del sottoscritto, ma la maggior parte dei consumatori? No. D’altronde, quanti sono in grado di dire, ad esempio, “mi piace la mineralità quindi mi oriento sull’annata x invece della y”? Quanti sono in grado di muoversi con disinvoltura in una carta dei vini tra le varie annate delle diverse Denominazioni?
In effetti, Odilon tutti i torti non li ha, visto che i dati di vendita dello champagne relativamente al 2019 pongono i millesimati soltanto all’1,1% del mercato!
Al contrario, il concetto di tempo è molto più comprensibile. Non solo, il tempo è un valore, un tesoro e a tal proposito Odilon mi fa questo esempio: “se avessimo la bacchetta magica, cosa vorremmo? Il tempo!”. Quindi ecco fare un discorso contrario, parlando non di millesimato, ma di tempo. Dicendo che lo champagne non è dell’annata x, ma ha passato y anni in cantina. 12 anni in questo caso. Un concetto immediatamente comprensibile da chiunque, una nozione tangibile. Anche chi non è appassionato può dire di preferire la freschezza e, pertanto, orientarsi verso uno champagne di tre anni, oppure chi ricerca complessità e una certa maturità uno di dieci o quindici. Senza contare il fatto che l’appassionato, quindi chi conosce la magnificenza dello champagne dopo qualche anno di cantina, adorerà le lunghissime permanenze sui lieviti. Naturalmente l’assemblaggio è stato pensato per rimanere a lungo sur lattes, ma senza sapere quanto: Odilon e la sua adjointe Gabrielle hanno regolarmente assaggiato lo champagne fino ad aver trovato il perfetto equilibrio tra finezza e struttura. Un equilibrio raggiunto grazie al lavoro fatto dai lieviti nel tempo: il vino si ‘nutre’ di questi e la sua ricchezza viene proprio da questi. Nel caso di questo assemblaggio, il suddetto equilibrio è stato raggiunto dopo 12 anni dal tiraggio. Quindi 12 anni sono la conseguenza, non l’obiettivo, e questi 12 anni sono poi diventati anche il nome. Il summenzionato assemblaggio è inoltre basato sulla vendemmia 2006 più “qualche vino di riserva”, con il Pinot Noir appena predominante sullo Chardonnay e le uve selezionate nei villaggi di Aÿ, Louvois, Ambonnay, Bouzy, Verzy, Avize, Cramant, Le-Mesnil e Villers-Marmery. Il dosaggio, frutto di degustazioni rigorosamente alla cieca, è di 7 g/l e la liqueur è fatta sacrificando alcune bottiglie di Grand Blanc de Blancs.
12 Ans de Cave a minima
51% Pinot Noir, 49% Chardonnay
(dég. dic. 2019) – Dopo una breve attesa nel bicchiere, fondamentale con gli champagne di una certa importanza, il vino si ‘apre’, perde la traccia matura e rivela un affascinante carattere tropicale. Ma non pensate a un succo di frutto di frutta tropicale, no, qui ci sono l’energia e la vivacità di un grande champagne, un punto di evoluzione perfetto, un’idea di profondità e di importanza, tutto inglobato e reso irresistibile da queste note di mango e frutto della passione. Ti cattura, ma prima di passare all’assaggio ecco Odilon rivelarmi che si tratta di un vino basato soprattutto sull’annata 2006… Rimango allora veramente di stucco, perché manca quel tratto ‘gourmand’, per non dire pesante, che segna inevitabilmente e praticamente tutti i 2006 oggi. Incredibile, una rivelazione. È ora di passare alla bocca… Tonica, veramente bella, completa, ricca, avvolgente ma anche verticale, giustamente fresca, raffinata, levigata più che setosa, talmente asciutta da cozzare con il dato di dosaggio. Ritorna il gustoso carattere tropicale, però è ora e via via accompagnato da una splendida mineralità, più pietrosa che crayeuse. E che raffinata persistenza! Odilon ha parlato di equilibrio… sì, questo champagne è perfettamente equilibrato e ha il suo asso nella manica nella piacevolezza, veramente travolgente. Grande champagne, da appalusi a scena aperta.
Voto: 95/100
Un esercizio tecnico di rara fattura che si ripeterà ancora, ma il prossimo champagne potrebbe essere 13 Ans, oppure 9 Ans, o altro, chissà. Intanto godiamoci quella che è una delle più belle etichette di Gosset. Senza dubbio. Soprattutto per immediata piacevolezza. Uscirà a settembre di quest’anno come edizione limitata, visto che ne sono state tirate non tante, 12.000 bottiglie.
Gli champagne Gosset sono distribuiti in esclusiva da:
Gaja Distribuzione – Tel. 0173/635255 – www.gajadistribuzione.it