2 commenti
Sans Année

Il ritorno alle origini di Mathilde va a zero

Tanto questo sito quanto la guida Grandi Champagne 2020-21 (e pure la specifica diretta su Instagram…) hanno portato alla ribalta Mathilde Devarenne, giovane vigneronne, champenoise purosangue, mamma affettuosa....
di Alberto Lupetti

Blanc de Blancs Brut Nature Rochet-Bocart

Tanto questo sito quanto la guida Grandi Champagne 2020-21 (e pure la specifica diretta su Instagram…) hanno portato alla ribalta Mathilde Devarenne, giovane vigneronne, champenoise purosangue, mamma affettuosa. Gli champagne interamente firmati da Mathilde sono sul mercato da poco più di anno, ma questa ragazza dal dinamismo travolgente ha saputo farsi apprezzare sin da subito per la personalità dei suoi vini frutto di idee ben chiare e di tanta, tanta passione. Rivediamo in breve la storia di Mathilde: figlia di una famiglia di piccoli produttori a Billy-le-Grand (parte est della Montagne de Reims), già da piccola manifesta il desiderio di fare vino da grande. Poi il Lycée Viticole ad Avize, lo stage nel Chianti, la chiamata dello zio Michel, che nella confinante Vaudemange conduce una piccola realtà RM/Vigneron Indépendant. Il suddetto zio materno non ha eredi e così pensa alla giovane Mathilde per dare continuità alla Rochet-Bocart. Mathilde ci pensa su un attimo, visto che avrebbe la Bonnevie-Bocart, quindi l’azienda di famiglia, nella quale lavorare al fianco dei genitori e del fratello, ma dopo essersi consultata con i familiari e averci riflettuto, prende la decisione di intraprendere la propria strada. È il 2015 quando lo zio le affida la Rochet-Bocart: salvo vendere lo stock in cantina fino a esaurimento, Mathilde ha carta bianca.

Mathilde Devarenne
Eccola Mathilde, cuore pulsante dell’attuale Rochet-Bocart. Qui sta rispondendo alla domanda “chi segue la vigna?” e mostra le mani per indicare che è lei in prima persona!

Mathilde, con la sua passione, con il suo dinamismo, rinnova gli spazi accoglienza e prende per mano i 6 ettari di vigneti (5 a Vaudemange piantati a Chardonnay e uno a Verzy, ovviamente a Pinot Noir), iniziando un paziente lavoro dei suoli. Con la sua prima vendemmia quello stesso anno, Mathilde plasma i suoi primi due champagne, un blanc de blancs e un blanc de noirs, entrambi millesimati 2015 non dichiarati. La novità apportata da Mathilde è sia la selezione delle uve, sia la malolattica non svolta “al fine di apportare maggiore freschezza e compensare così il riscaldamento climatico”. Il Blanc de Noirs Brut (sebbene dosato a soli 3 g/l) debutta a ottobre 2018 e conquista per la sua precisione, la sua energia, la sua innata piacevolezza che si accompagna a una giusta complessità, ovvero mai ostica. Per il Blanc de Blancs, invece, bisogna aspettare la fine del 2019, perché Mathilde ritiene che lo Chardonnay abbia bisogno di più tempo in cantina per equilibrarsi. Anche il Blanc de Blancs è etichettato come Brut ma dosato a soli 3 g/l, però per il solo mercato italiano Mathilde ne fa anche una versione Brut Nature, disponibile da ora.

Champagne: parcella del lieu-dit ‘Fossé Bocard’
Il Blanc de Blancs di Mathilde, diverso da quello fatto dallo zio, proviene unicamente da una parcella del lieu-dit ‘Fossé Bocard’, a cavallo tra i due villaggi Premier Cru di Vaudemange e Billy-le-Grand, nella parte est della Montagne de Reims.

Lo Chardonnay in purezza è lo champagne delle origini di Mathilde, quella zona della Champagne dove è nata e cresciuta e, tra l’altro, il Blanc de Blancs è fatto con sole uve del lieu-dit che si chiama ‘Fossé Bocard’ e si trova a cavallo tra Vaudemange e Billy-le-Grand. I due villaggi, uno dove Mathilde opera attualmente e l’altro dove è nata, sono entrambi classificati Premier Cru al 95% e fanno parte della cosiddetta ‘Perle Blanche’, quindi quella parte della Montagne de Reims quasi interamente consacrata allo Chardonnay. La parcella di proprietà di Rochet-Bocart si trova sul versante di Vaudemange e vanta ben 63 anni e una favorevole esposizione a sud/sud-est. I mosti sono fermentati in piccole cuve senza malolattica, poi tre anni sui lieviti (ciò nonostante, Mathilde non lo dichiara come millesimato e continuerà su questa falsariga) e, in questo caso, nessun dosaggio. Lo andiamo a scoprire dopo aver apprezzato il Brut nell’ultima edizione della guida.

Un’ultima nota: Mathilde potrebbe produrre non meno di 50.000 bottiglie, ma per ora la sua produzione è limitata a 15.000, per diverse ragioni. Innanzitutto qualitativa, poi subordinata all’attuale stock di cantina, infine perché Mathilde vende la maggior parte delle uve ai négociant, tra cui Krug.

Blanc de Blancs Brut Nature

Bottiglia di champagne Blanc de Blancs Brut Nature Rochet-Bocart100% Chardonnay
Olfatto ricco e brioso, evidentemente legato agli agrumi dolci, ma non quelli zuccherini, bensì come sanno essere i limoni di Sorrento. Ma non basta: non è un blanc de blancs etereo, ma uno concreto, nel quale la grande freschezza, la perfetta pulizia accompagnano una confortante sensazione di spessore – più che di vinosità – nella quale gli agrumi gialli si propongono anche in foglia e si accompagnano a note fruttate bianche. Ancor più fresca la bocca, nella quale il bilanciamento tra volume e leggerezza rasenta la perfezione, disegnando così una gustativa nitida, precisa, pulitissima, con la salinità al fianco dei ritorni agrumati che segnano il finale, invero non profondissimo, ma di incisiva persistenza e arricchito da una stuzzicante piccantezza da zenzero fresco. Come? Ah, sì, non è dosato, me n’ero dimenticato tanto questo champagne è ben equilibrato e lineare. Non è una cosa scontata, soprattutto quando non si svolge la malolattica…
Voto: 92/100

Siamo alle solite: dosato o non dosato? In questo caso la brava Mathilde ci toglie dall’impaccio perché li propone tutti e due. Ed è difficile dire quale sia il migliore dei due, perché il loro valore assoluto si equivale, sebbene i tratti caratteriali siano giustamente diversi. Il Nature stupisce per l’equilibrio, che ne cela tanto la mancanza di liqueur, quanto l’assenza di malolattica, il tutto a favore di una bevibilità travolgente. Ed è pure estremamente trasversale, perché non è affatto uno champagne difficile, elitario. Tutt’altro. Può essere l’etichetta perfetta per far scoprire gli champagne non dosati ai più, ma personalmente lo vedo benissimo al fianco del classico ‘plateau de fruits de mer’, magari quelli eccezionalmente sontuoso che fanno al ristorante AlMare di Fano…

Mathilde fa parte dell’associazione ‘Les Fa’Bulleuses’, che raggruppa sette produttrici di champagne capaci di rappresentare con entusiasmo e raffinatezza tutte le aree della AOC Champagne, dalla zona a nord-ovest di Reims fino all’Aube.

Tappo della bottiglia assaggiata di Blanc de Blancs Brut Nature Rochet-Bocart

Gli champagne Rochet-Bocart sono distribuiti in esclusiva da:
Alberto Massucco Champagne – tel. 0124/518555 – info@massuccochampagne.it

Suggerimenti a tema:

2 risposte a “Il ritorno alle origini di Mathilde va a zero”

  1. Gentile Alberto,
    Scrivo anche qua, ho aperto recentemente 5 bottiglie di rochet bocart blanc de noirs trovandole tutte con difetti più o meno evidenti di tca.
    Chiedo se le risultano medesime esperienze in merito.
    Mi chiedo inoltre a questo punto se il produttore sia al corrente di una statistica così pesante e abbia magari deciso di provvedere adottando altri sistemi di tappatura.
    Un peccato non ci sia alcuna informazione sulla bottiglia in merito a tiraggio, annata o sboccatura.
    Mi chiedo però se abbia senso insistere per trovare una boccia a posto.
    Grazie se vorrà rispondere.
    Cordialmente

    • Anche qua in che senso?
      La cosa mi sorprende, anche perché trovare difettate 5 bottiglie su 5 è veramente clamoroso e non mi è mai capitato. Se, come dice, il difetto da TCA è evidente, si tratta di un lotto di tappi difettoso. Da dove provengono le bottiglie? Quando le ha acquistate?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.