Con il 2012, arriva il quarto Argonne di Henri Giraud!
In Champagne, nel 1990, il legno era prettamente in disuso: a eccezione di chi, come Krug e Bollinger, non l’aveva mai dismesso e fatto salvo qualche vigneron, la maggior parte dei produttori era stabilmente passata all’acciaio. Gli anni a venire avrebbero visto una riscoperta del legno che perdura tuttora, ma trent’anni fa era così. Però, ad Aÿ, un piccolo produttore erede di una famiglia di vigneron con quattro secoli di tradizione, il legno lo aveva ben più che riscoperto. Sto parlando di Claude Giraud, dodicesima generazione della famiglia e alla guida della Henri Giraud dal 1983. Dopo solo due anni al timone della maison, Claude aveva già iniziato diverse sperimentazioni con il legno in collaborazione con uno château di Bordeaux, fino al 1990, quando ha deciso di fare il grande passo: ha creato un nuovo champagne, al vertice della Henri Giraud, fermentato interamente in barrique. E, a sottolineare questo aspetto, lo champagne viene battezzato semplicemente Fût de Chêne: rappresenta una sorta di pietra miliare non solo per la maison di Aÿ, ma per la Champagne tutta. Ma Claude non si ferma, continua la ricerca sul legno (selezione delle querce, tostatura, ecc), riscopre quello di Argonne, affina continuamente il proprio savoir-faire in cantina e così, quando tutti aspettano il Fût de Chêne 2002 dopo l’opulento 2000, ecco la rivoluzione: lo champagne non è più millesimato, ma diventa un assemblaggio (annata base al 60% più réserve perpétuelle) e viene ribattezzato Fût de Chêne MV a sottolinearne la nuova natura. Non basta, perché al suo fianco debutta l’Argonne 2002, naturale evoluzione dell’originario Fût de Chêne millesimato. Anzi, questo champagne è una sorta di ‘super’ Fût de Chêne e, come il nome lascia intuire, il legno viene solo dalla celebre Forêt d’Argonne, le cui querce sono state utilizzate per lo champagne sin dalla sua nascita. Un vero e proprio ritorno alle origini, dunque, mentre l’assemblaggio (75% PN/25% CH) mira a marcare la territorialità, vista la preponderanza di vigneti a uva nera all’interno del Grand Cru di Aÿ. Gli anni a seguire vedono la Henri Giraud continuare su questa falsariga (con la vendemmia 2016 ha perfino e definitivamente dismesso l’acciaio) e, soprattutto, segnano l’ingresso in campo di Sébastien Le Golvet, oggi non solo chef de cave della Henri Giraud, ma braccio armato del fondatore, visto che Claude si è nel frattempo posto in posizione un po’ defilata. Nel frattempo, gli Argonne si sono succeduti: 2004, 2008, 2011, 2004 Rosé e… 2012!
Mercoledì 5 Febbraio è un freddo ma soleggiato mattino quando suono il campanello della Henri Giraud: ho appuntamento con Sébastien per portargli la copia di Grandi Champagne 2020-21. Tra parentesi, anche questa edizione della guida ha visto una prestazione veramente maiuscola degli champagne Henri Giraud. Merito della continua evoluzione voluta da Claude e merito di Sébastien, che ha saputo sviluppare alla perfezione lo stile: frutto e piacevolezza hanno rimpiazzato maturità e concentrazione senza rinnegare l’identità. Complimenti! Ma dicevo di essere passato per la guida… Arriva Sébastien, saluti di rito, due parole sul tempo bizzarro della Champagne (il lunedì precedente c’erano stati 11°C ed era il 3 Febbraio!) ed ecco la domanda che mi perseguita per tutta la settimana: “cosa vuoi assaggiare?”. Oramai conoscete la storia: io, memore dei numerosi appuntamenti che mi aspettano, tento una timida difesa rispondendo “mah, nulla, grazie, sono un po’ di corsa e, di fatto, sono qui solo per la guida…”, ma poi, scoperto che l’assaggio proposto è veramente irresistibile, cedo miseramente. Nello specifico, Sébastien ha fatto facilmente breccia nella mia linea di difesa così: “volevo farti scoprire qualcosa di veramente speciale, una novità assoluta… saresti il primo al mondo ad assaggiare questo champagne”. Era impossibile non cedere, vero? Però, Sébastien non mi dice nulla di più. Prende i calici (dei Lehmann della collezione A. Lallement N.1 personalizzati con la scritta Argonne) e io tento di sdrammatizzare l’attesa sottolineandone la generosità della forma, al che Sébastien risponde: “un grande bicchiere per un grande vino”. Nonostante tutti questi indizi, però, ancora non pensavo a una nuova annata di Argonne, anzi confesso che temevo l’ennesimo Coteaux Champenois, vera e propria tendenza (non vorrei dire moda…) del momento. Invece, ecco arrivare Sébastien con una bottiglia di Argonne 2012, la numero 0002 per l’esattezza, ancora priva della foglia d’oro che ne caratterizza l’habillage dal 2008. È la quinta annata di Argonne e negli anni questo champagne si è anch’esso evoluto: è costantemente cresciuta la componente di Pinot Noir e il legno è diventato soltanto nuovo. A proposito di legno, oggi Sébastien seleziona personalmente le querce nella Forêt d’Argonne, poi esige che il legno asciughi per almeno tre anni, infine lo affida a tre tonnelier, presso i quali segue in prima persona la tostatura. In cantina, invece, il mosto di ogni parcella è ‘adattato’ di volta in volta a specifiche barrique, ovvero alla loro provenienza all’interno della foresta: terroir con terroir…
L’Argonne 2012 ha maturato circa 7 anni sui lieviti ed è stato poi dosato a 6 g/l.
Argonne 2012
90% Pinot Noir, 10% Chardonnay
Senza andare a scomodare i vecchi Fût de Chêne millesimati, basta ripensare ai primi Argonne e confrontarli con questo 2012 per rendersi conto quanto questo vino abbia guadagnato in finezza e freschezza. Ogni traccia di maturità e concentrazione ha abbandonato l’olfatto per far spazio all’eleganza che esalta il frutto (prugna e albicocca), bellissimo, gustoso, coinvolgente, attraente. E, sebbene sia quasi un blanc de noirs, l’uva nera non è mai insistente, ma, anzi, si rivela in maniera intrigante attraverso note floreali di viola. Così, all’assaggio, non trovi spessore, men che meno densità, ma intensità per via del perfetto equilibrio tra la struttura di una grande vino e la vivace energia di uno champagne, tra un frutto che è sempre fresco e gustoso e l’autorevolezza del Pinot Noir. La bocca è rotonda e solida, intensa e sapida, sempre più fresca tanto da rasentare il mentolato. Sul finale, peraltro di una lunghezza rimarchevole sulla mineralità, si rivela un leggero tannino che in questo momento asciuga la chiusura della gustativa. Sébastien dice che si “arrotonderà” con il tempo, per me è invece un elemento di valore in quanto ne favorisce l’abbinamento a tavola. Notevole, tanto che credo potrebbe perfino sopravanzare sul filo di lana il tanto celebrato 2008. Vedremo. Intanto lo pareggia, almeno per ora…
Voto: 97/100
A dispetto del dégorgement fatto pochi giorni prima dell’assaggio, lo champagne ha già rivelato tutto il suo (grande) valore. È il degno erede del Fût de Chêne, nato trent’anni fa grazie al visionario Claude Giraud, ma è anche la prova tangibile della prepotente crescita qualitativa vissuta tanto dall’etichetta, quanto dalla stessa Henri Giraud. Senza contare il fatto che ci spinge a rivalutare l’annata 2012, senza dubbio diversa dalla 2008, ma capace di mettere in campo champagne d’eccellenza. Cosa che, a dirla tutta, non sospettavamo prima di alcune etichette formidabili che si stanno affacciando sul mercato. Last but not least, questo Argonne 2012 sancisce definitivamente quanto già visto con le degustazioni della guida, ovvero la conclusione del percorso intrapreso da Sébastien e finalizzato a rendere lo stile Henri Giraud non solo raffinato, ma soprattutto piacevole. Appunto…
Gli champagne Henri Giraud sono distribuiti in esclusiva da:
Ghilardi Selezioni – tel. 035/4226034 – www.ghilardiselezioni.com
Come distinguo un Blanc de Blanc da un Blanc de noir, a caratteri generali, da un punto di vista olfattivo e gustativo?
Ho bevuto poco fa un Blanc de noir e me lo aspettavo più rotondo, dolce, ruffiano quasi, e invece non è stato affatto così
Beh, in linea molto, ma molto generale, i blanc de blancs sono legati agli agrumi gialli, i blanc de noirs alla frutta rossa. Poi, però, le varie zone possono dare tante sfumature agli uni e agli altri.
Come mai se lo aspettava dolce e rotondo il BdN? Ce ne sono alcuni così, ma non sono certo la maggior parte. Il Pinot Noir è struttura e nobiltà, e a volte può avere una tensione e una mineralità insospettabili… Provi l’Empreinte 2014 di Geoffroy e poi mi dica!
Buongiorno Alberto!
Mi sto approcciando per la prima volta agli champagne di Henri Giraud, produttore che mi ha sempre affascinato per il modo in cui lavora ma che non avevo mai avuto modo di assaggiare.
Ho acquistato quindi il suo blanc de noirs, hommage au pinot noir che però non ho trovato in guida, probabilmente ai tempi della redazione dell’ultima edizione non era ancora stato presentato, mi piacerebbe sentire un tuo parere a riguardo così so cosa aspettarmi e quando stapparlo. Grazie in anticipo e complimenti per “la mia champagne” che ho da poco finito di leggere, una vera e propria bibbia delle bollicine d’ oltralpe!