8 commenti
Non solo Champagne

Ca’ del Bosco AMC 2010: una bellissima sorpresa!

Una sorpresa nient’affatto scontata. Oddio, non certo perché le precedenti Annamaria Clementi abbiano prestato il fianco a critiche (anzi, tutt’altro…), ma perché l’annata ha rappresentato una vera e...
di Alberto Lupetti

Annamaria Clementi 2010

Una sorpresa nient’affatto scontata. Oddio, non certo perché le precedenti Annamaria Clementi abbiano prestato il fianco a critiche (anzi, tutt’altro…), ma perché l’annata ha rappresentato una vera e propria sfida in Franciacorta, sia per i millesimati, sia, soprattutto, per le ‘Top Cuvée’. Sorprendendo ancora una volta, la AMC 2010 ha messo in campo una godibilità spiazzante, figlia di un equilibrio pazzesco nell’ambito del quale l’assenza di dosaggio (è la terza pas dosé della serie, consecutiva peraltro, dopo la 2008 che ha dato il via a questa nouvelle vague) appare senza alcun dubbio come una naturale conseguenza e non certo come una moda. D’altronde, su questo sito e sulla stessa Grandi Champagne 2020-21 ne abbiamo scritto più e più volte: il ‘dosaggio zero’ ha senso solo quando il vino non ha naturalmente bisogno dell’aggiunta di zucchero, altrimenti lo stesso vino si proporrà evidentemente squilibrato, se non addirittura eccessivamente ‘duro’. Questo vale in Champagne così come in Franciacorta, sebbene i vini di quest’ultima regione siano tendenzialmente meno bisognosi della liqueur per via di un terroir (quindi suoli e, soprattutto, clima) profondamente diverso. Il che rende più che mai fuori luogo, assurdo, sciocco ogni paragone tra i vini delle due regioni, francese e italiana. Per buona pace di giornali e TV che continuano a strombazzare trionfalmente il sorpasso del fantomatico “spumante italiano” sullo “champagne francese” (ma va?), componendo l’armata italica destinata a spezzare le reni alla Gallia di ogni sorta di vino con le bollicine, Prosecco compreso!

Maurizio Zanella
Maurizio Zanella, il geniale fondatore di Ca’ del Bosco, l’ideatore delle cuvée della cantina di Ca’ del Bosco, tuttora l’anima – pulsante, energica, instancabile – di questa realtà oggi più che mai vanto dell’enologia italiana.

Vabbè, lasciamo perdere e torniamo alla bollicina di punta di Ca’ de Bosco, summa del savoir-faire della cantina di Erbusco e dedicata alla mamma di Maurizio Zanella, il cui genio e passione ne hanno fatto uno dei miti dell’enologia mondiale. Come Zanella abbia dato vita a Ca’ del Bosco è degno del romanzo più appassionante, lo sappiamo, ma non è da meno come abbia poi saputo portare al successo le sue etichette non grazie al marketing, ma grazie a uno stile ben definito che ha saputo conquistare il grande pubblico e stupire gli appassionati più esigenti. Uno stile che mira alla massima ricerca del frutto, come spiega lo ‘chef de caveStefano Capelli, e che, per questo, può piacere o meno, ma è assolutamente identitario. Personalmente, e per esperienza, trovo che la Cuvée Prestige riveli tutto il suo valore se priva di liqueur, ma capisco che la sua collocazione di mercato non possa poi coniugare questa ipotesi, così come la mia auspicata malolattica parziale mal concilierebbe il suddetto stile. Ne ho parlato più volte con lo stesso Capelli… Ben diverso il discorso sui Vintage e la AMC: grandi vini, nel giusto rispetto dell’annata, ma hanno bisogno di tempo. Di tanto tempo. Insieme a Vania Valentini abbiamo assaggiato sia diversi Vintage Collection Brut, sia diverse Annamaria Clementi dopo diversi anni dalla sboccatura trovando dei vini ben diversi, meno rotondi e più verticali, di indiscutibile fascino. D’altronde, e non mi stancherò mai di ripeterlo, i grandi vini non hanno bisogno di tempo?

La 2010 è la venticinquesima Annamaria Clementi della sua storia, nata nel 1979 e costantemente cresciuta nel tempo riflettendo, al contempo, tanto i cambiamenti della Franciacorta, quanto l’evoluzione di vigne e cantina della stessa Ca’ del Bosco. La 2010 in Franciacorta è stata un’annata complicata in quanto piuttosto piovosa, oltre che ben più fresca del solito. Però, la vendemmia, tardiva (quasi alla fine della prima decade di settembre e insolitamente lunga nel caso di Ca’ del Bosco) ha dato buone uve, sebbene la valutazione globale dell’annata da parte del Consorzio la collochi tra quelle meno interessanti del decennio. Si dice che siano i momenti difficili a far emergere i valorosi, ma non credo sia questo il punto. Nei due decenni ‘90 e ‘00 la Annamaria Clementi è stata sempre prodotta (unica eccezione, incredibile ma vero, la super simbolica annata 2000) e questa insistenza non è certo moda (i fatturati di Ca’ del Bosco non li fa questa etichetta), bensì desiderio di far combaciare annata ed etichette di volta in volta, quindi scattando delle foto sempre diverse con la medesima fotocamera. Una sfida, credo, che è poi l’idea che ha portato avanti Richard Geoffroy con Dom Pérignon, sebbene non abbia poi potuto farlo con la stessa frequenza di Ca’ del Bosco…

La Annamaria Clementi 2010 prende forma da un’attenta selezione in 18 vigne che, dopo il classico ‘metodo Ca’ del Bosco’ e la fermentazione in barrique usate, ha dato vita ad altrettanti vini (12 Chardonnay, 4 Pinot Neri e 2 Pinot Bianchi); questi vini, nel legno hanno maturato 6 mesi sulle fecce nobili e qui svolto la malolattica. Dopo assemblaggio e tiraggio, questo Franciacorta Riserva ha maturato ben 8 anni sui lieviti (quindi tre in più di quanto previsto dal Disciplinare), a seguire, dopo l’esclusivo dégorgement in assenza totale di ossigeno (brevetto Ca’ del Bosco), non è stata aggiunta, come detto, alcuna liqueur.

Controetichetta Annamaria Clementi 2010
La Annamaria Clementi è proposta in numero limitato (bottiglie numerate), come ricorda la controetichetta al fianco della data di sboccatura e del totale dei solfiti.

Annamaria Clementi 2010

Bottiglia Annamaria Clementi 201020% Pinot Nero, 55% Chardonnay, 25% Pinot Bianco
L’olfatto è pervaso da un frutto bianco, accompagnato da raffinate note agrumate nobili, verso il bergamotto, spunti floreali di bella articolazione (acacia e magnolia), e una confortante grassezza di nocciola arricchita da un delicatissimo spunto di vaniglia. È un naso estremamente armonioso, che si fa via via sempre più raffinato e profondo, rivelando pure note di povere di caffè e una freschezza che si spinge fino al mentolato. Un naso, insomma, che già denota il valore del vino, ma che sa anche far intuire un grande potenziale evolutivo. Però è la bocca a stupire: all’ingresso è energica, ricca e fruttata, per certi versi pure vinosa, ma anche dinamica, flessuosa, dalla progressione gustativa ampia, ora di impronta salina, ben sostenuta dalla bollicina finissima. Insomma, tutto appare al proprio posto, significando così equilibrio perfetto. Un aspetto, questo, che spesso fa rima con ‘freddezza’, mancanza di personalità, ma non in questo caso. Proprio no. Qui la fusione tra materia e acidità, tra frutto e sapidità è sinonimo di piacevolezza, così lo stacco tra naso e bocca finisce per assumere una connotazione di valore, che va poi a completarsi nella chiusura fresca, leggera ma appagante, di piacevole definizione, lunghissima. E, alla fine, hai pure dimenticato che si tratta di un pas dosé
Voto: 93/100

(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini e Marco Dallabona)

Annamaria Clementi 2010 e rosé 2010
Al fianco della Annamaria Clementi 2010 abbiamo assaggiato anche la corrispondente Rosé, che però ha chiesto tempo a gran voce. La riassaggeremo, magari sempre alla Stella d’Oro di Soragna, dove si è svolta la degustazione (sullo sfondo si riconosce Marco Dallabona…).

Stesso punteggio della Annamaria Clementi 2009, sebbene l’avessimo a suo tempo definita “monumentale”? Sì. Questa 2010 ha meno struttura, certo, ma la gustativa ha messo in campo un equilibrio, una fusione, una bevibilità di livello straordinario. Sebbene in questo momento il vino sia più cerebrale che di pancia, nel senso che non ti fa saltare dalla sedia, ma ti fa riflettere, conquistandoti, poi, sorso dopo sorso. In proposito, per la prossima Primavera abbiamo in programma una verticale proprio di Annamaria Clementi in sede, con Zanella e Capelli: sarà l’occasione perfetta per delineare definitivamente l’identità di questa grande bollicina in maniera coerente, completa, esauriente.

Ah, quasi dimenticavo: al fianco della Annamaria Clementi 2010 abbiamo assaggiato anche la Rosé 2010, ma, come al solito, quest’ultima ha dimostrato evidentemente di aver bisogno di molto più tempo per esprimersi, quindi… rimandiamo il giudizio a un successivo riassaggio.

www.cadelbosco.com

Suggerimenti a tema:

8 risposte a “Ca’ del Bosco AMC 2010: una bellissima sorpresa!”

  1. Buonasera Alberto,
    Vorrei approfittare di questo bell’articolo per fare una proposta: perché non scrivere, come avevi fatto a suo tempo per gli champagne, anche una lista “Le 12 bollicine italiane imperdibili per un appassionato” e “Le 12 bollicine italiane imperdibili per tutti”? E perché magari non dedicare, una tantum, un fascicoletto sulle “Migliori bollicine italiane”? Penso che tutti gli appassionati ne sarebbero felicissimi! Vorrei anche chiarire il perché di questa mia domanda. Mi sono trasferito in Francia per studio e poi per lavoro intorno ai 20 anni e ho conosciuto e mi sono appassionato molto prima agli champagne che alle buone bollicine italiane. Durante queste feste di Natale sono stato nel Nord Italia dopo alcuni anni che non vi tornavo e ho constato una grande passione generale per le bollicine, con addirittura, per esempio, a Parma delle enoteche specializzate in sole bollicine (cosa rara qui oltralpe, al di fuori della Champagne). Ne ho approfittato per approfondire la mia conoscenza di Franciacorta e Trento Doc e mi sono trovato in una situazione paradossale: avevo con me la bibbia degli champagne (una certa Guida…) e nulla per guidarmi nelle bollicine del mio paese. Certo, guide specifiche sull’Italia esisteranno forse, ma quando uno segue e si fida di un panel di esperti, diciamo che amerebbe avere il loro parere (anche per poter comparare i punteggi, conoscendone il metro). Ecco il perché di questa mi  richiesta. E’ vero che grazie al sito ho, in passato, conosciuto e amato il Mosnel, D’Araprì et tanti altri, ma si tratta di tasselli sparsi. Concludo sottolineando anche che, parlando con vari sommelier in Italia, ho constatato una certa esterofilia e un certo disprezzo per esempio dei Franciacorta in generale. Questa è proprio una virtù italica: sminuire il proprio paese, mentre non sentirete mai neanche sotto tortura un francese disprezzare che so i Bordeaux (e ce ne sono tanti di dozzinali…) rispetto ad un rosso italiano. E poi, ad una serata, mi è capitato di assaggiare un magnum di Ferrari Perlé Nero e uno di Jacquart Mosaïque, beh, è Ruben Larentis che ha stravinto! Grazie e scusa per la lunghezza…

    • Un’idea interessante. L’articolo si può fare, magari a quattro mani con Vania. La pubblicazione la vedo difficile, perché quest’anno ho il libro e l’anno prossimo, se Dio vuole, la futura guida…

  2. Buonasera. Anche se non ho mai acquistato la Guida apprezzo molto il sito. Parlando di pubblicazioni aggiungo al dibattito che pagherei (quasi) qualsiasi cifra per una guida alle migliori bollicine europee…..pensateci! Grazie

    • Grazie del consiglio. Però, personalmente, credo che tolte Italia e Francia il resto sia veramente poco interessante. Ci sono tanta altre bollicine, certo, ma trovo che pochissime raggiungano un livello minimo. E, comunque, tolta la curiosità, non vedo perché complicarsi la vita quando ci sono già tante etichette di Francia e Italia che non basta una vita!
      A ogni modo, per quanto mi riguarda, credo nella specializzazione, quindi ritengo onesto parlare di ciò che ci conosce a fondo, quindi farlo seriamente con più di una Denominazione è complicato. Conoscere non significa assaggiare a casa, leggere due righe e poi professarsi esperto. Significa, all’opposto, andare in loco più e più volte, conoscere i produttori, i luoghi, assaggiare e riassaggiare lo stesso vino. E questo è difficile farlo (bene) già con una sola Denominazione…

      • Grazie a lei della risposta. Mi hanno parlato bene dei Cava…che però sono difficili da trovare in Italia.
        Andrebbe bene una guida del meglio delle bollicine Italiane e Francesi!
        saluti

        • Con tante belle bollicine italiani e francesi, i Cava li lascerei perdere. Francamente e personalmente.
          Italia e Francia? Sarebbe allettante, ma è un’idea che ho scartato in passato perché farebbe arrabbiare entrambi… Perché? Si farebbero ingiusti paragoni.
          Lascio dunque a qualcun altro che ne abbia voglia l’impresa!

  3. Salve, sono in procinto di mettere in cantina (finalmente) delle AMC del 2008, ben conservate. Mi consiglia l’annata ? Quanto posso lasciarle in cantina ?
    Grazie infinite

    • Le AMC sono una sicurezza. Oltre a rappresentare uno dei due vertici della spumantistica italiana. Ottima, la 2008, forse nona livello di 2009 e 2010. Però un’eccellente bollicine. Da far invecchiare, ma non eccessivamente, visto che è a 0 g/l.
      Chiediamo a @Vania se l’ha assaggiata recentemente…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.