Viaggio nel tempo: gli champagne Pol Roger di fine ‘800!
Epernay, 23 febbraio 1900. Il XX secolo è appena iniziato, in Champagne fa molto freddo e piove. Piove molto, moltissimo, anche per una regione solitamente molto piovosa. Maurice e Georges guidano da neanche un anno la maison fondata dal padre Pol Roger cinquantun’anni prima. Nel cuore della notte (è già il 28 febbraio) “un sourd roulement semblable à celui de la foudre” sveglia Maurice Roger (lui e il fratello ancora non hanno cambiato il nome in Pol Roger) e il suo chef de cave Leclerc, ma non capiscono ancora cosa stia succedendo. Se ne rendono conto solo due ore più tardi, quando il rumore si fa più ‘caratteristico’ rivelando un crollo: si alzano e si trovano di fronte alla catastrofe: una parte delle cave è sprofondata, facendo venire giù anche buona parte della cantina soprastante. È il disastro: la maison perde 500 pièce di vino e un milione e mezzo di bottiglie!
Un mese più tardi, i fratelli Roger tentato di recuperare parte delle bottiglie scavando un tunnel che permetta loro di accedere alla parte di cantina che ha ceduto, ma un crollo nella cave del produttore adiacente vanifica definitivamente l’operazione.
I due fratelli trovano solidarietà negli altri produttori di Epernay, a cominciare da Moët, che donano loro diverse migliaia di bottiglie affinché possano continuare a vivere e, alla luce del disastro, Maurice e Georges acquistano uno spazio su Rue du Commerce (l’attuale Avenue de Champagne) per costruire le nuove cantine: sono tuttora lì.
Facciamo un salto di 118 anni e arriviamo al 15 gennaio 2018. Dopo aver profondamente ristrutturato prima la cuverie e successivamente gli uffici, in Pol Roger stanno allargando e consolidando le cantine sotterranee. Un sondaggio nella craie rivela uno spazio vuoto e, provando a scavare, vengono fuori pezzi di vetro di bottiglie rotte più… una bottiglia intatta. Per lo staff di Pol Roger è una sorpresa e si decide di scavare un po’ di più, così il giorno seguente vengono estratte prima 6 e poco dopo altre 19 bottiglie. Soprattutto queste ultime presentano un eccellente stato di conservazione, con il vino limpido, i livelli corretti e i tappi integri e ben serrati. Nessuno sa di quali champagne possa trattarsi, ma un’indagine nei registri della maison fa capire che si tratta di millesimati che vanno dal 1889 al 1898, ancora sui propri lieviti. A seguito di questa clamorosa scoperta, il cantiere viene sospeso, anche perché si scopre che la craie è piena d’acqua, quindi si decide di attendere che la pietra si asciughi al fine di poter proseguire in condizioni di sicurezza. Si ricomincia soltanto il 10 dicembre 2018, grazie all’inverno secco, e si ritrovano altre bottiglie intatte in mezzo a migliaia di pezzi di vetro. Però, dopo circa un mese di nuovi lavori, il cedimento di un grosso blocco di craie convince la maison a porre fine alla ricerca. Ma non all’estensione delle cave, ovviamente in altre zone: questi lavori sono tuttora in corso.
Il ritrovamento di queste preziose bottiglie è il miglior regalo che la maison potesse fare a Dominique Petit, lo chef de cave, che a marzo 2018 è andato in pensione per lasciare il posto a Damien Cambres, già al suo fianco dal 2017 e testimone insieme a lui dello storico ritrovamento.
Il 9 ottobre 2019 la maison effettua una prima degustazione non ufficiale di due di queste bottiglie e, finalmente, Laurent d’Harcourt, l’abilissimo Presidente di Pol Roger, decide di organizzare un evento il 25 novembre scorso per celebrare con il dovuto risalto il clamoroso ritrovamento. Sebbene limitato a una decina di partecipanti, l’evento prevede la visita alla cantina crollata, la stappatura/dégorgement di alcune bottiglie, la degustazione e, infine, il pranzo. Oltre allo stesso d’Harcourt e allo chef de cave Damien Cambres, sono presenti in via eccezionale Christian de Billy, nipote di Maurice Pol Roger, e sua figlia Véronique Collard de Billy (sorella maggiore di Evelyne e Hubert), dal 1 gennaio 2019 Président de Conseil de Surveillance di Pol Roger, ruolo ricoperto da suo padre fino all’età di 90 anni! Invitati, i più rinomati giornalisti della stampa francese, a cominciare da Michel Bettane e Thierry Desseauve e fino alla depositaria di tutti i segreti della Champagne, l’amica Sophie Claeys; unico ‘straniero invitato il sottoscritto: che onore!
In sala degustazione, prima Laurent d’Harcourt ci prepara la bocca con un eccellente Blanc de Blancs 2012 (lo troverete in Grandi Champagne 2020-21… a proposito, oggi prepariamo le spedizioni delle Limited Edition: finalmente!) e, a seguire, è la volta della degustazione delle due bottiglie, nel caso la prima e la terza tra quelle selezionate per l’evento. L’assemblaggio non si conosce, Michel Bettane azzarda che potessero esserci anche altre varietà al fianco delle tre che conosciamo… Senza dubbio, si tratta di vini da uve pre-fillossera, mentre lo chef de cave Damien Cambres ci dice che, da analisi fatte, il tenore alcolico è di 12,8° e dovrebbe trattarsi di un 1897 e di un 1899. Sono bottiglie rimaste per oltre un secolo sui lieviti, ovviamente senza più le bollicine… Per la cronaca, la bottiglia n. 2, quella scartata, era curiosamente priva della graffa a fermare il tappo.
Bottiglia n. 1
I primi aromi olfattivi riportano al Ratafia, con le sue dolcezze, oltre a note di frutta secca. L’aspetto più clamoroso è che non sembra proprio un vino di questa età, perché appare vivo e vegeto. Però è la bocca a stupire definitivamente: ha una vitalità inaspettata, con un’acidità notevole che non corre affatto per conto suo, ma è ben integrata con la materia, nel senso che questa spalla acida è ben presente, ma non è banalmente protagonista solitaria. Un vino maturo, più che ossidato, dunque, in una gran bella forma, sugellata da una notevole lunghezza e un finale non solo persistente di frutto, ma addirittura sapido! Un vino sottile, certo, però di rimarchevole distensione. Incredibile…
Bottiglia n. 3
Passiamo al secondo calice per trovarci di fronte a un naso completamente diverso! È autunnale, selvatico, con una netta componente di frutta molto matura e uno spunto di crosta di formaggio che man mano si dissipa. L’attesa, infatti, vede questo naso aprirsi e farsi sempre più coinvolgente, con le erbe officinali e una vena che riporta al sottobosco umido. Bocca ancora più sorprendente dell’altro: sembra meno legata all’acidità, ma è senza dubbio più integrata nel complesso. Ha materia, è rotonda e ampia, denota un’età apparentemente minore per via dell’integrazione incredibile per un vino con tutti questi anni. Chiusura minerale, sottilmente sapida e perfino balsamica! Meno vino e più champagne nel carattere, probabilmente con un’elevata componente di Pinot Noir. Pazzesco, un vero e proprio viaggio nel tempo per scoprire com’era lo champagne nel XIX secolo…
Alla fine, non è stata una mera esperienza, più cerebrale che concreta, ma si è trattato di una splendida degustazione, che ci ha messo di fronte a due vini maturi ma non ossidati, quindi morti. Anzi, sembravano due vini di forse cinquant’anni, non certo di oltre cento! Senza considerare il fascino di due vini che essendo della stessa maison ed essendo tanto vicini nel millesimo (tre anni di differenza), mostravano poi due caratteri completamente diversi tra loro.
Da parte mia, non posso che ringraziare tutta di cuore la direzione Pol Roger per avermi permesso di vivere questa giornata che non dimenticherò mai. Grazie soprattutto a Laurent d’Harcourt, che mi ha invitato un mesetto prima con una telefonata mattutina chiedendomi se avessi voluto partecipare…
Gli champagne Pol Roger sono distribuiti in esclusiva da:
Compagnia del Vino – tel. 055/243101 – www.compagniadelvino.com
Alberto buonasera.
Bellissimo articolo, complimenti!
Una vicenda che ha a dir poco dell’incredibile.
Le chiedo una curiosità: in un caso come questo, più unico che raro direi, non vengono effettuati anche degli esami tossicologici sul vino?
È vero che l’alcool non è un ambiente amichevole per i batteri ed i patogeni in generale ma qui siamo di fronte a un vino che giace in bottiglia da oltre 100 anni, e soprattutto imbottigliato in un era dove gli antibiotici non esistevano e le condizioni igienico/sanitarie erano precarie.
Ancora complimenti per il suo lavoro, nell’attesa che mi arrivi la limited edition….
Buona serata.
Gabriele
Le analisi le hanno fate, ma di quelle ci hanno solo comunicato soltanto il dato dell’alcol… Comunque, come fa giustamente notare lei, l’alcol, seppure solo al 12,5%, mette al riparo da sgradite sorprese.