La (definitiva) bravura di Fabrice Pouillon
Tanto gli assaggi per la prossima guida Grandi Champagne 2020-21 quanto l’ultima visita, un paio di mesi fa, a Fabrice Pouillon hanno definitivamente ‘certificato’ l’elevatissimo livello raggiunto – finalmente – dal vigneron di Mareuil-sur-Aÿ. Non che sussistessero dubbi in merito, no, solo che le vicissitudini familiari (oramai per fortuna alle spalle) lo avevano costretto a ripartire praticamente da zero, interrompendo così quel cammino che lo stava portando alla ribalta nel panorama della Champagne. Ma che ora si è finalmente completato, o quasi, visto anche il rispetto con il quale parlano di Fabrice gli altri champenois oggi. Bene, in guida troverete tanto i sans année quanto i millesimati, ora composti unicamente da champagne parcellari, e, a proposito di questi ultimi, non mancherà l’anteprima del terzo della serie, un inedito Meunier in purezza che va ad affiancare i classici Les Blanchiens e Les Valnons, tutti recensiti con le prossime annate che arriveranno a breve sul mercato. Vi anticipo che gli champagne di Fabrice ci hanno veramente impressionato per il livello raggiunto, soprattutto sul fronte della piacevolezza, e, naturalmente, con il testo introduttivo faremo pure il punto della situazione sulla realtà di Pouillon oggi. Dalle suddette degustazioni, però, abbiamo pensato di ‘dirottare’ un’etichetta e proporla qui su LeMieBollicine, forse la più particolare della gamma Pouillon in quanto non è un millesimato e non è neanche un sans année propriamente tale… allora? È il Solera, quindi un assemblaggio di annate (dovremmo parlare più propriamente di réserve perpétuelle…) che per alcuni produttori di champagne è il sistema migliore per esaltare il terroir senza l’influenza dell’annata. Un vero e proprio “anti-millésimé” nel quale la visione senza tempo del produttore vuole rendere protagonista, in questo caso specifico, la natia Mareuil, da cui provengono ovviamente le uve in esclusiva, quindi senza attingere agli altri Cru nei quali Fabrice possiede le vigne.
Fu un giovanissimo Fabrice nel 1998 a convincere il padre James a isolare parte dei vini della vendemmia dell’anno prima, Pinot Noir e Chardonnay assemblati in quota paritetica, e metterli via, rimpinguandoli anno dopo anno sempre con la stessa proporzione. Questa particolare ‘riserva’ è così cresciuta con il tempo, i vini tradizionalmente fermentati in cuve hanno iniziato con Fabrice a essere fatti anche in barrique, e, vista la massa raggiunta, a un certo spunto è stata spostata in un grande tino tronco-conico di quercia, sempre in attesa di decidere cosa farne. Fino al 2010, quando Fabrice ha deciso di imbottigliare quella ‘riserva’ in solitaria, creando un nuovo champagne che ha poi debuttato nel 2014, il Solera. L’esperienza è stata più che positiva, così Fabrice ha non solo continuato a produrlo, lo champagne, ma ha anche sviluppato una seconda réserve perpétuelle destinata al Réserve (il primo tiraggio con la nuova ‘riserva’ sarà, manco a dirlo, nella prossima guida…). Tornando al nostro Solera, l’ultimo è fatto di ben 17 annate (dalla 1997 alla 2013), è stato tirato nella tarda primavera del 2014, ha maturato oltre quattro anni sui lieviti e, al termine, è stato dosato un po’ meno rispetto al passato, 4 g/l contro i 5 g/l precedenti. Ah, lo stesso produttore raccomanda di aprire la bottiglia almeno 30 minuti prima…
Solera
50% Pinot Noir, 50% Chardonnay
dég. III trim. 2018 – Beh, se il lungo ‘Solera’ mira alla massima espressività territoriale, qui l’obiettivo sembra essere stato perfettamente centrato in quanto l’impronta olfattiva ha quella ‘rusticità’ che riporta invero alle caratteristiche generali di Mareuil. E, sempre a proposito del ‘Solera’, la maturità si avverte, ma non è mai eccessiva. Il naso è dunque salmastro, ricco di spezie dolci, ha gli oli essenziali, è fresco sulle erbe aromatiche, largo, quindi ancora sulle caratteristiche del villaggio, ma anche dotato di una buona verticalità. All’attacco la bocca sembrerebbe replicare il naso, invece a un certo punto ingrana la quarta e si fa tesa e distesa, agrumata e minerale, asciutta sulle note di thè verde, a chiudere, in tutti i sensi, sulle note nervose e rinfrescanti del lime. Vino compiuto, in questo momento al suo apice.
Voto: 92/100
(hanno partecipato alla degustazione Vania Valentini, Thomas Rossi, Marco Dallabona)
Un ottimo champagne, per una serie di motivi. Innanzitutto, a dispetto delle 17 annate che lo compongono, non lascia emergere note di eccessiva evoluzione, ma, cosa ancor più importante, è uno di quei non troppi champagne in grado di accompagnare tutto il pasto, rivelandosi dunque assolutamente ‘gastronomico’. Va da sé che non è proprio uno da aperitivo. Ancora, è uno champagne che va senza dubbio atteso dopo la stappatura, come raccomanda il produttore, magari va pure degustato in un calice molto ampio come il Synergie di Philippe Jamesse, ma alla fine non ci sembra uno champagne da attendere in cantina. Infatti, sebbene non sia segnato, come detto poc’anzi, da un’evidente evoluzione olfatto/gustativa, appare invece al suo perfetto punto di maturazione come vino in sé. In conclusione, uno champagne ‘pronto’, con questa prontezza che sembra essere figlia proprio della profonda réserve perpétuelle… Un aspetto del ‘Solera’ che ci dà un risultato inedito: anche questo è indice della bravura del produttore.
Gli champagne Pouillon sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net
un grande! Ottimo il terres froides base 2015, gran q/p
Di Pouillon dovrei avere un Le Valnons 2008 da qualche parte però ho avuto occasione di degustare tutta la gamma e li ho trovati splendidi.
Buongiorno,
ho appena acquistato un Chemin du bois 2009 di Pouillon.
Mi saprebbe indicare un abbinamento con il cibo ?
Grazie
Salve Marco
lungi da me sostituire l’autore, ma l’ho abbinato con successo a un coniglio e patate arrosto, carote e pomodorini confit.
Ma si gode tranquillamente anche da solo.
Alla salute 😉
È un piacere!
Grazie per il consiglio non vedo l’ora di provare
Tendenzialmente carni, ma al forno più che una bistecca alla brace. Ci vedrei anche uno sformato di patate con prosciutto o speck… Mi faccia sapere.
Certo grazie mille ,
questo sito è veramente una miniera d’oro per me complimenti così come la guida
Grazie!!!
Il chemin di pouillon l’ho scoperto per caso un paio d’anni fa. Ed è stato il viatico per scoprire un grande RM. l’esperimento in metodo ancestrale fatto con la (ex) moglie non mi aveva invece entusiasmato. E il vino prima di tutto dev’essere piacere per cui: non sono ancora pronto per questo, è stata il mio verdetto.
Il terre froides esalta secondo me la… “rusticità” del produttore ma concordo con chi dice che è grande il rapporto prezzo godimento. Ma che vince in effetti è il solera tra i non millesimati del nostro.
Ma sbaglio o sempre più produttori vanno in questa direzione? E approfitto per chiedere: che differenza c’è tra reserve perpetuelle e solera?
In effetti, sembra esserci la moda dei vini di riserva in ‘Solera’, sebbene qualcuno (Bruno Paillard, Geoffroy, Alfred Gratien, per esempio) utilizzi questa tecnica già dagli anni ’80. Lo fanno per avere maggiore complessità e solidità stilistica, visto che questi ‘Solera’ sono fatti di assemblaggi precedenti.
La differenza tra Solera e Réserve Perpétuelle? Nessuna, di fatto, da quanto ho capito la differenza tra l’uno e l’altro in Champagne la fa la quantità di vini prelevata di anno in anno. Insomma, sono al stessa cosa e il nome di Réserve Perpétuelle è mio avviso più corretta in quanto il Solera sarebbe un’altra cosa.
Infine, Fabrice Pouillon è un ottimo produttore che si sta mettendo sempre più in luce, sebbene per esperienza posso dirle che i suoi vini migliori ancora devono arrivare…
Questa è un’ottima notizia: se il buongiorno… i prossimi anni ci riserveranno grandissime soddisfazioni!
Santè!