L’EBEO il tesoro di Clicquot e l’abilità di Demarville
Tra dicembre del 2018 e lo scorso mese mi è capitato più volte di (ri)assaggiare l’EBEO, il più recente champagne entrato nella gamma di Veuve Clicquot nel corso del 2017. In bottiglia e in magnum. Con il tempo, posso dire che lo champagne è notevolmente migliorato, come era lecito presupporre, tappando così la bocca a quanti avevano frettolosamente bocciato questo champagne inedito. Nonostante questa netta crescita, però, permangono tuttora dei ‘freni’ che ne limitano non poco l’apprezzamento da parte dei più. Il primo è il prezzo: con circa 75,00 euro medi a scaffale, l’EBEO si va a collocare più in alto dell’eccellente Vintage 2008. E, in effetti, molti appassionati si son posti la domanda (e hanno espresso il medesimo dubbio qui su LeMieBollicine…) perché mai spendere di più per l’EBEO e non optare invece per il Vintage. Questione senza dubbio lecita, ma i due champagne sono profondamente diversi. Andiamo avanti. Il più grande freno alla diffusione dell’EBEO, però e a mio avviso, credo sia responsabilità del reparto marketing della stessa maison, che ha comunicato questo champagne in maniera a dir poco fuorviante. Innanzitutto, lo ha accostato al Carte Jaune non sottolineando sufficientemente che si trattava della massimizzazione dello stile di questo, ma a fronte di un assemblaggio completamente diverso, molto più sofisticato. Il risultato è che molti si son chiesti perché mai un derivato del Carte Jaune dovesse costare quasi tre volte tanto. Come se non bastasse, il nome ha creato ulteriore confusione, facendo pensare ai più che si trattasse semplicemente di un Veuve Clicquot a basso dosaggio. Peccato. Bene, cos’è, una volta per tutte l’EBEO?
Veuve Clicquot dispone del più grande stock di vins de réserve di tutta la Champagne. Una impressionante ‘collezione’ di un migliaio di tini che contengono vini separati per varietà, Cru e annate, con la più vecchia di queste ultime che oggi risale alla 1988! Per la maison di Reims le riserve sono fondamentali e lo sono diventate ancor più con Dominique Demarville: gli assemblaggi del Carte Jaune e del Rosé contano attualmente più della metà di vins de réserve, su 6-10 annate diverse. Per questo motivo, circa metà di ogni vendemmia è destinata proprio allo stock delle riserve. Ed è proprio dalla consapevolezza di questo vero e proprio tesoro che lo chef de cave ha deciso di valorizzarlo con uno champagne che non fosse semplicemente un multimillésime, ma di più: una felice unione di soli vins de réserve al fine di sublimare lo stile Veuve Clicquot attraverso freschezza e complessità. Così, nel 2012 Demarville sceglie vini del 1988, 1996, 2006, 2008, 2009, 2010 con una proporzione tra le tre varietà nel pieno rispetto dell’identità Veuve Clicquot, li assembla, li fa riposare un intero anni e poi li tira in bottiglie e magnum a novembre 2013, ma lo fa a pressione minore (4,5 atm., quindi demi-mousse) al fine di favorire la vinosità e la setosità. Poi tre anni sui lieviti e dosaggio a 3 g/l. E, a proposito del dosaggio, è nato, come abbiamo visto un altro equivoco si questo champagne. Dominique mi ha detto che hanno fatto diversi assaggi, da 0 a 8 g/l, e alla fine la liqueur a 3 g/l è risultata la più equilibrata. Quindi, il basso dosaggio, la natura di extra-brut, ha rappresentato una conseguenza e non un obiettivo a priori. Invece, per quanto riguarda la questione del prezzo di cui abbiamo parlato prima, è evidente come conservare così tanti vins de réserve abbia un costo, che poi si riflette inevitabilmente sullo stesso champagne.
A proposito di Dominique… Ha fatto tanto per Veuve Clicquot, tantissimo. Anzi, ha portato a mio avviso la maison nel suo periodo di massimo splendore, essendo stato capace di coniugrare numeri impressionati con eccellenza. Ne sono prova lo stesso EBEO, la rivoluzionata La Grande Dame 2008, ma soprattutto i due non millesimati Carte Jaune e Rosé. Stupisce (e dispiace) a questo punto la partenza di Dominique a fine anno, direzione Laurent-Perrier. Per un curioso scherzo del destino, però, accadrà la stessa cosa successa nel 2006 da Mumm: il posto di Dominique sarà preso da Didier Mariotti. Un altro amico, Didier, al quale faccio il più forte “in bocca al lupo!” e che sono sicuro farà benissimo. Lo stesso augurio lo faccio a Dominique, che secondo me rappresenta la scelta migliore che potesse fare Laurent-Perrier per la non facile sostituzione di uno chef de cave del calibro di Michel Fauconnet.
Ma torniamo all’EBEO…
L’Extra Brut Extra Old
47% Pinot Noir, 27% Chardonnay, 26% Meunier
dég. nov. 2016 – Lo stile fruttato, molto legato al Pinot Noir tipico di Veuve Clicquot, è evidentissimo già al primo naso ed è accompagnato da una nettissima sensazione di pulizia. E di freschezza, sorprendente se si pensa che lo champagne è fatto di soli vins de réserve, con alcuni di questi con ben più di vent’anni. Anzi, non si percepisce neanche quella punta di evoluzione che sarebbe stata plausibile… Nel dettaglio, oltre la netta componente fruttata, ecco la florealità, un tocco di frutta secca, un accenno di spezie e una bella mineralità che porta alla brillantezza della cascata di montagna. Ancor più stimolante la bocca, precisa, levigata, pulitissima, con una certa vinosità ben bilanciata da una progressione della gustativa lineare, quasi sottile. E il finale sempre pulito, ma anche sapido, rende addirittura premiante la bevibilità di questo champagne. Molto, ma veramente molto buono.
Voto: 93/100 (bottiglia)
Voto: 94/100 (magnum)
È ai nastri di partenza l’EBEO 2 (si chiamerà semplicemente così), che vanta addirittura un maggior numero di annate rispetto al primo assemblaggio e una personalità leggermente diversa. Ma per scoprirlo vi rimando alla prossima edizione della guida Grandi Champagne, dove è recensita tutta la gamma Veuve Clicquot, compresa un’altra anteprima del calibro del Vintage 2012. A proposito, devo ringraziare ancora una volta i tanti appassionati che ci hanno dato fiducia, acquistando in anteprima e in promozione la Limited Edition della guida 2020-21: abbiamo superato il già fantastico risultato del 2019! E non è ancora finita…
Gli champagne Veuve Clicquot sono distribuiti in esclusiva da:
Moët-Hennessy Italia – tel. 02/6714111 – www.moethennessy.it
Buongiorno, non sarà che – oltre i motivi da lei citati – quel “extra old” frena l’approccio a questo champagne?
Non sarò un “grande” appassionato, ma personalmente, se non avessi letto la recensione, l’idea di trovare un vino con eccesso di note ossidative, non mi invita per nulla…
grazie
Oddio, non credo. Extra invecchiamento è motivo di valore per uno champagne, quindi escludo che possa far pensare a eccessi di ossidazione, peraltro assolutamente assenti in questo champagne. Poi, per carità, tutto può essere…
Allora extra old si riferisce ai vini di riserva più vecchi 1988 – 1996 impiegati…
Non sapevo che l’invecchiamento accrescesse il valore di uno champagne, ma sui lieviti o in bottiglia o entrambi?
Ma, tout court, al di là dell’ANNATA e del PRODUTTORE?
E, quando l’invecchiamento produce anche ossidazione?
Spero di trovare questi temi sviluppati nel suo prossimo libro!
grazie
Esatto. Extra Old perché si tratta di una ‘collezione’ di vini di riserva, come ho scritto…
L’invecchiamento sui lieviti non produce ossidazione, se non raramente, cosa che può invece avvenire post dégorgement, anche se, ovviamente, dipende dal tipo di vino, dall’annata, dalle condizioni di conservazione.
Sì, saranno tutti temi del libro, certo!
Saluti
Ciao Alberto, sai più o meno quando uscirà Charles Heidsieck 2008? Il blanc de millenaires che uscirà sarà la 2006?
Saranno entrambi in Grandi Champagne 2020-21, innanzitutto. Il Vintage 2008 esce tra fine settembre ottobre, il BdM (2006) l’anno prossimo.
Alberto buonasera.
È a memoria almeno la terza volta che si parla di EBEO sul sito, e devo ancora una volta complimentarmi con lei per lo spazio che dà a questa maison che non mi vergogno a dire essere fra le mie preferite.
Anche io però faccio parte di coloro che non capiscono EBEO, sono stato più volte sul punto di acquistare la bottiglia spinto dall’entusiasmo delle sue recensioni, ma poi mi sono sempre fermato. Motivo? Onestamente il prezzo, non che sia sproporzionato ma restando in Veuve Clicquot si beve molto bene (leggi Vintage) spendendo meno, e dovendo scegliere….
Ma stavolta mi ha convinto, credo proprio che lo proverò.
Resto invece un po’ amareggiato dalla notizia della uscita di Demarville da Clicquot, non foss’altro perché ha firmato degli ottimi champagne e mi spaventa l’idea che questa crescita indiscutibile della maison possa esaurirsi. Non è affatto mancanza di fiducia in Mariotti, visto che del resto pure Mumm è cresciuta con questo chef de Cave, però ognuno dà un taglio personale e non è scontato che chi ha fatto bene in una maison replichi il successo in un’altra. Magari Mariotti non condivide l’idea di Ebeo, per fare un banale esempio. Ebeo 2 di cui leggeremo nella prossima guida è ancora opera di Demarville?
Ma la domanda è: perché questo passaggio a Perrier? È per soldi? Non credo proprio.
Per fare un salto di qualità? Non mi sembra una maison più titolata di Clicquot.
È la maison che lo ha spinto ad andarsene? Dopo due capolavori come il vintage e la grande Dame 2008 sarebbero pazzi a lasciarsi sfuggire un ‘manico’ del genere.
Insomma da amante del marchio Clicquot resto deluso/spaventato da questo cambio al timone, è un po’ come se Geoffroy avesse lasciato DP per andare a fare champagne per qualcun’altro……
Insomma, peccato.
Nel rinnovare i complimenti per il suo lavoro approfitto per chiederle se ha notizie di una eventuale linea Cave Privee della grande Dame.
Grazie mille.
Gabriele
Bellissimo contributo, Gabriele, grazie.
E grazie dei complimenti.
Veniamo ai vari punti.
– EBEO: i ‘limiti’ sappiamo quali sono e vedo che l’aspetto prezzo è forse il più grande di questi limiti. Però, come ho detto, conservare così tanti vins de réserve ha un costo enorme e, essendo l’EBEO fatto di soli vins de réserve, anche molto vecchi, beh, questo costo va a incidere. Poi, è senza dubbio uno champagne diverso dal Vintage (le anticipo che il 2012 sarà anch’esso eccellente), che ha più corpo, è meno sottile, ma credo che un appassionato debba almeno una volta provare l’EBEO. Che potrebbe anche non piacere, ci mancherebbe…
Veuve Clicquot: perché vergognarsi delle preferenza per VCP? È un eccellente maison e già i suoi non millesimi di più ampia diffusione hanno raggiunto un livello eccezionale! Per non parlare, appunto, di Vintage e La Grande Dame…
Dominique: aveva da tempo delle incomprensioni con i vertici della maison. Quindi non è questione di cambio di casacca per soldi. No. A quel punto, essendosi trovato con l’opportunità di affiancare e poi sostituire Fauconnet (L-P era l’unica opzione aperta per Dominique, altre maison così grandi che si trovavano prossime alla successione dello chef de cave non c’erano), le cose sono rapidamente evolute. Comunque, per alcuni anni ancora godremo degli champagne VCP fatti da Dominique, fino a quelli della vendemmia 2018.
Didier: visto quanto fatto di buono da Mumm (e ancora non completato, purtroppo…) sono sicuro che farà non bene, ma benissimo. Vedremo.
LGD-CP: quasi sicuramente sì, ma più avanti, perché in passato non venivano conservate abbastanza bottiglie di La Grande Dame…
Saluti
Carissimo Alberto,
il tuo articolo descrive perfettamente i punti forti e quelli deboli dell’EBEO, Champagne che ho avuto la fortuna di conoscere esattamente un anno fa e che mi ha piacevolmente impressionato per il suo carattere diretto ed estremamente coerente con lo stile della Maison.
È vero, i punti deboli di questo Champagne sono tutti da attribuire al marketing, non certo al prodotto in sé.
Capire le differenze intrinseche e di prezzo con il 2008 non è cosa “facilmente intuitiva” per il grande pubblico?
Dopotutto, gli Champagne più interessanti non sempre sono “facilmente intuitivi” e riconoscerli, a volte, richiede un po’ di impegno. Anche a dispetto delle logiche di marketing.
La stessa situazione, a mio modestissimo avviso, sì è verificata in tempi non sospetti nel posizionamento del Carte Jaune e la Cuvée Saint-Petersbourg.
Giustamente, a casa Cliquot il termine di paragone è sempre stato il Carte Jaune, vera “Bandiera Gialla” della Maison. Questo però ha dato come risultato l’identificazione quasi univoca marchio=prodotto. Un’arma a doppio taglio molto pericolosa per tutto il resto della gamma, specialmente nel rapporto di prezzo tra quest’ultimo e la suddetta Cuvée o, appunto, l’EBEO.
Spero di non aver annoiato, tantomeno offeso, nessuno. È solo un pensiero.
Grazie mille per il tuo splendido lavoro.
Marco
Offeso? Scherziamo? Anzi, è un bellissimo contributo. Quindi grazie.
Un solo appunto: Carte Jaune è St. Petersburg sono la stessa cosa. La differenza, come fatto poi da altre maison (Moët, Mumm, Taittinger) è unicamente di nome in modo da indirizzarne uno anche alle grandi superfici e l’altro al canale Horeca, giustificando così la differenze di prezzo… Amen.
E grazie a te delle benne parole!
Buonasera Alberto, ieri ho assaggiato l’EBEO dopo averlo lasciato un paio d’anni in cantina. Beh, che dire? Onestamente un po’ deluso… Si sente la qualità dello champagne, per carità, ma mi sembra molto giovane, completamente ad inizio corsa, bisognoso ancora di diversi anni di cantina… Da un vino di questa fascia mi aspettavo qualcosina di più, ma ho ancora due bottiglie da lasciare in cantina e con il tempo vediamo se acquisterà più complessità. PS: concordo con Lei che il Vintage 2008, seppur diverso, è due spanne sopra; almeno per ora…
Allora non parlerei di ‘delusione’, ma di un assaggio ancora non completamente espressivo… Bisognerà riparlarne!