Bollinger e la 2008: molto più di una… Grande Année!
Le maison calano man mano il proprio asso, nel senso che propongono una dietro l’altra il loro champagne targato 2008 e, viste le aspettative create (per via dell’oggettivo valore dell’annata, ci mancherebbe), l’attesa si carica ulteriormente di interesse. Sia da parte degli ‘addetti ai lavori’, sia, ancor più, da parte degli appassionati, che poi partono ‘a caccia’ sul mercato. Bene, è ora la volta di Bollinger, che ieri ha finalmente svelato al mondo (alla critica internazionale, mentre oggi tocca ai francesi…) La Grande Année 2008. Però se pensate che si tratti ‘semplicemente’ del 2008 di Bollinger siete in errore, perché c’è molto, molto di più…
Oltre a rappresentare la declinazione come 2008 dello champagne più importante della mitica maison di Aÿ, La Grande Année 2008 rappresenta una sorta di punto di svolta. A cominciare dal fatto che si tratta di una delle rare La Grande Année che non avrà la propria sorella in rosa (la prossima La Grande Année Rosé sarà la 2012). Poi c’è l’aspetto estetico: cambiano bottiglia ed etichetta. La prima è la oramai celebre ‘1846’, vista già da diversi anni su Special Cuvée e Rosé, nonché sull’ultimo 007, e che d’ora in avanti racchiuderà tutti gli champagne Bollinger fino al formato jéroboam. La seconda è l’inedita etichetta, non semplicemente più grande e dalla grafica moderna, ma ancora più identitaria di Bollinger, grazie alla frase “Elevé en fûts – Remué & dégorgé à la main”. Sembra un’ovvietà (chi non sa che La Grande Année è fatta così?), ma rappresenta invece la grande novità di questo champagne in quanto va a sottolineare la ‘tradizione vivente’ di Bollinger, dove questo champagne è fatto come si faceva nel XIX secolo! È per questo motivo che, prima di farci assaggiare La Grande Année 2008, ci hanno portato nel laboratorio dove il mastro bottaio Denis rimette a nuovo 300 pièce ogni anno. Un lavoro massacrante che richiede forza fisica e abilità, manualità ed esperienza, ma che sarebbe criminale perdere. D’altronde, Bollinger è rimasto l’unico produttore di champagne ad avere una tonnellerie in casa!
Poi ci hanno portato in cantina, dove, sotto l’occhio vigile di un Jérôme Philipon giunto per l’occasione (ora è a capo del Consiglio di Sorveglianza della SJB), del Direttore Generale Charles-Armand de Belenet e dello chef de cave adjoint Denis Bunner, il responsabile delle vinificazioni Patrick e il responsabile delle pièce Gilles ci hanno fatto assaggiare un Pinot Noir di Verzenay in acciaio, uno in pipe come si fa da Bollinger (elegante, complesso, mai boisé) e un altro sempre in tonneaux ma come non si dovrebbe mai fare, in quanto marcatamente segnato dagli aromi di legno. Da Bollinger il patrimonio del legno annovera più di 3.500 tra pièce, barrique, pipe e tonneaux, con un’età media di 20 anni!
Poi giù nella cave, a scoprire i segreti del remuage con il ‘maestro’ Florent (remuer da Bollinger da oltre 35 anni) che ha tenuto una vera e propria lectio magistralis su questa arte che in pochissimi ancora seguono. Qualcuno degli invitati si è perfino lanciato nell’operazione, ma soprattutto Florent ha rivelato una serie di dettagli che hanno ulteriormente permesso di apprezzare quella che, come detto, è una vera e propria arte.
Infine, siamo risaliti a vedere il dégorgement, prima un’occhiata a quello automatizzato con l’esclusivo sistema jetting, che da Bollinger è con zero SO2, e poi quello manuale, riservato a La Grande Année, R.D. e VVF. Siamo arrivato proprio mentre lo staff di 7 dégorger stava lavorando su La Grande Année 2008…
Tra le maison, nessuno segue ancora in tutto e per tutto questa antica tradizione champenoise fatti di tanti passaggi manuali e la comunicazione di Bollinger, guidata con bravura da Clément Ganier, ha fatto bene a ricordarlo, dal vivo e in etichetta. Bravi!
Quindi, è stata la volta – finalmente… – della degustazione, con lo chef de cave Gilles Descôtes, ma quando pensavamo che fosse finalmente venuto il momento di scoprire La Grande Année 2008, beh, non era ancora tempo. Davanti a noi, infatti, ecco quattro bicchieri che non erano destinati ad accogliere il nuovo champagne, bensì quattro suoi illustri predecessori, tutti serviti in magnum. Eccoli con le mie impressioni su ciascuno di loro.
Grande Année 1983
70% Pinot Noir, 30% Chardonnay; dosage 8 g/l
dég. dic. 2018 – Affascinante maturità olfattiva che richiama il sottobosco umido e la moka, poi agrumi canditi e tanta mineralità, il tutto in un contesto di inusitata freschezza. Bocca rotonda e vellutata, a tratti tropicale, stavolta esplosiva nel suo essere fresca. Grandissimo champagne, succoso, profondo e… godurioso, che non rispecchia ma esalta l’annata con la sua splendida acidità.
Voto: 97/100
Grande Année 1989
69% Pinot Noir, 31% Chardonnay; dosage 8 g/l
dég. dic. 2018 – Il naso restio a concedersi, giocato sulla mineralità e note di panettone, sempre in un contesto di sottile freschezza, non deve trarre in inganno, perché l’assaggio mette di fronte a uno champagne tonico di eccezionale equilibrio. Così la bocca è fresca e cremosa all’attacco e, sebbene non eccella in incisività, ripaga poi con un finale elegantissimo, irresistibile per bevibilità.
Un 1989 inusuale, che ricordo più coinvolgente in bottiglia… Sarà ancora troppo giovane?
Voto: 95/100
La Grande Année 1992
65% Pinot Noir, 35% Chardonnay; dosage 8 g/l
dég. dic. 2018 – Il naso, senza dubbio affascinante nel suo registro dolce di frutto tra il tropicale e la vendemmia tardiva, nonché elegante e fresco, rivela curiosamente il legno, anche se più sulle tostature. La bocca appare invece molto legata al Pinot Noir, seppure non così articolata come si vorrebbe. Ma è anche fresca e insolitamente asciutta, nuovamente per via (tannino) del legno. Finale sulle note di albicocca. Buono, ci mancherebbe!
Voto: 93/100
Vintage 1918
Pinot Noir, Chardonnay; dosage 12 g/l
dég. 1969 – Il vino gioca sulle dolcezze e sugli aromi terziari, ma ha una vitalità sorprendente, essendo dunque tutt’altro che ossidato. La sua maturità è densa e viva, profonda e affascinante. In bocca, la bollicina è giusto un soffio, ma la gustativa spiazza con il suo essere rotonda e levigata, con un’acidità sottile e ben integrata che equilibra l’ottima materia del vino. Chiude setoso e gustoso, piacevolmente maturo, con una tenacia che sembra non volerti lasciare andare…
S.V.*
*= che punteggio dare a una simile esperienza? Sarebbe irriverente, se non arrogante. Quindi, fate voi…
Lasciati questi tre capolavori, un attimo di pausa per riprendersi (!) e poi è finalmente la volta della star del giorno, La Grande Année 2008! Che è figlia di un’annata che, oramai, abbiamo capito essere stata eccezionale, caratterizzata nello specifico di Bollinger da perfetta maturità delle uve e acidità notevole, il che ha permesso “la création d’une cuvée qui magnifie le style de la maison”. Nello specifico, sono stati selezionati vini provenienti da 18 villaggi Grand e Premier Cru, con la predominanza di Aÿ e Verzenay per il Pinot Noir, Cramant e Le-Mesnil per lo Chardonnay. Lo champagne ha poi maturato ben 9 anni sui lieviti prima di essere dosato a 7 g/l.
La Grande Année 2008
71% Pinot Noir, 29% Chardonnay
dég. lug. 2018 – Naso ovviamente freschissimo, addirittura da far apparire al momento lo champagne indietro quanto a espressività, ciò nonostante è impossibile non notarne la brillantezza, l’energia, la vivacità. Non solo, pur essendo senza dubbio 2008, non sembra subire l’esuberanza dell’annata e, anzi, si propone come un perfetto connubio, meglio, una perfetta fusione tra la firma dell’annata e lo stile dell’etichetta. Insomma, non scalpita e non è neanche così grasso e opulento come ci si aspetterebbe da La Grande Année. Che, insomma, appare innanzitutto elegante, quindi legata a una perfetta maturità di frutto, all’agrume (giallo), alla mineralità, poi a spunti di biscotto e di spezie, in un insieme perfettamente stratificato e, lo ripeto, fresco, al punto da ricordare con alcune sfumate perfino i vins clairs. Non basta. A differenza di altre annate, la gestione del legno è assolutamente da manuale, non essendo mai evidenziata. La bocca apre le danze con una bellissima bollicina, ancora e ovviamente segnata da una grandissima freschezza, una freschezza che riporta nuovamente agli aromi primari perfettamente speculari con il naso. È una bocca tesa, levigata, fine, per non dire addirittura sottile, ovvero è uno champagne che non vuole essere potente, ma equilibratissimo. Ancorché tenace, perché cattura il palato in ampiezza e profondità, ma come energia, non come materia, per non mollarlo più. Finale salino, preciso e fine, di rimarchevole persistente. Ecco, la trovo una La Grande Année di intensità, più ché che banalmente di concentrazione. E a questa mia definizione aggiungo quella centratissima dell’amica Master of Wine Essi Avellan: “è meno vinosa e più champagne”. Appunto. Grande di nome e di fatto. Più che mai.
Voto: 98/100
Una La Grande Année raffinata, dunque, una La Grande Année che probabilmente segna un punto di svolta nello stile della maison, il che sarebbe epico. Tra l’altro, da Bollinger, questa La Grande Année 2008 ce l’hanno fatta assaggiare pure in magnum e in jéroboam e se già la bottiglia ha lasciato presagire un potenziale di evoluzione a dir poco mostruoso, beh, i formati maggiori questa sfida al tempo l’hanno addirittura esaltata. La magnum ha mostrato un carattere più complesso e tostato che potrebbe proiettare questo champagne nella leggenda, ma la sorpresa è stato il jéroboam, con una finezza da primato che… Vabbè, chi vivrà vedrà!
Gli champagne Bollinger sono distribuiti in esclusiva da:
Gruppo Meregalli – tel. 039/2301980 – www.meregalli.it
Bell’articolo Alberto, e ovviamente gran bella esperienza, che con il vostro lavoro ti sei meritato di poter vivere in prima persona
Ti ringrazio di queste belle parole!
Ciao Alberto, complimenti per la descrizione della giornata, certamente una fantastica esperienza. Diciamo che un bel punteggione me l’aspettavo e l’auspicavo, ora se possibile ho ancora più voglia di accaparrarmelo
Marco
Grazie!
Ciao Alberto, basandosi solo sul punteggio questa GA 08 e meglio dell’ RD 04? Ho assaggiato giorni fa con clienti/amici, Nel seguente ordine kRUG 166, RD 04 e cristal 08. Lasciando stare il gusto personale e lo stile diverso tra questi champagne, non ho avvertito questo 100/100 da parte di cristal rispetto a due mostri come RD e kRUG , forse sbagliato L ordine delle bottiglie? Aperta invece quest’ inverno cristal 08, L ho avvertito superiore ad altri cristal bevuti in passato.
Quando avrà lo stesso invecchiamento dell’RD 2004, la GA 2008 sarà nettamente superiore. Oggi c’è una differenza di invecchiamento ( e di dosaggio…) che li rende troppo diversi.
Il Cristal 2008 è uno champagne d’eccezione, ancora all’inizio del suo lungo cammino. Quindi, se messo a confronto con champagne più maturi e in questo momento più espressivi potrebbe soffrire. Per non parlare della profonda differenza di stile. Infatti, è esattamente quanto successo alla vostra degustazione, mentre mi dici che a suo tempo, da solo, il Cristal ha dato diverse impressioni. Certo, un 100/100 dovrebbe essere tale sempre, ma diamo un minimo di tempo al Cristal, poi ci sarà da divertirsi…
Alberto buonasera.
In primis complimenti per il bell’articolo, è sempre un piacere leggere le sue recensioni.
Ma qui c’è di più, una esperienza unica che ha condiviso con noi appassionati, quindi grazie due volte.
Ci si aspettava un grande champagne, e così è stato. Secondo lei perché proprio la 2008 deve restare orfana della declinazione Rosé?
In ogni caso sono certo che questa GA 2008 la rivedremo in RD fra alcuni anni, e allora…….
Certo che ormai quasi tutte le maison hanno commercializzato il loro 2008…..Alberto cosa dice, ancora un pò di attesa e poi come vedrebbe una splendida orizzontale di 2008?
Buona serata
Gabriele
Grazie!
Beh, sicuramente la rivedremo come RD…
Mancanza della versione in rosa? Probabilmente le annate ad elevata acidità non sono idonee a LGA Rosé, infatti, se non ricordo male, la 1988 non fu fatta come Rosé!
Di 2008 ancora ne devono uscire diversi, ma sicuramente un giorno fare un’orizzontale sarebbe molto, ma molto interessante…
Buongiorno,
ho una curiosità da profano. Leggo che (oltre naturalmente all’annata 2008),sia l’annata 83, sia la 89 e la 92 sono state degorgiate nel dicembre 2018 e quindi, presumo, proprio al momento della degustazione. Di conseguenza sono state sui lieviti molto di più di quelle emesse in questi anni sul mercato. Nel caso questa mia considerazione fosse esatta, le chiedo se, da un punto di vista qualitativo, siano emerse notevoli differenze tre quelle appunto assaggiate da lei e quelle che vengono stappate adesso ma che hanno avuto ovviamente un degorgement precedente
La stessa bottiglia con due dégorgement differenti, diciamo con qualche anno di distanza tra i due, mette ovviamente di fronte a due vini differenti, con quello rimasto più a lungo sui lieviti in vantaggio in termini di freschezza e, per certi versi, anche di profondità. Quindi, le LGA assaggiate da Bollinger in occasione dell’evento avevano una freschezza che proprio non ricordavo dalle medesime bottiglie degorgiate all’origine.
Ciao Alberto, ieri sera abbiamo assaggiato questa GA 2008, beh che dire? Davvero freschissimo, sembra imbottigliato ieri, comunque già adesso eccellente ma con un potenziale enorme, ci sarà da divertirsi moltissimo. Abbiamo anche riassaggiato dopo un annetto la cuvèe Louis di Tarlant, beh l’abbiamo trovata ancora più strepitosa, mi posso permettere di consigliarti di avanzare di un punticino e portarla nei miti? Ovviamente scherzo
Grazie mille e buona giornata
Marco
Nello stile, questa 2008, mi ha ricordato molto in questa fase il vintage di Pol Roger 2008.
Comunque duebottiglie molto precise
Oddio, due stili profondamente diversi a mio avviso… È vero che LGA con la 2008 s’è fatta meno opulenta e il forte legame con il Pinot potrebbe riportarla un po’ verso Pol Roger, ma personalmente li trovo differenti. Fermo restando che, come fa giustamente notare, che siano entrambi molto precisi.