Champagne Guiborat: aspettative (elevate) confermate!
Era un po’ che inseguivo idealmente Guiborat, avendolo assaggiato alcune volte presso alcuni amici vigneron. Incuriosito, avevo contattato il produttore per una visita già un paio di anni fa, ma tra impegni miei e suoi non ero mai riuscito a concretizzare. Nel frattempo, lo scorso anno, l’amico Gennaro Iorio mi annuncia che questo vigneron farà parte della squadra di Pietro Pellegrini e me ne decanta le qualità. Avendolo, come detto, già assaggiato, concordo con lui e gli anticipo anche che sarà senza dubbio nella prossima edizione (2020-21) della guida Grandi Champagne. Ciò nonostante, Gennaro insiste e molto gentilmente mi dice che deve assolutamente farmi assaggiare qualcosa nel frattempo. Ecco, allora, una breve presentazione e la degustazione di quello che a mio avviso s’è confermato lo champagne-bandiera del produttore.
Con Guiborat siamo fisicamente a Cramant, il villaggio Grand Cru della Côte des Blancs che contende alla vicina Avize la palma del ‘migliore’. Parliamo dunque di Chardonnay, nello specifico di 8 ettari, in gran parte a Cramant, ma anche a Chouilly, Oiry e a Mardeuil, quest’ultimo villaggio nella Vallée de la Marne. Soltanto tre di questi ettari sono destinati alla produzione in proprio e le uve degli altri vendute ai grandi négociant (soprattutto Laurent-Perrier). Guiborat è Richard Fouquet (quinta generazione della famiglia), affiancato da sua moglie Karine, ma Guiborat significa soprattutto un vigneron tanto illuminato quanto legato all’espressività del suo territorio, pertanto può apparire bizzarra la classificazione come NM in etichetta. Non gridate allo scandalo, calma, oramai dovreste saperlo: diversi vigneron sono passati negli ultimi anni da RM a NM, alcuni per avere maggiore libertà d’azione, la maggior parte per questioni burocratiche, ed è questo il caso di Richard Fouquet. Il cui rigore, d’altro canto, è evidente già da quanto scritto in etichetta: “mes vins sont empreints d’un travail réalisé dans le respect des terroirs de craie de la Côte des Blancs. La main de l’homme s’y fait discrète, portant haut la pureté d’expression des grands crus de Chardonnay”. Approfondiremo Richard Fouquet e Guiborat tanto nella prossima edizione della guida, quanto su questo stesso sito, nel frattempo vorrei raccontare lo champagne che, nella sua gamma di quattro blanc de blancs, mi ha sempre colpito senza incertezze, il Prisme. È prodotto con le uve di quattro parcelle, tutte nella Côte des Blancs: ‘Les Bergeries’ a Cramant, piantata nel 1984, ‘Le Mont Aigu’ (piantata tra il 1970 e il 1979) e ‘Les Caurés’ (piantata tra il 1946 e il 1998) a Chouilly e, infine, ‘Les Briquettes’ piantata nel 1969 a Oiry. Si tratta, dunque, di ‘vieilles vignes’, ma non tutte entrano sempre nell’assemblaggio, dipende dall’annata (ad esempio, nel Prisme.13 ci sono solo le prime tre) e la vinificazione avviene prevalentemente in acciaio, più una piccola parte in demi-muid da 400 litri (solo il 6% del totale nel Prisme.13), con un affinamento sulle fecce per 7 mesi; la malolattica non viene tendenzialmente svolta. Sebbene sia prodotto con vini di una sola annata (come intuibile in etichetta) e nonostante maturi ben più di tre anni sui lieviti (44 mesi il Prisme.13), lo champagne è un non millesimato. Ed è un extra-brut, essendo dosato a 4,5 g/l. A proposito, gli champagne Guiborat riposano inderogabilmente almeno sei mesi dopo il dégorgement.
Prisme.13
100% Chardonnay
dég. dic. 2017 – Naso avvolgente e molto Cramant grazie a quella sensazione di morbidezza, di cremosità fatta prima di tutto di un frutto (bianco) nitido, quindi da una spruzzata di agrumi, una sorridente florealità, pure una grassezza da nocciola e, infine, da una splendida mineralità. Sa coniugare alla perfezione materia e freschezza, concretezza ed eleganza, complessità ed espressività. Anche il palato è morbido, complice la bollicina carezzevole, fruttato e agrumato in un contesto delicato, però questa delicatezza significa anche generosità e tensione, con la gustativa in una progressione entusiasmante che ripropone la mineralità in chiusura su un versante iodato. Ma, oltre tutti questi aspetti, l’asso nella manica di questo champagne è la beva: travolgente e appagante. Anzi, mai appagante, visto che non riesci proprio a smettere…
Voto: 92/100
Gli champagne Guiborat sono distribuiti in esclusiva da:
Pellegrini – tel. 035/781010 – www.pellegrinispa.net
Illustre Alberto salve, mi è capitato giusto il mese scorso di conoscere questo produttore e sono riuscito a bere sia il Prisme 13 sia il millesimè 2010. Che dire, una scoperta….sicuramente particolari, eleganti, complessi ma anche, mi passi il termine, relativamente “facili” nella beva (soprattutto il Prisme). Ps: mi è anche capitato di bere un Zoemie De Sousa brut merveille e non ho potuto non pensarla per il suo grande apprezzamento di questo produttore. Certo ho conosciuto la cuvee piu’ facile, ma la classe e l’eleganza gia’ si colgono tutte. A presto
Cosa aggiungere? Solo santé!
PS: Prisme bevibili straordinario, Millesimato, a mio avviso, meno. De Sousa: è solo il primo gradino. Quindi, anche in questo caso, buon divertimento!
Buongiorno Alberto, volevo sapere se conosci il Millésime 1996 di Guiborat. Mi è stato proposto da un caviste ma ho esitato non conoscendo il produttore. Grazie mille!
Vista la capacità del produttore, beh, non esisterei. Per carità, non tutte le annate gli riescono alla perfezione, ma con il 1996 non avrei dubbi…
Mi faccia sapere!
Grazie mille!
Uno delle scoperte più belle di Modena champagne experience 2019( dopo la ragazza al banco di Legraas & Haas, che occupa la prima piazza ).
Tethys16, Prisme 14 e millesimo 2011… quest’ultimo stratosferico considerata l’annata sfortunata, prisme bisognoso di cantina e non tanto espressivo. Vini verticali , forse non lunghissimi, ma dotati di sapidità coinvolgente.
Fantastico essere serviti direttamente da Richard, gran persona… paziente e appassionata, si sente dal suo racconto e dai suo vini, non banali.
Per mio gusto in quella giornata, 3 vini superiori ai 3 di Agrapart che aveva il banchetto di fianco… vero, non paragonabili ma… direi che si presenta bene. Controetichetta dettagliatissima. Mi sembra un produttore molto serio e nn solo per l’etichetta.
Eppoi vabbé, grazie a Fabrice Pouillon, sempre più idolo indiscusso che mi ha spiegato con pazienza i luoghi da cui provengono le cuvée che aveva in assaggio… rosè dalla bevibilità assassina, non che terres froides(non pubbliciziamolo troppo che poi gli viene voglia di aumentarlo di 15€) e reserve mancassero di questa caratteristica, ma ho apprezzato tantissimo la pulizia e freschezza di bocca di quel rosè. Valnons e Blanchien su altri livelli di complessita, montrachet-puligny-style con le bolle (peccato doverli assaggiare così di sfuggita).
Vogliamo parlare del Franc de pied 2012? Tra l’altro Nicolas parlava un italiano migliore del mio… per me comunque uno dei top 5 pinot nero(vv les crayers, veuzelle terme, maillerettes, chemin du bois, franc de pied).
Infine,…. Marguet con les crayers 2014…. che cosa ha fatto? Riuscite a riportarmi sulla terra? 🙂
Mi fa piacere questo commento appassionato!
E mi fa piacere che quesi tutti questi champagne citati saranno protagonisti della prossima edizione di Grandi Champagne! Con qualche novità proprio dal buon fabrice Pouillon e da Pascal Agrapart…