Gallois-Bouché e la nuova generazione (quella buona…) che avanza
Arriva finalmente in Italia lo champagne del giovane Guillaume Gallois. Il numero di bottiglie è estremamente limitato per ora, ma accontentiamoci perché era da un bel po’ che non si vedeva un ‘piccolo’ di tale valore affacciarsi alla ribalta. Questo champagne l’ho visto crescere, ho fatto di tutto per presentalo in anteprima su Grandi Champagne 2018-19 e poi ho continuato ad assaggiarlo, rimanendo ogni volta stupito da quanto migliorasse ogni volta. Così, quando Vania, di fronte a una bottiglia del ‘definitivo’, mi ha chiesto “che dici, ne scrivo?”, ho risposto di sì con entusiasmo. Quindi, vi lascio al suo racconto, non prima di aver fatto i miei personali complimenti a Guillaume!
Alberto Lupetti
Una famiglia unita, forte della condivisione dei valori che lega a doppio filo i suoi componenti. Varcare la soglia di casa Gallois e percepire questa atmosfera è un tutt’uno, sensazioni talmente autentiche da essere rimaste indelebilmente impresse nella mia mente ancora oggi. Ho visitato per la prima volta i Gallois un paio di anni fa e ricordo come l’entusiasmo del figlio Guillaume, conosciuto qualche tempo prima durante una degustazione a casa di Fabrice Gass e poi nel corso di una visita alle cantine della Bollinger, mi convinse immediatamente. Questo giovane champenois, winemaker vigneron, entrato nel 2012 nella famosa maison di Aÿ come stagista-enologo, si rivelò talmente abile da essere assunto senza indugi l’anno successivo, subito dopo il diploma. Oggi Guillame fa parte del Collége des Œnologues ed è responsabile della linea del dégorgement degli champagne tirati bouchon-liège, nonché della verifica e ritappatura delle vecchie bottiglie de La Réserve. La sua è un’antica famiglia originaria di Vertus (ramo Bouché, la mamma), dove tuttora risiede e dove si trovano i loro 3,5 ettari di proprietà, tutti caratterizzati da un’uva capace di una maturità singolare, a dir poco straordinaria, tanto da non aver mai bisogno della chaptalisation. È curioso constatare come le donne qui ricoprano, da sempre, un ruolo determinante. Attivissime sin dall’inizio nella coltivazione delle vigne insieme agli uomini, in passato erano loro ad occuparsi personalmente degli innesti e delle potature, tanto da possedere un diploma specifico. Ruolo tutt’ora rispettatissimo: lo si coglie nel modo in cui Guillaume cerca ogni volta lo sguardo di approvazione della madre durante gli assaggi o i diversi confronti.
Fu invece il bisnonno di Guillaume che, in tempi non sospetti, iniziò a produrre vino. La famiglia decise in seguito di conferire le proprie uve a una cooperativa, Les Viteculteurs d’Avize, diventando così di fatto récoltant-coopérateur, ricevendo quindi un numero proporzionale di bottiglie da affinare a propria cura e poi rivendere con il proprio marchio. Così è stato fino al 2013, quando Guillaume ha convinto i genitori a cambiare strada e diventare récoltant-manipulant. Ovviamente, la necessità di rispettare i contratti di fornitura uva con la cooperativa ha permesso a Guillaume di vinificare solo una piccola parte delle proprie uve, ma via via negli anni le cose cambieranno e la produzione è destinata ad aumentare.
In champagne ci sono oltre 4.500 produttori ma, ormai siamo tutti d’accordo, quelli degni di nota non superano i 150. Difficile credere che ci sia ancora qualcuno in grado di stupire, in una terra in cui la totalità dei suoli è già stata esplorata, i vitigni li conosciamo ormai tutti e dove qualsiasi tecnica di coltivazione e vinificazione è stata sperimentata. La Champagne, tuttavia, ancora una volta continua a sorprenderci, forte stavolta di nuovi talenti, giovani, appassionati e operosi, capaci di infondere nuove sfide, iniezioni di entusiasmo e vini di grande personalità, carattere e energia.
Ho riassaggiato il Fût de Chêne 2013 solo pochi giorni fa, in occasione del suo debutto in Italia. Nell’ultima mia visita ai Gallois il loro vino era senza dosaggio, ricordo che il sorso mi stupì per ricchezza di frutto, carattere, sapore e risolutezza, ma era piuttosto evidente come l’assenza della liqueur, lo rendesse ancora non completamente definito. Mancava quel ‘lampo’. Ora che è stato opportunatamente dosato, lo champagne ha acquisito tridimensionalità, volume, le sensazioni si sono amplificate, per farsi più intense. Per non parlare del finale, pulsante e interminabile. Credo che l’annosa questione del dosaggio viva di un grande fraintendimento critico. Non necessariamente, l’aggiunta di zucchero è fondamentale per aumentare di dolcezza e volume il vino. Al contrario, non necessariamente l’assenza di dosaggio è sinonimo di vino autentico, nitido e puro come vorremmo. Ci sono vini non dosati che, paradossalmente, manifestano sensazioni dolci e una certa incapacità nel rivelarsi, come fossero frenati. Poi vi sono vini che, adeguatamente dosati, guadagnano in lunghezza, espressività, finanche eleganza, meno dolci dei non dosati. La liqueur, è semplicemente un prezioso strumento in grado di mettere a fuoco il vino, una lente d’ingrandimento capace di far emergere lo spessore, amplificare le sfumature, rendere nitidi i contorni e i chiaroscuri. Una via difficile da percorrere giocata a volte sulla differenza fra mezzo grammo e un grammo, che ha come punto di arrivo l’anima del terroir, la stoffa del vitigno e la sua individualità.
Questo Fût de Chêne 2013 è dosato a 2 g/l ma, ancor prima, nasce da uve di Vertus vinificate in piece Borgognone usate, la malolattica è svolta parzialmente e, a seguire, il tiraggio è bouchon-liège. Per questa fase, così come per il bouchon d’expédition, Guillaume usa il tappo tecnico: una scelta coraggiosa, una piccola rivoluzione.
Fût de Chêne 2013
34% Pinot Noir, 66% Chardonnay
dég. gen. 2018 – Dalla veste dorata brillante e dal perlage fine, conquista immediatamente per classe, vivacità. Il naso è ricco, nitido ed esplosivo nelle sue note minerali, che sfiorano la craie, la conchiglia e la salsedine. Accanto, sentori di zenzero candito, fiori gialli, erbe aromatiche, timo e lemongrass, poi gelatina di agrumi, crema chantilly e, di nuovo, una spinta iodata, che lo rinfresca. È profondo, fitto, molto elegante. Il sorso, giallo come l’olfatto, esprime corpo con finezza. È minerale, saporito e incisivo nell’allungo, fusione di materia e scioltezza. Il succo d’agrume al centro bocca torna nuovamente in evidenza, mentre l’ottimale spalla acida sostiene la suadenza della trama, introducendo, con dinamismo, un finale lunghissimo, pulsante e salino. Entusiasmante.
Voto: 94/100
Gli champagne Gallois-Bouché sono distribuiti da:
Massucco Import -Tel. 0124/518555 – www.massuccoimport.it