Champagne Mailly e la linea ‘Le Terroir Chic’
Mailly-Champagne (per distinguerlo dall’altro villaggio nella Charolles…) è un piccolo paesino di 800 abitanti incastonato nel cuore del parco naturale della Montagne de Reims ed è, dei 17, il Grand Cru più a Nord, a soli 15 km dalla città dove, per secoli, vennero incoronati i Re di Francia. Ma Mailly Grand Cru è, eccezionalmente, anche il nome di una cooperativa produttrice di Champagne (CM – Coopérative de Manipulation). Probabilmente, una delle migliori. Sotto questa definizione generica, a dispetto di quel che si possa pensare (i pregiudizi sono duri a morire), spesso si celano realtà sane, ben strutturate, capaci di dare ai vini quel tocco di artigianalità che tanto ricerchiamo oggi. Realtà che nulla hanno da invidiare alle aziende vitivinicole più conosciute: l’Alto Adige in Italia ne è un esempio virtuoso.
La cooperativa Mailly Grand Cru nasce dopo la crisi causata dal crollo di Wall Street, nel 1929. Un periodo di grande difficoltà economica che influenzò, interrompendolo bruscamente, l’acquisto dell’uva dei piccoli vigneron da parte delle grandi maison con la conseguenza che l’unica soluzione, per tante famiglie, rimase quella di unirsi, consorziarsi per poi vinificare e, conseguentemente, vendere le proprie bottiglie. Come sappiamo, in Champagne, da disciplinare, non si può nominare una maison con lo stesso nome del comune o di una delimitazione geografica, tuttavia, qui venne concessa un’eccezione perché questa realtà era già attiva dal 1929, ovvero 7 anni prima della nascita dell’AOC, datata 1936. Per lo stesso motivo, i soci non hanno mai potuto depositarne il marchio, ma hanno avuto la possibilità di utilizzarlo alla condizione unica di impiegare uve provenienti solo ed esclusivamente da vigneti del villaggio di Mailly. Insomma, una cooperativa veramente particolare.
Oggi sono 25 le famiglie appartenenti a questa cooperativa, la terza-quarta generazione di quei 77 vigneronche, nel 1929, si trovarono a dover difendere il valore dei propri vigneti Grand Cru. Ancora oggi, racconta Xavier Millard, Direttore Commerciale della cooperativa, vi è un forte legame tra di loro, uno spirito di condivisione del progetto, un senso di comunità. Sentono questa cantina come se fosse materialmente loro, realizzata dai loro avi in tanti anni di fatica e sacrificio, alternando il lavoro di costruzione della cantina a quello in vigna. Collocata alle porte del villaggio, proprio la sede-cantina è suddivisa in sette piani sotterranei di cui fanno parte anche un chilometro di caves scavate a mano nella craie, a una profondità di 19 metri. Gli ettari di vigneti sono invece 73, tutti classificati 100% Grand Cru e divisi in 480 parcelle piantate per il 75% a Pinot Noir e la restante parte a Chardonnay (il villaggio è classificato per entrambe le varietà), attualmente in conversione HVE (nel 2017 sono arrivati al 54% della superficie vitata). L’HVE, sigla di ‘Haute Valeur Environnementale’ è una certificazione che premia la viticultura rispettosa del territorio e che, superando i limiti delle coltivazioni biologiche, vuol limitare anche l’uso di metalli pesanti quali rame e zolfo, considerato che possono aver un impatto molto negativo sulle falde acquifere.
In cantina, negli ultimi anni Mailly ha investito molto nelle vinificazioni parcellari, ottenendo così una sessantina di cuvée differenti e offrendo la possibilità allo chef de cave di una grande varietà di assemblaggi. A differenza degli altri champenoise, che comprano le barrique in Borgogna, Mailly le acquista di secondo passaggio da Château Margaux, quelle utilizzate per il Pavillon Blanc. Un locale intero della cantina è adibito alla conservazione dei vins de réserve, anche di oltre 10 anni, tenuti in tini come in piccole botti. La vinificazione avviene in acciaio a bassa temperatura, ove possibile con lieviti autoctoni, e in piccola parte in barrique; la malolattica è sempre svolta. Sébastian Moncuit, chef de cave dal 2013, insieme al suo team non solo vinifica le uve della cooperativa, ma assiste e fa consulenza a ogni singolo vigneron aderente al fine di migliorare la loro viticoltura e avvicinarla sempre più alla sostenibilità. La gamma è ovviamente composta da soli champagne 100% Grand Cru, legati a doppio filo al Pinot Noir, ma con qualche eccezione. Un’offerta incredibilmente ampia, che propone una quindicina di etichette alle quali si vanno aggiungere le tre nuove cuvéepresentate pochi giorni fa a Milano dall’importatore esclusivo per l’Italia Sarzi Amadè.
Xavier Millard, prima di passare alla degustazione nella splendida sala preparata per l’occasione, con entusiasmo e la classica umiltà che – inaspettatamente? – spesso contraddistingue questi uomini, mi spiega che in Champagne, come sappiamo, ci sono due approcci: quello del piccolo recoultant, dove la piccola parcella, il lieu-dit, è spesso messo in evidenza, e quello della Grande Maison, dove regna l’arte dell’assemblaggio. Mailly Grand Cru, invece, ha un approccio intermedio: sfrutta sia l’assemblaggio, sia la possibilità (e la capacità) di utilizzare i migliori lieux-dits a disposizione. Pragmatismo, quindi, ricerca di uno stile, di un’identità, ma anche costanza nel tempo ed etichette chiare, esplicative. L’obiettivo della Mailly Grand Cru, infatti, è quello di ottenere un Pinot Nero gastronomico, ma allo stesso tempo, fresco, di estrema bevibilità: elementi imprescindibili quando si tratta di Champagne. Obiettivo perfettamente centrato, come si evince dalle mie note di degustazione.
Degustazione imperniata soprattutto sugli champagne della ‘Composition Parcellaire’ la nuova linea composta da tre cuvée ottenute dalle parcelle più vocate fra i migliori 35 lieux-dits della cooperativa, esposti su tutti e quattro i punti cardinali, ma con la maggioranza di questi orientati a Nord, in modo da garantire ai vini finezza, equilibrio e una sottile mineralità.
Blanc de Pinot Noir
100% Pinot Noir
(da vigneti HVE, parcelle Les Côtes, Les Poules, Sous la ville Regards, Les Baraquines; sola cuvée no taille, base vendemmia 2014 più 26% vins de réserve, 15% fermentazione in legno; dégorgement dic. 2017, dosage 8 g/l)
Dopo aver assaggiato questo champagne in anteprima in Grandi Champagne 2018-19, lo ritroviamo con la sua seconda uscita, che propone un naso ampio e stimolante nel disegno, segnato da un agrume scuro, una sontuosa mineralità di pietra focaia e da un’impeccabile maturità evolutiva che, a tratti, propone note di mela cotogna, pesca nettarina, frutta secca ancora verde e leggere note affumicate. L’ingresso al palato è avvolgente, delicato, ma anche reattivo, dritto, puro. La bollicina è finissima, il centro bocca è segnato da un agrume succosissimo e da un sale che trasporta, allunga. Di buona purezza territoriale, è un sorso di evidente identità champenoise,ma che ben sa interpretare tanto il Pinot Noir del Nord della Montagne, quanto un’annata difficile che potrebbe regalare belle soddisfazioni.
Voto: 89/100
Rosé de Mailly
Pinot Noir de saignée 92,7%, Chardonnay 7,3%
(parcelle Sous la ville Monument, Les Chalois; vendemmia 2013; dégorgement 28 set. 2017, dosage 8,6 g/l)
Un rosé praticamente ‘de saignée’ dallo stile definito e pulito, con i profumi che uniscono l’arancia al lampone, gli agrumi kumquat al ribes, la violetta al tabacco. La bocca è fresca, levigata e succosa, chiaroscurale nei toni ma anche luminosa, dinamica, dall’impeccabile distribuzione e progressione al palato. La bollicina è elaborata con rigore, la spinta acida vigorosa, il sorso si allunga con continuità. Chiude nel finale con una nota di pompelmo rosa, rinfrescante, e con note salino-marine in persistenza. Molto buono.
Voto: 90/100
Extra Brut Millésime 2011
Pinot Noir 75,1%, Chardonnay 24,9%
(parcelle Les Côtes, Le Bas des Chalois, Sous la ville Regards, Les Coutures; sola cuvée no taille, 7,7% fermentazione in legno; dégorgement 28 ago. 2017, dosage 2,6 g/l)
Approccio al naso intenso e definito in cui prevalgono l’incisiva purezza agrumata, il sottobosco, il fieno, la nocciola tostata e che, con l’evoluzione nel calice, svela il ricamo più minerale della sua terra: idrocarburi e iodio. Il palato è ampio e scattante, fresco, nitido, tridimensionale nella disposizione, con un centro bocca saporito e agrumato, ma soprattutto, l’allungo è affusolato (giusta la scelta del dosaggio) e succoso fino alla chiusura, che si rivela lunghissima e salina. Un sorso preciso e appagante.
Voto: 91/100
Dopo questa nuova linea di champagne, la degustazione è proseguita con la gamma Magnum Collection sottotitolo ‘Dégorgement Tardif’, lanciata nel 2014. Si tratta del classico millesimato di Mailly che, però, ha maturato almeno 10 anni sui lieviti ed è, appunto, proposto solo in magnum. Queste le annate e le quantità disponibili: 1996 (1.259 esemplari), 1997 (1.848 esemplari), 1998 (1.808 esemplari) e 1999 (soli 501 esemplari, qui proposto). Nel corso dell’evento milanese sono state degustate le ultime tre e, dopo la 1998 anch’essa già presentata in Grandi Champagne 2018-19, qui racconto la 1999. Un’annata calda, caldissima che, però, oggi sta rivelando tutto il suo valore. Infatti…
Magnum Collection 1999
75% Pinot Noir, 25% Chardonnay
(vendemmia: 21 set. 1999; dég. 12 mag. 2014; dosage 2,3 g/l)
Cuvée folgorante, figlia di un millesimo che sta regalando grandi emozioni a chi ha saputo ben interpretarlo. Olfatto immediatamente intenso e profondo, generoso, progressivo e dalla sontuosa, precisa mineralità: craie, iodio, e roccia di mare, ma anche fiori, agrumi, pasticceria. L’impeccabile maturità evolutiva, grazie all’attesa nel calice, sprigiona, infine, sensazioni di tabacco biondo, cera e intriganti note di distillato. Ben modellato in bocca e dalla presenza gustativa calda e slanciata, è salino nella distribuzione al palato e mescola con maestria densità e maturità, restituendo un sorso levigato, dalle sensazioni ancora pietrose, ben sostenuto da un’acidità insistente e sferzante. Carbonica magistrale e una chiusura lunghissima e gratificante che propone ritorni agrumati, salini e rinfrescanti.
Voto: 93/100
Gli champagne Mailly Grand Cru sono distribuiti in esclusiva da:
Sarzi Amadè– tel. 02/26113396 – www.sarziamade.it
Si beve bene spendendo poco… assaggiato il blanc de pinot noir, che riberrei sempre volentieri e a quella cifra spicca e spacca.
Non vorrei direi stupidaggini, ma il suddetto mi sembra una buon esempio di come sia in generale uno champagne di pinot nero lontano da ogni pesantezza nel gusto, insomma pericolosamente bevibile.
Per quel che riguarda il rosé di Mailly, ho “l’idea” non supportata dai fatti che sia lo champagne più identificativo del paese, per via della quantità di vigne di pinot nero presenti e perchè forse in origine e in generale era più facile fare un saignée che un bianco… è più o meno così o è un mio viaggio mentale, aldilà di come ho tremendamente semplificato il contesto?
É chiaro poi che tutti i 15 prodotti della gamma sulla guida non ci possono stare, però che ne pensa dell’ Intemporelle 2010 versione bianca (credo sia l’annata corrente)?
L’ho trovato ottimo, che si fa bere volentieri e di buona struttura.
E del O’ de Mailly 2008, mi può dire se l’ha assaggiato e che cosa mi potrei aspettare?
Grazie per l’articolo, come gli altri, entusiasmante!
Buonasera Alberto,
Mailly produce anche nelle migliori annate un millesimé chiamato “Les Echansons”.
Ha mai avuto modo di assaggiarlo?
Grazie
Abbiamo appena terminato la degustazione della gamma Mailly per la prossima edizione della guida. La cooperativa lavora bene, anzi molto bene, ma a nostro avviso dal classico brut fino al millesimato tradizionale, l’extra-brut, ora proposto anche come ‘Nature’. Oltre, quindi le grandi cuvée millesimati, non riescono proprio a convincerci. Ed è così da diverse edizioni. Problema nostro?
Invece lei come l’ha trovata?